12.       Per me è stato adottato
Mirta
Dopo anni di singletudine forzata, quella sera Mirta sarebbe uscita con un ragazzo, e non uno qualunque, ma il fratello del suo capo: Julian Tonetti.
Finì di mettere il rossetto color corallo, infilò le scarpe col tacco e poi scese in salotto dove sua nonna, come sempre, stava guardando una puntata della sua soap opera del cuore, comodamente seduta sulla sua poltrona preferita.
«Nonna?»
La donna si voltò verso di lei e le sorrise. «Perché non hai messo un vestito? Non che tu non stia bene, eh, solo che io avrei osato con un bel vestitino, magari quello azzurro con…»
Mirta scosse la testa. «Ho messo i jeans perché andiamo al cinema…»
«Cinema?»
«Sì, perché l’hai detto con quella voce?»
«Perché ai miei tempi si preferivano le cene e i posti romantici…»
«Nonna, io e Julian siamo solo amici! Ci siamo conosciuti oggi!» esclamò lei tranquillamente, sedendosi sul bordo della poltrona. «E, come ben sai, io ho smesso di uscire coi ragazzi…»
«Non devi privarti di qualcosa che potrebbe essere bello solo perché quel cretino di Edoardo ti ha spezzato il cuore!» esplose sua nonna, spegnendo la televisione. «Meriti di essere felice, topolina!»
«Lo sono, nonna!» mormorò lei, accarezzandole una guancia «Ho un buon lavoro, ho i miei amici e soprattutto ho te!»
«Sarà, ma hai gli occhi tristi! E non dire che non è vero, perché una nonna queste cose le vede!»
Mirta stava per rispondere, ma fortunatamente il campanello suonò proprio in quel momento.
«Scusami, devo andare! Continuiamo dopo, okay?»
«Ti aspetterò proprio qui…» 
Mirta annuì e poi la osservò riaccendere la tv per riprendere la visione del suo programma preferito. «Okay».
La prima cosa che vide, aprendo la porta, fu un enorme mazzo di gerbere multicolore.
«Ciao».
I fiori scesero mostrando il bellissimo viso di Julian, che ora era reso ancora più affascinante da un sorriso smagliante. «Ciao a te, Mirta: sei pronta?»
La ragazza annuì. «Certo!» prese i fiori che lui le stava porgendo e li posò sulla credenza posta vicino all’entrata, prima di chiudere l’ingresso e chiedere: «Come sei arrivato fin qui?»
Julian le prese la mano e poi rispose con voce pacata: «A piedi. Philippe abita poco lontano da qui, ho impostato l’indirizzo che mi hai mandato via messaggio ed eccomi qua!»
«Bene, spero tu non sia stanco, perché andremo a piedi anche al cinema…»
Il ragazzo inclinò la testa sorridendo. «Sono di Parigi, tesoro, il che vuol dire che sono abituato a spostarmi senza macchina…»
Mirta ridacchiò. «Ah bene, meglio così, perché dovremo camminare un pochino!»
«Per me va bene, così potrò conoscere meglio la ragazza che sta facendo impazzire mio fratello Philippe…»
«Ah, non c’è niente da sapere, giuro!» rispose tirandolo in una stradina secondaria che, sapeva, li avrebbe condotti più velocemente al FirenzeMax, il cinema in mezzo al centro storico della città.
«No? Eppure, non l’avevo mai visto perdere le staffe così con qualcuno!»
«Che devo dirti? Ho tutte le fortune!»
Julian le diede una piccola spintarella giocosa. «Oh sì, lui non si scompone mai e tu, mia cara, lo mandi in ebollizione!»
«Io direi piuttosto che lo faccio incazzare di brutto ma, a sua discolpa, posso essere davvero fastidiosa. Sono la persona più sbadata del pianeta e purtroppo in questi due giorni che ho lavorato per lui ho fatto molti danni e…»
Julian la fermò e guardandola con gli occhi spalancati le disse: «Due giorni?»
Mirta annuì. «Sì, lavoro lì da due giorni e…»
«Oddio, siete solo all’inizio! E io che pensavo fosse una cosa di mesi!»
«Continuo a non capirti…»
Julian scosse la testa, poi rimase in silenzio, almeno fino a quando, dopo qualche minuto, non giunsero al cinema.
«Mirta se con due giorni per poco non vi saltate addosso, in un mese cosa accadrà?»
«Io odio quello stronzo di Philippe: ergo, non succederà nulla!»
«Cara mia, ti sbagli: quelli erano preliminari. Prevedo scintille!» dichiarò a voce alta senza preoccuparsi di chi, come loro, era in fila davanti alle casse.
«Guarda, ti stai sbagliando! Non era niente del genere!»
Julian alzò le mani in segno di resa. «Ah, okay, se lo dici tu! Comunque, cosa vediamo?»
Mirta guardò il cartellone per un istante, poi notò che era presente, fra i moltissimi titoli, anche “18 regali” di cui ricordava il trailer per le molte volte in cui era passato alla televisione. «Quello! Dovrebbe essere bello…»
Julian annuì. «Va bene!»
«Come? Non vuoi vedere un film di guerra o magari una commedia? Quello è un sentimentale…»
«Mi piacciono!» le rispose sorridendo e poi si rivolse alla donna dietro al vetro che, notando quanto fosse bello, gli sorrise lasciva. «Due per “18 regali”».
«Bene. Fila centrale, posti M10 e M11!»
«Grazie mille…» affermò Julian dopo aver pagato i biglietti. «Au revoir!»
Mirta si lasciò trascinare all’interno del cinema dove si misero in fila per acquistare le bevande e i popcorn al punto di ristoro.
«Comunque, mio fratello non è cattivo come sembra…» asserì d’un tratto Julian, sorprendendola. «Lui è solo leggermente fissato con regole e precisione, come ogni cuoco!»
«Leggermente?» sbottò lei, inclinando la testa scettica. «Quell’uomo è impossibile! Urla, comanda tutti e…»
«Mio fratello ha un problema con il controllo e a volte esagera ma, credimi, lo sa anche lui!» poi s’interruppe per chiedere al tipo dietro la cassa un contenitore maxi di popcorn e due bicchieri di Coca-Cola.
«Ciò però non lo esime dal comportarsi in modo civile!»
Julian abbassò lo sguardo e mormorò così a bassa voce che Mirta pensò di esserselo immaginato. «Se solo sapessi…»
Il ragazzo dietro al bancone passò a Julian i popcorn, che lui a sua volta mise fra le mani di Mirta, così da portare solo i due bicchieri con le bibite.
Camminarono verso il corridoio per l’accesso alle sale e notando la luce verde accanto alla loro, Mirta gli fece segno di seguirla. «Vieni, la nostra è da quella parte…»
Julian sorrise. «Sono molto felice, comunque, di essere qui con te, sai?»
«Lo stesso per me…» esclamò lei, passando oltre la porta che li avrebbe condotti alla sala e iniziando a salire la scalinata lungo il muro, accanto alle poltrone.
Lui la seguiva sorridente, ammaliando ogni donna che incontrasse col suo bel sorriso e con i suoi bellissimi occhi azzurri, così simili a quelli di suo fratello.
«La fila era M, vero?» le chiese Julian e lei si voltò per rispondere, ma fu proprio in quel momento che perse l’equilibrio.
Si ritrovò a cadere all’indietro e, per cercare di afferrare il passamano che correva lungo la parete, lanciò in aria il contenitore coi popcorn che cominciarono a cadere tutt’intorno a loro, proprio come fiocchi di neve.
Mirta si appese al corrimano e chiuse gli occhi, vergognandosi di ciò che era appena accaduto per giunta davanti a tutti gli altri spettatori, ma la risata di Julian, fresca e argentina, la tolse dall’imbarazzo facendo scoppiare a ridere anche lei.
«Non riesco a capire perché mi capitino sempre queste cose…» disse lei, sedendosi al suo posto.
«Quindi ti succede spesso?»
Mirta annuì sorridendo. «Purtroppo sì! Sono la persona più sbadata del mondo, credo…»
«Beh, almeno non ti annoi!» le rispose Julian, proprio mentre in sala si spegnevano le luci.
***
«Non ti farò mai più scegliere un film, sappilo!» disse Julian mentre uscivano dal cinema. «Non avevo mai pianto così tanto…»
Mirta, che stava ancora tirando su col naso, annuì. «Ti prego, scegli tu la prossima volta! Mi sembrava un film divertente, cazzo!»
«Divertente un fico secco, cara! Santo cielo, quella povera ragazza…»
«Gelato?!» esclamò lei, interrompendolo. «Per riprenderci, che ne dici?»
«Dico che ci sto! Doppio cioccolato…»
«La gelateria è qui dietro, seguimi!»
Mirta gli prese la mano e insieme raggiunsero La casa del gelato, dove si accomodarono a uno dei tavoli ad aspettare l’arrivo di uno dei camerieri per ordinare una delle loro coppe speciali.
«C’è una cosa che però non mi spiego…» iniziò a dire lei guardandolo ticchettare con il dito indice sul tavolo a tempo con la canzone che passava alla radio.
«Cosa?»
Mirta inclinò la testa. «Tu sei dolce, simpatico, alla mano e, se non fosse per gli occhi azzurri, tu e Philippe non vi somigliereste per niente! Perciò, mi chiedevo: è stato adottato?»
Julian si rabbuiò e lei capì di aver fatto una figuraccia, perciò scosse la testa e aggiunse: «Oddio, mi dispiace moltissimo!»
«Non è come credi, ma ci sei andata vicina…»
«Sera e benvenuti a La casa del gelato, dove il gusto è di casa! Io sono Marco, cosa vi porto?» esclamò il cameriere sbucando dal nulla come un vero ninja. 
Julian si voltò verso il ragazzo e gli sorrise prima di dire: «Bonsoir, sorbetière [11] , vorremmo tutto il gelato al cioccolato che avete…»
«Non so se posso acconsentire a questa richiesta…» esclamò il cameriere passandosi una mano fra i capelli biondi un po’ troppo lunghi e mostrando loro una serie di sgargianti orecchini su entrambe le orecchie. «Ma posso proporvi la coppa doppia alla gianduia».
Julian annuì. «Credo sarebbe fantastico!»
Il cameriere sorrise prima di sparire dietro il banco, ma soltanto dopo aver lanciato un altro sguardo lascivo al ragazzo che sedeva davanti a lei.
«Dove eravamo rimasti?»
«Alla mia figuraccia sull’adozione» rispose lei, chiudendo per un solo istante gli occhi. «Mi dispiace davvero molto, non so se sia tu o lui, ma io mi…»
«Mirta, ma chere [12] , tranquilla! Non è per niente come credi…»
«Ah no?»
Lui scosse la testa. «Io e Philippe siamo fratelli, solo che non abbiamo la stessa mamma…»
«Ecco perché tu sei biondo e lui moro!»
Julian inclinò la testa sorridendo. «Sì. Io assomiglio a mia madre e lui ha i colori di nostro padre. In pratica, mio fratello è la copia di papà, anche se per il resto ha preso da sua mamma… Almeno dalle foto è così!»
«Foto?»
«Sì, era la prima moglie di mio padre, la amava moltissimo e quando è morta in un incidente stradale, era così distrutto che mio nonno fu costretto a prendere una tata che si occupasse di Phil, che a quel tempo aveva solo tre anni…»
«Oh, mio Dio! E poi? Come ha conosciuto tua madre?»
Julian ridacchiò. «La tata! Mia madre l’ha conquistato piano piano e poi, sei anni dopo, sono nato io! Mia madre non ha mai preso il posto della mamma di Philippe, ma lui la considera tale… Ricorda ben poco di lei, anche se i miei hanno lasciato in giro le sue foto e papà la menziona spesso, perché Philippe gliela ricorda!»
«Tua mamma deve essere una bella persona…»
«La migliore!»
E proprio in quel momento arrivò il cameriere che, ignorandola, posò davanti a Julian la coppa piena di gelato. «Spero ti piacerà…»
«Merci beaucoup! [13] »
Il ragazzo gli sorrise e Mirta, quando li lasciò di nuovo da soli, esclamò: «Mi vedi ancora?»
Julian ridacchiò, prendendo un cucchiaio di gelato e portandoselo alla bocca. «Sì, perché?»
«Quel ragazzino ci sta provando con te e mi ignora…» esclamò lei divertita, prendendo anche lei un po’ di gianduia.
«Peccato che non sia il mio tipo, a quanto pare mi piacciono i Sous Chef con la K nel nome…»
E quello fu il momento in cui, se fossero stati in un film, a Mirta sarebbe caduta la mascella. «Eh?»
Julian annuì. «Sono qui in Italia per dire anche a mio fratello che preferisco gli uomini alle donne. In sintesi, dopo averlo detto ai miei, vorrei fare outing anche con lui…» affermò tranquillamente, prendendo una quantità di gelato enorme e portandosela alla bocca.
«E io che pensavo di piacerti!»
«Oh, Mirta, tu mi piaci, ma purtroppo non hai un pene…»
Lei ridacchiò. «Questo è certo!»
«E penso di aver perso la testa per Mirko, sai? L’unico problema è che, se non lo dico a Philippe, non posso provarci! E ora lui ce l’ha con me…»
«Per colpa mia!»
«Io direi per colpa del suo caratteraccio e della sua boccaccia…»
«Mi sento in colpa ugualmente, perché ho fatto un casino e tu hai preso le mie parti…»
«Credo che ci metterà un po’ per parlarmi di nuovo, sai? È uno che porta rancore e non credo sarà piacevole stare con lui, stanotte!»
E in quel momento Mirta capì ciò che doveva fare, perciò asserì sicura, dopo aver preso l’ultimo cucchiaio di gianduia: «Non lo scoprirai mai, Julian, perché stanotte sarai mio ospite!»
«Davvero?»
«Sì, ho un letto a castello, in camera, e io dormo su quello di sotto!»
«Sul serio?»
«Certo. Mia nonna l’aveva preso per me e mia cugina quando eravamo piccole. Quando sono tornata a vivere da lei, mi ha proposto di cambiarlo con un letto matrimoniale, ma ero molto affezionata a quello, perciò è rimasto al suo posto…»
«E a lei non dispiacerà?»
Mirta scosse la testa. «No, e poi non sarebbe la prima volta che porto qualcuno a casa…»
«Perversa!»
Mirta scosse la testa. «Ma che hai capito? Amici, porto amici a casa, non amanti!»
«Farò finta di crederci».
«Oh, ma sta’ zitto!» ribatté lei, ridacchiando. «Forza, paghiamo e andiamo a casa mia: così ti presenterò mia nonna!»
«Non vedo l’ora…» esclamò lui, scuotendo la testa e lasciando sul tavolo i soldi per il cameriere.
«Nonna Rosa ti adorerà, vedrai!»
«Dici?»
«Sì, ma se vuoi esserne sicuro parlale in francese!»
«D’accord, ma chère! [14] »
Mirta gli sorrise prima di alzarsi e prenderlo per mano, sicura che sua nonna l’avrebbe amato, anche perché aveva un gay radar anche troppo acuto per una donna della sua età.