NOTE

LIBRO TERZO

I

1. sètta: in generale, sta per “organismo collettivo”, ma qui è soprattutto “religione” (e “chiesa”). — ritirarla ecc.: riportarla alle condizioni originarie (v. più avanti).

2. hanno ecc.: sono destinate a perire; ma, di norma, soltanto quelle che non disordinano la propria struttura e la mantengono invece inalterata (o la alterano solo a vantaggio della propria salute), soltanto quelle percorrono per intero il tratto di strada loro assegnato dall’ordine naturale delle cose. E andranno rilevati almeno i punti essenziali: tutte le cose (i «corpi») che appartengono al mondo sono mortali (cfr. capitolo Di fortuna, v. 121; per un certo verso è locus communis, ma l’intensità e la forza con cui questo motivo è posto a fondamento del discorso hanno qualcosa di lucreziano [de rer. 2,1173-74; 5, 92-96; 306-315; ecc.]); non tutte riescono a vivere l’intero tratto di esistenza che è stato loro riservato dalla natura: accade infatti che esse si corrompano, tradendo la loro identità originaria, oppure che non riescano a far fronte con successo ai mutamenti dell’ambiente. Si vede bene come il quadro sia tipico di una prassi “medica”, rispondente — in una sintesi di conservazione e intervento — all’esigenza di prolungare la “durata” dei corpi, senza però poterli sottrarre alla morte. — Si cita, a riscontro, Dante, Par. 16, 76-80: «udir come le schiatte si disfanno/ non ti parrà nova cosa né forte,/ poscia che le cittadi termine hanno./ Le vostre cose tutte hanno lor morte,/ sì come voi» (e i dantisti vi allegano Tommaso, Summa Th., III, S., 99,1: «perpetuo homo non manet; etiam ipsa civitas deficit»).

3. corpi misti: cfr. I.4.5, I.17.2, II.5. 16 ecc.; nel linguaggio machiavelliano gli individui sono «corpi semplici» e i collettivi «corpi misti» (tali, dunque, gli organismi «storici»: gli stati, le chiese). — dico che ecc.: spiega l’alternativa posta più sopra tra conservazione e intervento, precisando che, nel caso dei corpi misti, l’unico intervento davvero efficace è quello volto al ripristino della condizione originaria (vedi par. 7). — riducano: riportino.

4. E però ecc.: sono «meglio ordinati» (e pertanto vivono più a lungo) gli stati che hanno, nella loro stessa costituzione, la possibilità di «rinnovarsi» spesso; oppure, vive a lungo uno stato — anche inadeguatamente costituito — cui la necessità degli avvenimenti imponga di rinnovarsi. Il discorso distingue tra l’ordine, la costituzione dello stato, e il principio, ossia quel peculiare e felice nesso entro il quale nascono, e reciprocamente si determinano, la costituzione e la vita etico-politica di una comunità. E poiché il tempo, modificando e corrompendo questa “vita” (par. 9) toglie il «principio», tocca all’«ordine» di agire per il ristabilimento dell’originale «riscontro».

7. qualche bontà: il «principio» è il punto in cui la «materia» anteriore si è fatta «corpo», il punto in cui l’«ordine», ossia la “formula originaria” della potenza di uno stato, può essere riconosciuto nel suo funzionamento elementare. Quando lo si pensi come principio di un corso esistenziale che si è concretamente svolto, esso si rivela, in ogni caso, come depositario di «qualche bontà», ossia di un certo impulso vitale — più o meno intenso, ma tale per cui, comunque, se si vuole perseguire la durata dello stato, si debba tentare di ricrearne le condizioni. — riputazione: prestigio. — augumento: forza espansiva.

8. si corrompe: cfr. I.17.13 (n.) e I.37.6 (n.).— la riduca ecc.: riporti la vita dello stato alle condizioni iniziali.

9. quod etc.: che ogni giorno si deposita (nel corpo) qualcosa, onde alla fine si rende necessaria una cura. Aforisma di estrazione galenica: cfr., per es., de sanitate tuenda, 6 (cit. in Tommasini II,39).

10. o per ecc.: o per l’impulso di una forza esterna, o grazie alla prudenza di qualcuno all’interno.

11. Franciosi: Galli, come di consueto.

12. dove ei mostra: in 5,38; i Romani si schierarono a battaglia senza aver compiuto le necessarie cerimonie propiziatorie (per il cui valore cfr. I.11).

13. Fabii: cfr. II.28.

14. presupporre: congetturare, per via analogica. — che non era: di quanto non fosse.

15. questa ecc.: questo colpo dall’esterno. — si ripigliassono: si riportassero alla purezza originaria. — stimare ecc.: il riferimento è a Camillo, che era stato costretto a esulare (cfr. III.23). — e fare più ecc.: e stimare i cittadini valorosi più di quel poco di bene cui paresse doversi rinunciare a causa delle loro opere. Si intenda che le opere degli uomini virtuosi possono far mancare taluni «commodi» all’universale, possono togliere qualcosa all’eguaglianza e alla libertà, e tuttavia sono indispensabili al benessere complessivo dello stato.

16. rinnovarono ecc.: cfr. 5,50-51 (dove Camillo pronuncia la frase che ha colpito M.: «adversae deinde res admonuerunt religionum», ci hanno richiamato ai doveri del culto. — punirono ecc.: cfr. 6,1 (per la precisione il solo Quinto Fabio fu citato in giudizio e si sottrasse al processo, pare con il suicidio). — posposto ecc.: il Senato e il Popolo, messo in secondo piano ogni motivo d’invidia verso Camillo, affidarono a lui tutto il peso del governo (cioè, non gli permisero di deporre la dittatura prima dello spirare dell’anno; Livio, loc. cit.).

17. in qualunque ecc.: in una repubblica o in una «setta». —si riconoschino: si ravvedano.

18. rivegga ecc.: sottoponga a verifica la condizione degli uomini.

19. questo bene: il ritorno al principio. — ordine: istituzione o legge.

20. ambizione: è la forza che produce (e in cui, per altro verso, si estrinseca) la corruzione; è pertanto necessario che gli «ordini» la raffrenino. In particolare, il Tribunato, avendo la funzione di contrastare l’ambizione dei Grandi, svolge un ruolo decisivo per il mantenimento della repubblica.

21. fatti vivi: resi operanti. La legge resta una lettera, senza l’azione costante dell’uomo. — concorra: qui Mazzoni ha concorre, dal ms. — esequirli ecc.: metterli in atto, vincendo la potenza dei trasgressori.

22. esecuzioni: applicazioni della legge (da eseguirli del par. prec.). — Bruto: cfr. III.3. — de’ dieci: i Decemviri (cfr. I.40), che, per il vero, furono esiliati, tranne Appio e Oppio, suicidi in carcere (Livio 3,58). — Melio: cfr. III.28.2-3. — Capitolino: cfr. I.24.13. — Torquato: cfr. II.16.5. — Papirio: cfr. I.31.16. — l’accusa ecc.: cfr. I.29.20.

23. eccessive: fuori dell’ordinario. — il segno: cfr. par. 8. — e farsi ecc.: divenute così rare, le punizioni creavano tumulti e pericoli di reazioni sempre più distruttive.

24. vorrebbe: per “dovrebbe”. — trapassare: trasgredire; s’intenda non riferito a singole e individuali violazioni della legge, ma a una corruzione che coinvolge l’insieme della vita cittadina. — concorrono ecc.: la somma di coloro che calpestano la legge diventa in breve tale che… — sanza pericolo: cfr. I.33.

25. quegli che ecc.: i Medici. — al 1494: in quell’anno, come si è più volte ricordato, Piero de’ Medici fu scacciato della città; i Medici ripresero la signoria nel 1512. — ripigliare ecc.: riprendere in mano il potere supremo e rinnovare tutte le magistrature, per far sentire a tutti, amici e nemici, la forza del vero padrone. Si riferisce al fatto che Cosimo il Vecchio tenne lo stato fiorentino «col fare dare a un numero di cittadini [suoi amici] balìa [=una forma di superpotere] per anni cinque… e quando era a tempo de’ cinque anni che durava la balìa, faceva prorogare quella autorità per altri cinque anni» (Guicciardini St. fior. 1). — in quel tempo: al tempo della prima presa di potere. — battuti: colpiti, ridotti all’impotenza. — secondo ecc.: dal punto di vista del regime mediceo.

26. tentare ecc.: mormorare contro i governanti e tentare una ribellione. — ritirando ecc. Non sfugga lo spostamento di prospettiva, dal piano della grande vicenda sociale e costituzionale — ove si tratta di ricreare periodicamente lo “stato di grazia” delle origini —, a quello della piccola storia patria, dove si fa questione di ravvivare, con puntualità, la paura dei nemici sopraffatti.

27. dalle: il testo tradito ha dalla, continuando poi «… sono di tale riputazione» ecc. Non dico che una concordanza a senso sia strettamente inammissibile: ma, intendendo semplice come un plurale, si conferisce alla frase — a prezzo di un intervento minimo — tutta un’altra fluidità [vedi anche la nota del Carli, ad l.] — buonicattivi: anche qui in un senso che vorrei dire «etico-politico», con riferimento sostanziale al comportamento verso lo stato, ma trapassante in una valutazione più larga (cfr. II Proemio. 25).

28. furono ecc.: oltre ai celeberrimi Orazio Coclite, Muzio Scevola e Attilio Regolo, sono qui ricordati G. Fabrizio Luscino (l’ambasciatore che Pirro non riuscì a corrompere né a intimorire), P. Decio Mure (cfr. II.16.5) e il figlio, omonimo, che pure si fece uccidere in battaglia (cfr. III.45).

29. mai corrotta: rammentando le osservazioni a proposito di I.16. 5 ecc., ci si chiede se la eventualità che Roma non si corrompesse «mai» — e quindi «mai» declinasse — sia qui delineata per esercitazione mentale, o in un quadro realistico. Ci si chiede, meglio, se le «esecuzioni» avrebbero davvero potuto continuare in perpetuo a scandire il tempo della incorruzione romana, oppure se il loro «diradare», non sia stato esso stesso provocato da un più profondo (e inevitabile) decadimento. Questa seconda ipotesi è, mi pare, la più compatibile con l’insieme del discorso machiavelliano. Roma avrebbe potuto non corrompersi «mai» soltanto se su di essa avesse vegliato una virtù politica incorruttibile: ma tale Virtù, appunto, «non si trova» nella storia.

30. Catoni: il Censore (cfr. I.29.24) e l’Uticense (95-46 a.C.; si uccise dopo la vittoria finale di Cesare. La sua figura di eroe repubblicano [cui, per altro, M. dedica solo questa fugace menzione] è immortalata in una Vita plutarchea).— con lo esemplo: Catone disponeva solo delle proprie «semplice virtù»; ma nemmeno Bruto, «con tutte le legioni orientali» (I.17.7), poté sanare la corruzione di Roma.

32-33. Francesco ecc.: si pensa alla doppia lode dantesca, in Par. 11 e 12, pure essa volta in polemica contro la corruzione degli ecclesiastici. Ma vedi poi la sferzata conclusiva. — ridussono: riportarono, ravvivarono. — gli ordini: gli istituti (e si tratta proprio di due “ordini” religiosi).— non la: rif. a “religione” o “chiesa”. — vivendo ecc.: sogg., i Francescani e Domenicani. — del male: della malvagità di prelati e pontefici. La bontà dei Mendicanti si perverte così in un prezioso sostegno ai cattivi pastori: il ritorno al principio è reale, efficace, agisce sui popoli, ma, nel rafforzare la Chiesa, la conferma nel male. — sotto la obedienza loro: nell’obbedienza a prelati e pontefici (eppure, non era questa la predicazione del domenicano Savonarola!). — e non credono. Freddo e feroce; ricorda I.12. 14 e n.

37. Parigi: l’istituto dei parlamenti (organi giudiziari) è ricordato con viva approvazione in Princ. 19, e anche qui la sua funzione risulta accentuata, forse oltre il limite della realtà storica. È vero, per altro, che il Parlamento di Parigi doveva — in linea di principio — controllare che le nuove leggi non contrastassero con la tradizione giuridica del Paese (e cfr. Cadoni, Regno di Francia, pp. 149 sgg.).— da lui: dal parlamento parigino.

38. alcuna: alcuna cosa, con inflessione negativa (del tipo: «chi la fa, l’aspetti»), ossia “alcuna mancanza”.— con disordine ecc.: perché verrebbero represse con mezzi eccezionali, non regolati legalmente, quindi in un clima di incertezza o di anarchia. — risolverebbe: dissolverebbe.

41. particulari: singoli. Il contributo delle azioni individuali alla storia di Roma dovrebbe essere il tema del terzo libro: ma è poco più che un’etichetta. Il terzo libro «non sembra, a rigore, essere unificato da nulla» (Sasso; per il quale il libro ha, tuttavia, almeno un’intonazione tipica, l’ “autobiografia”: cfr. III.3). — ultima ecc.: cfr. I. Proemio A.9. — «The reference to “ultima parte” may be a relic of M. ’s first plan», pensa il Clough (p.90), che non vorrebbe intitolare i Discorsi alla «prima deca» liviana, dal momento che vi trova citata e utilizzata anche la terza deca. Bel modo di ragionare! Intanto, il testo parla chiaro: il terzo libro è l’ultima parte dei discorsi sulla prima deca; e un «resto della istoria» (Dedica) viene promesso appunto a compiere l’originario disegno di commentare «tutto» Livio (I. Proemio).

42. dichiarandole: illustrandole. — operata ecc.: compiuta come uomini privati. — comincerenci: cominceremo (rifl., cfr. II. 30.8). — padre ecc.: «L. Brutus, conditor Romanae libertatis» (Livio 8,34).

II

1. in tempo: a tempo debito, nel momento opportuno.

2. Bruto: Lucio Giunio, naturalmente.

3. ancora che: benché. — Livio: cfr. 1,56. Venuto a conoscenza dei delitti e comportamenti tirannici di Tarquinio il Superbo, si finse sciocco (brutus) per non destarne il sospetto. — esprima: renda nota. — mantenere ecc.: Livio racconta, al contrario, che Bruto lasciò i suoi averi in preda all’avidità del tiranno. — più comodità ecc.: più facile modo di eliminare i re.

4. nello interpretare ecc.: giunti a Delfo, due figli di Tarquinio e con essi Bruto (loro cugino) ricevettero il seguente oracolo: «avrà, di voi, il sommo potere in Roma chi per primo bacerà sua madre». Solo Bruto comprese chi fosse davvero «la madre» comune; finse di scivolare e nascostamente baciò la terra, assicurandosi il futuro trionfo (Livio, loc. cit.). — per quello: da quell’avvenimento. — Lucrezia: bellissima e virtuosa, fu violata da Sesto, figlio di Tarquinio il Superbo, e si uccise dopo aver rivelato al marito Collatino, e agli amici di quello l’oltraggio patito. Bruto fu il primo a estrarre il pugnale dal corpo della donna e a giurare di vendicarne la morte su tutta la stirpe tarquinia (Livio 1,58-59). — ’l padre: Spurio Lucrezio.

5. tutti coloro ecc.: non si cede al romanzesco, se si ricorda che questo discorso nasce in un cenacolo di oppositori repubblicani al principato di Lorenzo de’ Medici; e inoltre che M. sembra fornirvi una sorta di “spiegazione” — certo, forzata e molto semplificante — del proprio comportamento negli anni 1513-15.

6. di farsegli: di farseli, di renderseli. — piàciti: voglie, desideri, — che veggono: di cui vedono.

7. ogni comodità ecc.: maggiori possibilità di prendertene soddisfazione, ossia di congiurargli contro ed eliminarlo.

8. coprisse: investisse, schiacciasse. — discosto: lontano, ritirato dagli affari politici. — a salire ecc.: a impadronirti del potere. — osservare: seguire. — allargarsi ecc.: allontanarsi o avvicinarsi.

9. uomo ecc.: uomo di prestigio, di fama, noto anche al tiranno, che ne sospetta e ne teme.

10. accettate: accolte, credute. — eleggere ecc.: scegliere di restare in disparte. — quando bene: quand’anche. — veramente: sinceramente. — da altri: dal tiranno, che ne ha sempre paura (o anche degli oppositori, che cercano di trarlo dalla parte loro e di coinvolgerlo? Questa sarebbe proprio “autobiografia”).

11. e assai ecc.: e, a fare il matto, basta lodare… — Vuol dire che è necessario, più che simulare una demenza “clinica”, assumere su di sé quella particolare “follia” in cui consiste l’aderire al principato. Che simili considerazioni abbiano un risvolto autobiografico, è molto probabile; ma anche questa “doppiezza” repubblicana è in realtà una figura, un uso sapiente dell’ideologia (diciamo pure: della propria ideologia), dal momento che l’operazione tentata nel 1513-15 con Lorenzo de’ Medici era stata ben altro che una simulazione di pazzia.

III

1. di nuovo: di recente.

2. le memorie delle cose: lat., le storie. — pro tribunali: lat., come giudice.— condannare ecc.: Tito e Tiberio, figli di Bruto, entrarono in una congiura di giovani nobili per rimettere Tarquinio sul trono. Per un caso, l’intrigo fu scoperto e i traditori arrestati e decapitati; Bruto, che era Console, non fece nulla per salvare i suoi figli, ne pronunciò la condanna e dovette assistere al supplizio (Livio 2,3-5).

3. questo: rifer. a come (=che), dopo ecc. — per coloro: da parte di coloro.

4. Bruto: per dire “gli ostinati amatori della libertà”. — i figliuoli di Bruto: per dire “coloro che rimpiangono la passata tirannide”. Un’enfatica citazione di Bruto, come giustiziere dei suoi stessi figli in difesa della repubblica, si trova nel Savonarola, Prediche sui Salmi, 11 ottobre 1495.

5. di sopra: cfr. I.16.11. — ci addurrò: porterò a questo proposito.

6. Soderini: cfr. I.7. 14 e n. — appetito: desiderio. — ne’ figliuoli ecc.: ossia, negli aristocratici.

7. spegnerli: politicamente, con l’escluderli dal governo della città; ma nel vocabolario machiavelliano lo «spegnimento» politico del nemico coincide spesso con la sua distruzione materiale.

8. consumare: cancellare. — e molte ecc.: è il ricordo di discussioni realmente avvenute. — ne fece ecc.: lo confermò agli amici. — istraordinaria: maggiore di quanto stabilito dalla legge. — con le leggi: insieme alle leggi. — civile equalità: cfr. I.2.21; ma il «rispetto» del Soderini non teneva conto del fatto che la «equalità» era già tradita e viziata dall’ambizione dei Grandi.

9. non fosse ecc.: Soderini avrebbe usato l’autorità straordinaria a vantaggio della repubblica, per rafforzarla, e non avrebbe instaurato un principato tirannico. — sbigottito ecc.: spaventato la cittadinanza. — non sarebbe ecc.: non si sarebbe più accordato a eleggere un gonfaloniere a vita. — augumentare: rafforzare. Nell’agosto del 1502, i Fiorentini, per dare maggiore stabilità al governo, trasformarono il Gonfalonierato (la presidenza della Signoria) da bimestrale in perpetuo. Primo e unico Gonfaloniere «a vita» fu il Soderini, eletto il 22 settembre di quell’anno. Fin dalle Parole da dirle… del 1503, e poi nel Decennale, M. dichiarò il suo vivo consenso a tale riforma: essa creava, infatti, un contrappeso all’influenza che i gruppi aristocratici esercitavano attraverso gli organi consiliari.

10. scorrere: progredire.

11. dal fine: dal risultato.— certificare ecc.: convincere ognuno che ciò che aveva fatto ecc.

IV

2. La morte ecc.: cfr. Livio 1,40 e 48. — ancora che ecc.: anche nel caso che il nuovo venuto cerchi di conciliarsi l’antagonista (o i suoi eredi) con qualche favore.

3. giuridicamente: legalmente. — contentarsi ecc.: accettare quel che accettava tutta Roma.

4. i figliuoli ecc.: ai figli di Tarquinio Prisco — Lucio Tarquinio e Arrunte — Servio aveva dato come spose le proprie figlie (Livio 1,42).

6. le ingiurie ecc.: cfr. Princ. 7 e la lett. del 29 aprile 1513 al Vettori (ma anche il curioso ribaltamento della «regola» nella lettera del 10 agosto seguente).

7. fussono pazienti: si adattassero.

8. a chi ecc.: a chi spetta. — giovane: detto così per distinguerlo dal Prisco. —figliuola ecc.: da Livio 1,46; M. ha sveltito la truce vicenda. — pietà paterna: amore dovuto al padre.

V

1. che sia ecc.: che ne sia possessore per diritto ereditario. Non pare un titolo perfettamente congruente allo svolgimento dal capitolo (Tarquinio non è un principe ereditario).

3. istraordinario ecc.: illegale e crudele. — comportato: sopportato; cfr. III.6.6. — concitato: sollevato.

4. Lucrezia: cfr. II.2.4. — tirannicamente: cfr. Livio 1,49 («neque enim ad ius regni quicquam praeter vim habebat» etc.). — con carico ecc.: prendendone la responsabilità e l’odio conseguente (trattandosi, per es., di condanne a morte). — gli spogliò: egli privò.

5. i Padri: i Senatori. — si concitò ecc.: eccitò contro di sé anche la Plebe. — cose meccaniche: fatiche manuali; avendo Tarquinio adibita la plebe al lavoro di scavo della Cloaca Massima, si ebbe poi da Bruto il rimprovero di aver ridotto i bellicosi Romani a vili operai e tagliapietre (Livio 1,56 e 59).— da quello ecc.: ossia, dalla guerra.

7. come prima: non appena.

8. come a quella ecc.: che essi cominciano a perdere lo stato nel momento in cui cominciano a calpestare le leggi.

11. avessono ecc.: che dovrebbero osservare per fare ciò. — specchio: ossia, modello. — Timoleone: uomo d’armi corinzio che combatté per la libertà di Siracusa (345 a.C., cfr. I.17.4). Plutarco, che ne scrisse una Vita, lo dice amante della patria e odiatore di tiranni e scellerati (Tim. 3). — Arato: cfr. II.32.23. — regge ecc.: governa, — imitargli: ripete il tema di I.10.

12. gli constrinsono ecc.: non trovo precisi riscontri in Plutar co, che si limita a ricordare il grande affetto dei popoli per i due duci.

VI

5. timidamente: cautamente. — loro proposto: posto sopra di loro. — diffusamente: la lunghezza del capitolo è, in effetti, del tutto eccezionale nel quadro dell’opera, tanto che si ha qualche ragione di supporre che il «discorso delle congiure» sia nato come operetta a sé. Di fatto, esso ha avuto anche una circolazione manoscritta indipendente (v. Nota al testo). — documento ecc.: insegnamento per un principe o per un privato.

6. Tacito: cfr. Hist. 4,8 («ulteriora mirari, praesentia sequi; bonos imperatores voto expetere, qualescumque tolerare»).

7. E veramente ecc. La disapprovazione delle congiure è un punto fermo nel pensiero come nell’azione di M.: essa è fondata sulle ragioni, strettamente politiche, qui esposte con eccezionale ampiezza, e che si riassumono nella insuperabile debolezza di ogni iniziativa che debba porre le sue basi in un piccolo gruppo o consorteria, incapace comunque di dominare il corso degli avvenimenti. Diverso è il caso di quei rivolgimenti (come la cacciata di Tarquinio) che corrispondono a spostamenti strutturali nel rapporto di forze entro lo stato.

8. troverreno: troveremo.— alla patria: alla libertà e indipendenza della propria città. — di sopra: cfr. II. 32. 16 sgg.

9. dallo universale: dal popolo; cfr. Princ. 19, dove è contenuto uno schizzo (o un estratto?) del presente discorso. — de’ particulari: dei singoli. Si intenda bene: l’odio “politico” dell’intero popolo implica (e conforta) il risentimento personale di alcuni.

12. publici: e non certo privati, come legge il Mazzoni fondandosi sul solo ms. L; il discorso è chiarissimo: se il principe evita l’odio politico (pubblico), può meglio guardarsi da quello privato. — altrove: nel Principe, c. 19. — gli faranno ecc.: gli attireranno risentimenti meno pericolosi (perché gli offesi non possono sperare di trovare nel popolo un sostegno alla loro vendetta).

13. si riscontra: ci si imbatte. — ritenuti: trattenuti.

14. nella roba, nel sangue: nei beni, nella vita.

15. Di quelle ecc.: è più pericoloso minacciare di morte qualcuno, che ucciderlo. — il pensiero: della vendetta. — al morto: varia sul tema “chi muore giace e chi vive si dà pace” (o: “lasciate che i morti seppelliscano i morti”); non sarà una frase proprio ben foggiata, ma non c’è alcun bisogno di ricorrere, come fa il Mazzoni, all’isolato L (a te), che dà un senso davvero contorto.

16. o di fare ecc.: di uccidere o di essere ucciso. — nel suo luogo: cfr. par. 92 e sgg.

17. la roba. Ricorda la celebre frase del Principe: «ma, sopra tutto, astenersi dalla roba d’altri; perché li uomini sdimenticano più presto la morte del padre che la perdita del patrimonio» (c. 17).

18. il vilipendio ecc.: l’oltraggio sessuale. Cfr. Aristotele Polit. 1311 a-b (dove è anche l’esempio di Pausania e Filippo).

19. Pausania: cfr. II.28. 11 sgg. — nel suo loco: cfr. par. 146 sgg.

20. i Pazzi: cfr. par. 105 sgg.— Bonromei: o Borromei, padre della moglie di Giovanni de’ Pazzi. Per impedire a quest’ultimo di godere l’eredità del suocero, i Medici fecero approvare una legge, retroattiva, per la quale l’eredità di un defunto, in assenza di testamento e di figli maschi, spettava ai nipoti, prima che alle figlie. Cfr. Ist. fior. 8,2 (Gaeta).

22. Falari ecc.: cfr. I.10.10.

24. Ad generum etc.: alle case di Plutone [ossia, all’altro mondo] scendono pochi re senza ferite, pochi tiranni morti incruentamente (Giovenale 10,112-113).

25. si portano: si corrono. — per tutti ecc.: in tutti i diversi momenti. — maneggiarli: predisporli (rif. direttamente a casi).

28. Questo: questo caso. — torni: sia riferito.

29. sorte: condizione. — e a chi ecc.: chi può avvicinarsi al principe tanto da parlargli, può anche vibrargli una pugnalata.

31. cognito ecc.: noto al principe, che lo teneva vicino a sé.

32. abietto: di basso stato. — Ferrando: si tratta di Ferdinando il Cattolico; l’episodio risale al dicembre del 1492. — comodità: possibilità.

33. dervis: derviscio, prete musulmano. — trasse ecc.: vibrò un colpo di scimitarra. — Baisit: cfr. I.19.8.

35. uniche volontà: azioni volute da uno solo. — intra i più: stabilite fra più persone.

36. Dico ecc.: dico che nelle storie si trova che tutte le congiure sono fatte da uomini importanti e in confidenza col principe.

37. trovare ecc.: accordarsi con persone che abbiano fiducia in loro. — sotto alcuna ecc.: per alcuna di quelle speranze di premio.— ei si sono ecc.: essi hanno manifestato il loro disegno a due o tre persone.

38. felici: fortunati. — intorniati: impigliati. — l’entrata: l’accesso.

39. attendono ecc.: pensano a maledirlo. — qualità: rango, potenza.

41. Perennio: prefetto del pretorio, tentò di congiurare contro l’imperatore Commodo, ma fu prevenuto e ucciso (184 d.C.). Cfr. Erodiano De Imp. Rom. 1,9. — Plauziano: cfr. par. 85. — Seiano: Lucio Elio S., ministro di Tiberio, aveva ricevuto un potere così grande da esserne indotto a tramare per impadronirsi dello stato. Fu scoperto e ucciso nel 31 a.C., come raccontano Tacito (Ann. 5,1-5) e Svetonio (Tib. 65).

42. constituiti: collocati, innalzati. — perfezione: completezza.

43. Iacopo: già cancelliere del Gambacorta, uccise il suo benefattore e tenne la signoria di Pisa dal 1392 alla morte (1398). — fatto riputato: onorato.

44. Coppola: Francesco C. (1420-1487). Ricchissimo mercante, poi conte di Sarno, pervenne alle più alte dignità alla corte di Ferdinando d’Aragona, re di Napoli. Ma si lasciò coinvolgere nella congiura detta «dei baroni» e finì decapitato. Cfr. Ist. fior. 8,32 (dove il Coppola è chiamato Iacopo).

46. questa cattività: questo tradimento.

48. rada: rara.

50. i successi: i risultati.

53. sorte: buona sorte.

54. E si ecc.: e sono scoperte o per delazioni o per indizi.

55. con chi ecc.: che rendi complici della congiura.

56. si mettino ecc.: si espongano al rischio di morire.

57. distendi in: rivolgi a.

60. di contentarsi: di soddisfarsi, di acquistare (con la delazione) la benevolenza del principe.

61. oppresse: stroncate. — Pisone: cfr. par. 80 sgg.; tiene presente un’osservazione di Tacito: «desta davvero meraviglia che sia stato serbato il silenzio tra persone così differenti per condizione e per età» ecc. (Ann. 15,54). — condussonsi ecc.: arrivarono fino all’esecuzione senza tradirsi.

62. i legati: gli emissari. — uno servo ecc.: cfr. Livio 2,4 (M. ha leggermente modificato l’episodio). — ti viene ecc.: ti capita di darne notizia. — leggieri: leggera, imprudente. — Dimmo ecc.: cfr. Curzio Rufo 6,7; Filota era un generale macedone.

63. Scevino ecc.: da Tacito Ann. 15,54-56. — ordinare: preparare.

64. e non si ecc.: poiché le loro deposizioni sul contenuto del colloquio non concordavano.

65. i conscii: quelli che sono a conoscenza.

66. riscontrarla: scoprirla. — essere convenuti ecc.: avere convenuto in anticipo una versione dei fatti identica in tutto.

67. tacere: non rivelare i nomi. — da una parte che: non appena da una parte. — sostenuto: in stato di detenzione.

68. rado ecc.: raro l’esempio addotto.— Livio: 24,5; Geronimo siracusano è già ricordato in II.2.21. — Teodoro: svista per Teodoto.

71. praticarla: organizzarla. —felice fine. Nel giudizio negativo sulle congiure si apre, in questo punto, un varco: l’azione audace, decisa, rapida, non manca mai di sollecitare la simpatia intellettuale di M.

72. Nelemato: deformazione di Ellanico; cfr. Giustino 26,1 (= 272 a.C.). — di Epiro: di Elea in Epiro. — diliberarsi ecc.: decidere e prepararsi.

73. sanza ecc.: senza por tempo in mezzo. —felicemente: con successo.

74. uno Mago: un sacerdote zoroastriano, di nome Smerdi (o piuttosto Gaumata), che si era impadronito del tropo fingendo di essere il fratello e erede di Cambise; cfr. Erodoto 3,61 sgg. — Ortano: Otane. — conferì: riferì. — vendicare liberare. — Dario: il futuro imperatore. — «O noi ecc.»: in Erodoto (3,71), Dario tiene un breve discorso, che ha forse dato a M. lo spunto iniziale per questa parte della trattazione.

75. eseguirono: nel 521 a.C.; l’usurpazione di Smerdi-Gaumata durò solo sette mesi.

76. Simile: non identico, perché si tratta di un’azione militare dall’esterno, e non di una congiura interna. — Nabide: cfr. I. 40.38; per l’episodio, Livio 35,34-36. — dugento: nel testo liviano mille.

79. preallegato ecc.: già ricordato al par. 61.

80. Era Pisone ecc.: cfr. Tacito Ann. 15,48. — e in chi: e persona in cui.

81. Andava ecc.: da Tacito. cit., 15,52. — orti: giardini; Pisone aveva una villa a Baia.

82. poche ecc.: che poche non avrebbero potuto essere condotte.

84. alcuno prudente: sarà una perifrasi per non assumersi la diretta paternità del «consiglio frodolento»? — uno scoglio: come dire: il peggiore dei pericoli.— ti convinca: dimostri la tua colpevolezza.

85. Plauziano: Gaio Fulvio P., prefetto del pretorio di Settimio Severo e addirittura designato alla successione; caduto in sospetto, fu ucciso nel 205 d.C. La fonte è Erodiano (3,12). — Antonino: Caracalla. — commise: affidò. — e’ non ecc.: non prestasse fede piuttosto a Plauziano. — cedola: biglietto. — convinto: come sopra, “provato in colpa”. — contrassegni: indizi. — statosuperiore: riuscito più credibile nel contrasto. — audacemente: fermamente, risolutamente.

87. Epicari: Tacito Ann. 15,51. — a proposito: vantaggioso. — uno capitano: Volusio Proculo, navarchus a Miseno.

89. in pruova: deliberatamente.

91. non passare uno: non superare il numero di un complice.

94. Commodo: imperatore dal 180 al 192 d.C. — Leto ed Eletto: Quinto Emilio L. era prefetto del pretorio; Lucio Aurelio Ecletto era il ciambellano. Cfr. Erodiano 1,16-17; il racconto è leggermente modificato.— ripreso: rimproverato. — maculava: disonorava. Usava, per esempio, combattere come gladiatore. — listra: fior., lista.

95. scherzando: giocando, girellando. — gli venne ecc.: gli capitò di trovare. — gliene: gliela. — mandò per: fece chiamare. tutti a tre: tutti e tre.

96. Caracalla: imperatore dal 211 al 217. La fonte è sempre Erodiano (4,12-13). — in Mesopotamia: per combattere i Parti. — armigero: militare. Marco Opellio Macrino era un uomo di legge. — come: perché. — amico: Flavio Materniano aveva il comando militare a Roma, durante l’assenza di Caracalla.

97. lui: l’imperatore. — a chi: a cui. — che lo ecc.: da commisse.

98. sopra: al par. 72.

99. nel principio: al par. 15. — o accarezzare ecc.: o trattare con benevolenza o metterli in condizione di non nuocere, «o vezzeggiare o spegnere»; cfr. II.23. 8 ecc.

100. l’ordine: il piano. — per non dare ecc.: perché non si riesce a compiere l’opera.

101. sturbo: disordine. — pervertirlo: mutarlo

102. e in cose simili ecc.: e in cose somiglianti ad affari di guerra, delle quali appunto noi stiamo discorrendo.

103. vòlto ecc.: messi i loro pensieri, per giorni e giorni, a un certo disegno. — subito: d’improvviso. — perturbino: scompiglino.

105. La congiura de’ Pazzi: di essa M. si occupa diffusamente in Ist. fior. 8,1-10; per il problema delle fonti, cfr. quindi Anselmi Ricerche pp. 151 sgg. Con l’appoggio dell’arcivescovo di Pisa, Salviati, e del papa Sisto IV, Iacopo e Francesco Pazzi tentarono di rovesciare la signoria medicea; il 26 aprile del 1478, durante la messa in S. Maria del Fiore, assalirono Giuliano (che restò ucciso) e Lorenzo, che riuscì a scampare e a schiacciare la ribellione.

106. L’ordine ecc.: il piano prevedeva che i Medici dessero un convito in onore del cardinale Riario (membro della congiura) e che in quella occasione fossero aggrediti e uccisi. — distribuito: diviso i compiti tra chi doveva ecc. — correre: percorrere in armi.

107. ufficio: funzione religiosa. — come ecc.: che Giuliano non avrebbe partecipato al pranzo. — s’adunorono: infatti, essi ricevettero la notizia prima di recarsi in S. Maria, e non «essendo nella Chiesa cattedrale», come ha imprecisamente detto prima. — in casa i Medici: nella villa di Fiesole.

108. perturbare ecc.: sconvolgere tutto il piano. — Montesecco: condottiero papale, al seguito del Riario. — mutare ecc.: a stabilire nuovi incaricati. Dopo il ritiro del Montesecco, il compito di uccidere Lorenzo fu assegnato ad Antonio da Volterra e Stefano di Bagnone, due «a tanta impresa inettissimi» (Ist. fior. 8,5). — a fermare ecc.: di preparare lo spirito all’impresa. — errori: riuscirono a mala pena a ferire di striscio Lorenzo, che sfuggì loro di mano. I due presi dal panico fuggirono, stettero qualche giorno nascosti e infine furono scoperti e uccisi.

110. mitighi ecc.: impietosisca o intimidisca.

111. da’ Minturnesi: nell’88 a.C., Mario fuggiva da Roma per non cadere nelle mani di Silla; durante una sosta a Minturno, i magistrati locali spedirono un soldato cimbro a ucciderlo. Fallito il colpo, Mario poté imbarcarsi per la Sicilia (Plutarco Mar. 39). — dalla presenza: dall’aspetto, dall’atteggiamento fiero.

112. sciolto: libero. — comitiva: corte, seguito.

113. raumiliare: addolcire, intimidire.

114. Sitalce: re degli Odrisii di Tracia dal 440 al 424 a.C. Di lui parla con una certa ampiezza Tucidide (2,95-101 ecc.): ma il caso della congiura fallita non si trova né lì né in altra fonte nota (Walker). Sembra che M. abbia adattato a Sitalce l’episodio che narra Erodoto in 5,92: dieci uomini mandati a uccidere il neonato Cipselo (che un oracolo ha indicato come futuro tiranno di Corinto) non trovano il coraggio di eseguire l’ordine; poi, rimproveratisi l’un l’altro della debolezza dimostrata [particolare che è anche in M.], tornano indietro, ma Cipselo è stato ormai messo al sicuro.— deputarono: stabilirono. — che se ecc.: che li avesse fermati.

116. due… frategli: Ferdinando e Giulio, nel 1506. Alfonso I d’Este fu duca di Ferrara dal 1505 al ’34. — mezzano: come complice. — Giannes: Giovanni (Jean) d’Artiganova, guascone.

117. la pena: furono condannati al carcere perpetuo. — poca prudenza. Guicciardini riecheggia la pagina machiavelliana: «ebbono molte volte facilità grandissima d’ammazzarlo; ma ritenuti da fatale timidità lasciorno sempre passare l’occasione, in modo che, come accade quasi sempre quando si differisce la esecuzione delle congiure, venuta la cosa a luce» ecc. (St. d’It. 7,4).

119. invasa: turba.

120. di sopra: par. 76 sgg. — collegit etc.: anche egli dovette riprendere animo, turbato dal pensiero di un atto simile (Livio 35,35; conligit).

123. che se ne ecc.: che possa prometterne un effetto sicuro.

125. Lucilla: Annia Aurelia L., figlia di Marco Aurelio, sorella (sirocchia) di Commodo, che la escluse dal potere. Quanto alla congiura, M. segue il racconto di Erodiano I,8 (ma vedi anche Lampridio, SHA, Vita Comm. 4). — Quinziano: Claudio Pompeiano Q.

127. di sopra: al par. 108. — disse ecc.: il particolare non è ripreso nelle Ist. fior, (si ritrova nelle Storie di P. Parenti [cit. del Pastor, II, 511] ma con altri protagonisti: «Bernardo Bandini… si cacciò addosso a Giuliano… dicendo: hai traditore»). — salute: salvezza.

129. guasti ecc.: impedisca l’altra, scoprendo la trama.

130. vana ecc.: impossibile e assurda.

131. riverenza: autorevolezza. — Erodiano: in 3,12. — Plauziano: cfr. par. 85. — commisse: ordinò. — luoghi: così la tradizione “estravagante” (PA; vedi Nota al testo), cui sembra necessario attingere per sanare un’incongruenza del capostipite di LBG, che dà qui paesi; la versione latina di Erodiano che M. probabilmente utilizza, opera del Poliziano, specifica infatti (a integrazione dell’originale greco) che i due principi dovevano essere colpiti «intra suum utrumque cubiculum»; essi si trovavano in due stanze del medesimo palazzo, e non già in due «paesi» diversi.

132. Diocle: così Giustino 2,9; ma si tratta di Ipparco (cfr. I.2.29), che fu ucciso da Armodio e Aristogitone.

133. Chione ecc.: cfr. Giustino 16,5. L’avvenimento è del 352 a.C. — Clearco: cfr. I.16.19; Satiro era suo fratello.

134. successe: riuscì.

137. Perché ecc.: cfr. Plutarco Pelop. 7-12. — dieci: per dire “un gruppo”; si tratta dei tre “polemarchi” (vedi par. 179). — non era ecc.: non godeva la fiducia dei tiranni e non aveva facile accesso a quelli, ma era stato bandito da Tebe.

138. d’uno ecc.: di un certo Carone (che teneva le fila della congiura in Tebe; M. lo confonde con Fillida, che riuscì a infiltrarsi fra i polemarchi come segretario: Plutarco, cit., 7).

141. La mattina ecc.: cfr. Plutarco Brutus 16. — uno de’ ecc.: in realtà, non apparteneva alla congiura, ma ne era venuto a conoscenza. — parlamento: colloquio.

142. e avervi ecc.: e tenerne conto con prudenza.— ad averle: costruzione con a + infinito, del tipo «è noioso a sapere ciò» (Boccaccio).

145. inisperati: imprevedibili. — con gli esempli: e non «per regola».

146. Belanti: Giulio Bellanti, appartenente a una famiglia prima alleata e poi aspramente ostile al Petrucci; l’episodio ricordato da M. è del maggio 1508. Il Mazzoni ha corretto in Luzio, erroneamente riferendo il passo alla congiura di Lucio Bellanti (1495) [cfr. «La Cultura», 21 (1983), pp. 188-89]. — di sopra: par. 19. — Pandolfo: il Petrucci, signore di Siena dal 1498 al 1512. — elesse ecc.: scelse la seguente maniera, occasione.

148. ordinò: fece in modo. — a ordine: pronti. — riscontrò: Pandolfo incontrò (poi scontro, “incontro”). — e alcuni ecc.: e alcuni del seguito del Petrucci, passatigli avanti, si accorsero. — si ebbono a: dovettero.

154. a chi ecc.: ai quali spetti. — di sopra: cfr. par. 128 sgg. — i suoi congiurati: Carlo Visconti e Girolamo Olgiato. — il duca: Galeazzo Sforza; fu ucciso il 24 dicembre 1476 (cfr. Ist. fior. 7,34). — uno suo ecc.: Giangaleazzo, Ludovico il Moro e Ascanio. — a vendicare ecc.: in effetti, dei tre congiurati, due furono ammazzati sul posto dalle guardie del duca; l’altro fu preso e giustiziato pochi giorni dopo.

156. il conte: Girolamo Riario, assassinato nell’aprile 1488 da Francesco d’Orso (cfr. Ist. fior. 8,34). — la contessa: Caterina Sforza Riario, che fu poi signora di Forlì fino al 1499. — promisse… chedi: costruzione contaminata (dichiarativa+infinitiva). — e che: e (col patto) che. — istatichi: ostaggi.

157. sotto ecc.: con questo accordo. — qualità: genere.

159. scarsi ecc.: «non sapendo a che partito appigliarsi» (Raimondi).

160. il popolo ecc.: tipico concetto machiavelliano, già in Princ. 19, e ribadito in Ist. fior. 7,34.

161. per avere: perché aveva. — amico: cfr. Plutarco Brutus 18 e 20. Ma, più in generale, M. crea qui un’interessante variazione rispetto a I.10: chi «fonda sul popolo» è — o è per diventare — un principe “civile” piuttosto che un tiranno. Vero è che di questa ipotesi (Cesare come principe “civile”) non sembra darsi sviluppo significativo.

163. ordinarsi ecc.: acquistare forze. — seguire: eseguire.

166. Catilina: cfr. I.10.13. —poi che ecc.: cfr. Sallustio Catil. 31.— ma venne ecc.: ricorda Cicerone In Catil. I,1 («immovero etiam in Senatum venit…»). — al Consolo: a Cicerone, che Catilina chiamò offensivamente «inquilinus Romae», romano di adozione.

167. in su ecc.: alla testa di un’armata ribelle. — Lentulo: Publio L. Sura, uno dei capi catilinari («Lentulus cum ceteris» è sallustiano [43]).— lettere: a Catilina e ai Galli Allòbrogi (Sallustio, cit., 46-47).

168. Annone: uomo politico e generale cartaginese, vissuto nel IV sec. a.C. Il suo tentativo di colpo di stato (ca. 340) è narrato da Giustino 21,4. Per la fine di Annone, vedi par. 178. — ordinato: progettato. — nelle nozze: in occasione del banchetto nuziale.

169. una legge ecc.: venuti a conoscenza della trappola, i Senatori preferirono non scoprirsi con un aperto rifiuto, ma sventarono il colpo limitando con una legge le spese dei banchetti: la festa del tradimento avrebbe dovuto essere, infatti, di grandiosità inusitata, per potervi far convenire senza sospetto tutti i personaggi da avvelenare. Impagabile il commento dei Walker che, inteso a modo suo il nesso tra le spese conviviali e la, trama di Annone, con tutta serietà chiosa: «poison, presumably, was somewhat expensive»!

170. e ciascuno ecc.: e non tutti sono a capo di un’armata, come Cesare, Agatocle (Cfr. II.12.6) o Cleomene (cfr. I.9.16). — occupato: sottomesso.

171. tante ecc.: tante forze a disposizione, in aggiunta alle «proprie», personali.

172. Pisistrato ecc.: cfr. Erodoto 1,59 e anche Plutarco Solon 30.

173. diventò: nel 560 a.C. circa.

174. Petrucci: tornò a Siena dall’esilio nel 1487; cfr. par. 146. — con governo: con il comando sui «provvisionati», la milizia mercenaria al soldo del Comune (gennaio 1496); come si vede M. ha ricostruito piuttosto liberamente la sequenza dei fatti. — cosa meccanica: incarico esecutivo, di poca importanza.— ne: di Siena.

175. industrie: astuzie. — vi si ecc.: hanno conquistato il potere.

176. varii eventi: risultati buoni o cattivi.

179. Alcuni ecc.: nel 382 a.C., tre ricchi cittadini, Archia, Leontida e Filippo, con l’aiuto di truppe spartane, si impadronirono di Tebe e vi costituirono un potere oligarchico al servizio di Sparta (cfr. Plutarco Pelop. 5).

181. che si porti: se non quelli che reca.— che si siano ecc.: se non quelli che si sono esaminati più sopra (par. 9 sgg.).

183. non si ha ecc.: non tutti hanno il modo di fare ciò (di somministrare il veleno), e bisogna quindi mettere a parte del piano qualcuno che l’abbia.

184. non può: può non. — quelli che ecc.: cfr. par. 94. — avendo ecc.: cfr. Erodiano, 1,17,11.

187. innanzi che ecc.: prima di reprimerla. — scuoprino: denuncino.

188. Però ecc.: perciò devono fingere abilmente di non avere sentore di nulla. — veggendosi: se si vedono. — cacciati: forzati. — sanza rispetto: senza paura (e diventano ancora più pericolosi, come ha già detto).

189. due legioni ecc.: cfr. Livio 7,38-41 (342 a.C.) — altrove: cfr. II.26.8. — commissono: i Romani ordinarono. — Rutilio: Gaio Marcio Rutilo. — addormentare: sopire, facendo loro credere di avere ancora molto tempo a disposizione. — publicò ecc.: fece circolare la voce che le guarnigioni avrebbero passato anche l’inverno seguente nella stessa città.

191. nell’una ecc.: di entrambi gli aspetti del problema. — presti: pronti, rapidi.

192. termine: accorgimento. — di prossimo occasione: un’occasione nel prossimo futuro. — a quello o a quella: al principe o alla repubblica.

194. Il duca: Gualtiero di Brienne. Riparò in Italia dopo la perdita del ducato di Atene e si mise al servizio dei Fiorentini; destreggiandosi tra le fazioni, riuscì a essere nominato prima Conservatore dello stato e poi signore a vita (1342). Ma il 26 luglio dell’anno seguente, scoppiata una rivolta, dovette lasciare Firenze. Cfr. Ist. fior. 2,33-37. — congiurato contro: contro il duca si organizzarono ben tre congiure parallele (Ist. fior. 2,36) — uno de’ congiurati: Antonio Adimari.

195. commessario: del governo fiorentino. — nel 1501: l’episodio citato è invece del giugno 1502. Lo narra, in modo abbastanza particolareggiato, il Buonaccorsi nel Sunmario (vedi anche Guicciardini St. fior. 22 e St. d’It. 5,8). — inteso: per la delazione di un certo Amelio da Castello. — del vescovo: Cosimo de’ Pazzi. — uno de’ congiurati: nella realtà, due: Antonio da Pantaneto e Marcantonio del Pasqua. — presura: cattura.

197. uno che gli manifestò ecc.: Matteo di Morozzo (Ist. fior. 2,36). — Dione: I.17.4. — tentare: mettere alla prova. L’episodio (353 a.C.) in Plutarco Dion 54-57. — mostrasse: simulasse.

198. elli ecc.: capo egli stesso. — per isperienza: nei fatti. — praticare: tessere una trama.

VII

2. Dubiterà: si chiederà. — per le istorie: per mezzo della storia. — ingiuriato: colpito. —fuora ecc.: senza fare del male a nessun altro.

3. quello stato ecc.: il potere che viene rovesciato. — conviene: bisogna.

4. causato: originato. — una universalità: un intero popolo. — cagione: motivo.

5. offesi: Piero, Giovanni e Giuliano de’ Medici furono banditi da Firenze; alcuni altri furono arrestati o ebbero la casa bruciata, ma nel complesso il giudizio di M. è corretto.

VIII

1. alterare: trasformare. — il soggetto ecc.: la materia di cui essa si compone, che può essere più o meno adatta a ricevere le «alterazioni».

2. di sopra: cfr. III.6.164.

3. Spurio: cfr. Livio 2,41 (= 485 a.C.) — istraordinaria: eccezionale, superiore a quella attribuitagli dalla legge (Spurio era console). — dividergli: dividere tra essi, tra i plebei. — scoperta: denunciata. — in tanto ecc.: a tal punto fattone causa di sospetto. — ritratti: ricavati dalla vendita. — il publico: l’erario. — al tutto: assolutamente, risolutamente.

5. Manlio: cfr. I.8.2. — mediante costui: nel suo caso. — il suggetto ecc.: cfr. par. 1 e n. — trista: cattiva (si parla della tirannide, cui Roma non era «ancora» adatta). — si misse ecc.: cfr. Livio 6,14-20. — alle leggi ecc.: in particolare, contro quelle che consentivano l’arresto dei debitori morosi.

6. agrissimi: acerbissimi, fierissimi. — sordidati: lat., vestiti a lutto (cfr. Livio 6,20).

8. venivano ecc.: danneggiavano i Nobili. — avvenga che: benché. — sanza rispetto: in verità, a sentire Livio, l’assemblea ebbe non poche esitazioni; tanto che fu necessario riconvocarla il giorno seguente.

11. Hunc etc.: tale fine ebbe un uomo che sarebbe stato ricordato con gloria, se non fosse nato in libera città (Livio, loc. cit.).

12. politicamente: sotto una forma di governo “retta” (il che implica la non corruzione della comunità). — che è quasi ecc.: è una regola generale, di cui l’altra è specificazione.— accommodarsi ecc.: anticipa il cap. seg. (alla luce del quale, si dà a debbono un senso piuttosto necessitante che precettivo).

13. elezione: scelta; vedremo nel prossimo capitolo che rapporto si istituisce tra decisione e «inclinazione» (temperamento, disposizione naturale), tra virtù e fortuna. — si discordono ecc.: agiscono in modo diverso da quanto esigano i tempi. — infelici: senza fortuna.

14. e dove esso ecc.: e tale (la materia) da poter ricevere la forma della ambizione di lui, cioè la tirannide. — seguiti e successi: effetti e risultati.

15. intra le: nelle. — oppressi: schiacciati.

16. tristi termini: malvagi comportamenti. — quanto al modo ecc.: intendi che nessun aspirante tiranno saprebbe dominare abbastanza a lungo le sue passioni.

17. massime: soprattutto. — per ingannarsene: o per un errore di valutazione. — contro a tempo: al momento sbagliato.

18. disordinata: corrotta. — di sopra: cfr. III.1.

20. debbeno: piuttosto che debbero del Mazzoni (da L; B e G debbono).

21. è difficile ecc.: cfr. I.55.29.

IX

1. conviene: bisogna (ma piuttosto “bisognerebbe”, come si vedrà più avanti).

2. più volte: nel capitolo Di fortuna, nel Principe (c. 25); ma anche nei Ghiribizzi del 1506 a G.B. Soderini. — riscontrare ecc.: il senso dell’espressione si chiarirà nel seguito del discorso.

3. cauzione: cautela; «impeto» e «rispetto», scatto e prudenza, sono per M. i due fondamentali modi della politica. — la vera via: un’ipotetica sintesi dei due modi sarebbe la via migliore, ma essa può essere soltanto concepita astrattamente. Nella realtà, gli uomini sono impetuosi o rispettivi e, se errano, possono tuttavia «errare meno» l’uno dell’altro.

4. che riscontra ecc.: che opera in un tempo confacente alla sua predisposizione. — e sempre ecc.: e agisce sempre seguendo l’impulso della sua natura. Vuol dire che è vano e controproducente opporsi alle proprie naturali inclinazioni. Nei Ghiribizzi: «non consiglar persona… excepto un consiglo generale che ognun facci quello che li detta l’animo et con audacia». Vedi anche Vita di Castruccio (Martelli 626 a); e cfr. Marsilio Ficino, de vita coelitus comparanda, 23 (in Opera, Basilea 1561, p. 566). Procedersi anche in III.21.20.

5. Fabio: cfr. I.53.13; e Livio 22,12. — discosto: alieno. — la buona ecc. Avverti lo spostamento linguistico-logico del termine «fortuna» (buona) che qui produce il «riscontro» mentre altrove (par. 4) ne è prodotta. Vedi la n. al par. 17.

6. giovane: aveva trent’anni; ma qui, vuol dire, soprattutto, che era agli inizi della sua avventura, che aveva le forze intere e la fortuna «fresca». — due volte: sul Ticino e sul Trasimeno (ma vedi II.12.25). — sbigottita: atterrita. — tardità: lentezza, circospezione.

8. si vide, che: si vide dal fatto che. — volendo ecc.: cfr. I.53. 21 (Livio 28,40 sgg.).— con quegli: con gli.— la contradisse: contrastò la cosa. — come quello che ecc.: perché lui ecc. — spiccare: allontanare. — stato a lui: dipeso da lui. — come quello che ecc.: perché lui (Fabio) ecc. — non si avvedeva: non errore “accidentale”, ma conseguenza della “natura” di Fabio.

10. umori: qui “temperamenti” (c’erano sia gli «impetuosi» che i «rispettivi»). — la ebbe: ella (la repubblica) ebbe. — a sostenere: a non perdere.

11. una republica. Forte argomento della superiorità delle repubbliche sui principati, così legati, nel bene e nel male, alla sorte individuale del sovrano. Ma non è chiarito se l’alternarsi di impetuosi e respettivi, alla guida di una repubblica, proceda «a caso» o consegua dalla «prudenza» dei governanti. S’intende che - vera la prima ipotesi - la repubblica ha, sì, delle chances in più che il principato, ma tuttavia non si sottrae al dominio della «Fortuna», del riscontro casuale fra tempi e temperamenti. — temporali: tempi, circostanze.

12. e’ si mutano ecc.: i tempi mutano e diventano avversi al suo modo di procedere. È questa, in sintesi, la “dottrina del riscontro”, cui offrirebbe appena uno spunto Polibio 9,23 («Chi non sa che Agatocle… giudicato uomo crudelissimo nelle prime imprese… in seguito fu riconosciuto come il signore più clemente e umano di tutti?… Tuttavia non si può ammettere che in una stessa indole coesistano inclinazioni così contrarie: ma taluni, costretti ad assumere diversi atteggiamenti dal cambiamento delle situazioni, mostrano spesso atteggiamenti contrari alla natura dell’animo loro…»).

13. altre volte: cfr. I.7,1.52, ecc. —pazienza: cfr. quel che ne dice in III. 3 (il giudizio è ribadito, fino all’ingiuria, nel troppo celebre epigramma in morte di Piero).

14. conformi ecc.: ossia, adatti a una politica temporeggiatrice e intesa al mantenimento dell’equilibrio.

15. Iulio: già «allegato» nei Ghiribizzi e in Princ. 25. — con furia: cfr. I.27.4

16. ricerco: ricercato, richiesto. — altro consiglio: diversa indole.

17. due cose: delle quali, a ben vedere, la prima include la seconda. L’adesione soggettiva al proprio modo di procedere non è, infatti, altro che il manifestarsi della “persistenza” temperamentale nella sfera della coscienza. — luna… l’altra ecc.: da intendersi in riferimento ai due fondamentalissimi “modi” del far politica; e non nel senso che i comportamenti umani siano totalmente predeterminati e immodificabili. — la fortuna ecc.: la fortuna [effetto] di un uomo varia, perché la Fortuna [causa] muta la qualità dei tempi e l’uomo non muta i propri modi. — Come già notato al par. 5, la posizione logica di «fortuna» si presenta sdoppiata. Mentre per un verso 1’ “esser fortunati” viene risolto nel «riscontro» felice o infelice del proprio «modo» con la qualità del tempo/ambiente; dall’altro, la “Fortuna” (come “sostantivo”) è identificata con la causa del mutare dei tempi, ossia con la variabilità stessa del mondo, e si risolve per questa via nelle condizioni “radicali” dell’agire umano: limitatezza delle forze, inesauribilità dell’ambizione (cfr.I. 37. 4). «Il pregio maggiore [di queste] pagine… sta nella rigorosa razionalizzazione della fortuna, nella razionale riduzione del margine mitico che il concetto sembra portare con sé» (Sasso). La lucida dichiarazione della limitatezza umana si risolve in una polemica con la cultura platoneggiante dell’«uomo-camaleonte», dell’uomo libero, non condizionato, che «è tutto, perché può essere tutto» (vedi Giovanni Pico della Mirandola, de hominis dignitate, ed. Garin, Firenze 1942, pp. 104 sgg.).

18. per non si ecc.: quando gli ordinamenti non si variano a riscontro del variare dei tempi, come si è mostrato già in III.1. Ma la rovina di uno stato sopraggiunge più lentamente di quella di un individuo, perché uno stato si trasforma (si corrompe) più lentamente; e perché la rovina si produce quando i tempi sono tali da sconvolgere una repubblica, ecc. Sta saldando insieme due discorsi distinti: esiste un “piccolo” ciclo di variazione dei tempi (impeto-respetto), e questo la repubblica può sostenerlo, quando vi si adegui la qualità degli individui che la governano; ma esiste anche un ‘grande’ ciclo di mutamento (sanità-corruzione), che provoca la rovina degli stati, salvo il caso che si riesca a «ritirarli» verso il loro principio.

X

1. fuggire ecc.: evitare lo scontro in campo aperto. Cfr. Arte 4, 353.

2. Cneus etc.: Gneo [in realtà Gaio] Sulpicio, dittatore, tirava in lungo la guerra contro i Galli, non volendo rischiare la fortuna (in una battaglia campale) contro un nemico che il tempo e il luogo estraneo logoravano di giorno in giorno. Da Livio 7,12 (358 a.C.).

3. e’ séguita: si verifica. — doves’ingannino: in cui cadano.

4. come che: benché. — di sopra: cfr. II.4.36,II.16,II.18.35, II. 19 ecc. — grandi: importanti (lo stato e la guerra).

6. imposta: affidata. — ad altrui: ai capitani di ventura. — da questo esercizio: dall’uso delle armi. — andare : sul campo di battaglia. — che da lui ecc.: che lo stesso si renda meritevole di altra e maggiore lode.

7. a pompa: per vanteria, per ostentazione.

8. minori ecc.: meno errori, perché ogni tanto vengono a rendersi conto da vicino dello stato dei loro eserciti. — tenendo ecc.: e perché dai soldati sono riconosciuti quali comandanti. — che non fanno: (meno errori) di quelli che fanno. — per parere ecc.: perché sembri che sono loro a comandare.

10. per alcuno: in nessuno. — differendo ecc.: M. ricalca l’elogio enniano «unus homo nobis cunctando restituit rem», noto attraverso Cicerone de off. 1,84.

11. stare ecc.: tenere il campo senza «fuggirsi» (vedi par.20). — qualunque ecc.: se il nemico.

12. a posta ecc.: quando vuole il nemico, e non quando vuoi tu (quando è in vantaggio il nemico, e non quando…).

14. inchiudersi: asserragliarsi.

15. valente: valoroso (e intelligente: perché sa che, se lasciasse saccheggiare il paese, distruggerebbe le radici della propria potenza). — tentare ecc.: correre il rischio di uno scontro.

16. dedizione: resa.

18. forti: per natura del sito, o per opera d’arte. — vantaggi: posizioni vantaggiose.

19. a modo ecc.: alle condizioni volute da quello, da Fabio.

21. Filippo: cfr. II.1.18. — Perse: cfr. Dedica 10. — d’uno monte: Livio parla di una ‘gola’ tra i monti della regione in cui scorre il fiume Aoo (Voiussa), in Epiro; cfr. Livio 32, 9-12.

23. che non ecc.: da una completa distruzione. — la iniquità: l’asperità.

26. suggetti: sudditi. — oppressi: danneggiati, consumati. — giusta: vera e propria, regolare (è la battaglia di Cinoscefale, del 197 a.C., che fu vinta dai Romani).

27. ora: nel caso che stiamo esaminando (vedi par. 2). — patisca ecc.: soffra penuria di viveri (in questo caso il tempo lavora contro di lui e a vantaggio tuo).

28. Nolens etc.: cfr. par. 2.

32. essendo ecc.: dovendo affrontare Scipione, nel 203-202 a.C. — per avventura: forse. — lo movessi: ve lo inducesse.

33. messo insieme: raccogliticcio, tratto da varie popolazioni («collettitio», dice altrove M., contrapponendolo agli eserciti “nazionali” come quello romano). — o d’amici: o per il vacillare di qualche alleato. — risolvere: disgregare. — il certo: per dire “certamente”.

34. eziandìo perdendo: anche in caso di sconflitta. — gloria: alla fama, alla «riputazione» che si ha presso i sudditi e presso gli avversari, M. è sempre bene attento, come a un elemento di reale forza politica.

36. gli fusse: a lui (a Scipione) fosse. — non pativa: non era danneggiato dal tempo. — comodità: agio.

38. a campo a: all’assedio di (poi campeggiare, “assediare”). — Moratto: cfr. II.10.12,n. — Novara: cfr. II.17.40.

XI

1. con assai: con parecchi, con più di un nemico insieme. — impeti: assalti.

2. molte volte: cfr. soprattutto I. 6 e I.37.

3. altre volte: cfr. III. 1.8.

4. formidabile: temibile, pericolosa. — Appio Claudio: il decemviro; cfr. Livio 4,48 (dove il “consiglio” è però richiamato e riproposto dal nipote, Appio Claudio Crasso). — si avevano: essi, i Senatori (e poi trovarono ecc.). — infra loro: fra i tribuni. — opporsi: mediante il veto (cfr. I.5.10).

5. temperamento: limite.

6. e’ sono: si trovano. — ancora che: benché.

7. prevalere: giovare. — infinite: un comando unico e concentrato è più funzionale di un comando diviso tra i membri della coalizione. — occorrerà: accadrà. — industria: abilità.

9. tutta Italia: il Papa (Sisto IV), il re di Napoli, il duca di Milano e i Fiorentini si collegarono con il duca di Ferrara contro Venezia; cfr. Princ. 11 e Ist. fior. 8,24-26. — Lodovico: il Moro, allora reggente il ducato di Milano; accettò un accordo separato con i Veneziani, nell’agosto dell’84. Gli altri membri della lega dovettero acconciarsi al fatto compiuto. — parte ecc.: Rovigo e il Polesine.

11. tutto il mondo: gall., “tutti quanti” (tout le monde). Si riferisce alla Lega Santa, proclamata il 5 ottobre 1511 (vedi I.12.19); nell’aprile del ’13, il re di Spagna firmò una tregua separata con i Francesi. Cfr. lett. a F. Vettori, 10 dicembre 1514 (p. 11836 b).

13. nell’otto: nel 1508-1509, all’epoca della lega di Cambrai. — temporeggiare il nemico: resistere per qualche tempo al nemico (grazie alle «virtuose armi»: il «temporeggiare» machiavelliano è ben altro che «godere il beneficio del tempo»).

14. Perché si vide ecc.: la possibilità di separare i collegati esisteva realmente, come si vide in seguito, allorché il Papa… — le cose sue: Faenza e Rimini, occupate dai Veneziani nel 1503.— a Francia: al re di Francia (v. poi lo fare, che il Mazzoni ha distrattamente corretto in la).

15. vituperoso ecc.: disonorevole e anche poco utile. Con qualche concessione, i Veneziani avrebbero placato e neutralizzati il Papa e gli Spagnoli; ma, dopo la sconfitta sul campo, la rinuncia alle città romagnole e pugliesi apparve come una necessità, più che come una concessione, ed ebbe un valore molto minore.

17. ebbe rimedioper essere ecc.: trovò rimedio nel fatto che essi erano molti. — termini ecc.: mezzi atti a dividerli.

XII

1. ogni necessità: una necessità intera, senza varchi.

2. Altre volte: cfr. I.1. 14 ecc. — filosofi: il Walker indica Tommaso de reg. princ. I,1; dove non trovo, per altro, nulla di utile. — a nobilitarlo: che nobilitano l’uomo. — a quella ecc.: all’altezza cui si vedono.

4. molte volte: M. ha in mente anche certe osservazioni di Giovanni Cavalcanti (Istorie fiorentine 2,20) a proposito della battaglia di Zagonara, del 1424 (Di Pino). — quella via: una via di scampo, per indurli a fuggire. — chiusono: per obbligarli a sperare solo nella vittoria.

7. Quinci: da qui. — più difficile: ricorda, fra l’altro, la lunga guerra per la riconquista di Pisa (1494-1509); vedi oltre.

8. naturali: necessari, causati dalla «naturale» e irrefrenabile ambizione degli uomini. — massimamente ecc.: perché le repubbliche attuano immediatamente l’ambizione “espansionista” dei popoli; mentre talvolta i principi, per tenere a bada i propri sudditi, devono accordarsi con le potenze vicine. — gara e contenzione: competizione e contesa (con una più intensa sfumatura di inimicizia tra le parti).

10. finitime a: confinanti con. — use ecc.: cfr. Princ. 5. — lo desiderano: cfr. Princ. 3.

12. della pena: delle vendette dei vincitori. — della libertà: di perdere la libertà.

13. colori: inganni. — conosciuti: riconosciuti come tali.

14. ne’ prossimi ecc.: nell’agosto 1512 (cfr. I.7.14). — Crasso: cfr. II.18.22 e 25.

15. come che ecc.: benché si rendesse conto che le promesse dei Parti erano ingannevoli e fatte affinché i Romani non sentissero la necessità di difendersi. — accecati: perché quelli erano stati accecati. — la vita: Plutarco Crassus 30.

16. i Sanniti: la seconda guerra sannitica, che scoppiò nel 326 a. C., ebbe origine (secondo Livio 8,19) dalle aggressioni dei Sanniti a popoli alleati di Roma. — fuora ecc.: la violazione dei trattati e la colpa di «pochi» sono menzionate da Livio 8,39. Sconfitti sul campo, i Sanniti chiesero la pace, ma Roma respinse la proposta (321)

17. Ponzio: il prenome esatto è Gaio (Livio 9,1). — per loro: da parte dei Sanniti. — lustum etc.: «sono solamente quelle guerre giuste che sono necessarie, e quelle armi sono pietose dove non è alcuna speranza fuora di quelle» (Ist. fior. 5,8). Da Livio, loc. cit.: nel testo dei Discorsi è caduto nulla, ma la citazione si ritrova integra in Princ. 26. — vittoria: che seguì, poco dopo, presso Caudio.

18. mi pare ecc.: mi sembra opportuno riportare qui.

19. Gaio Manilio: Gneo Manlio; cfr. I.36.2. — agli steccati: all’accampamento. — una banda: una compagnia, uno squadrone. — di quegli: di quei soldati romani che stavano per essere sopraffatti. — gli aditi: le porte. — donde: per la quale cagione. — uno Tribuno: «legati», dice Livio, 2,47.

21. Erano ecc.: intorno al 430 a. C.

22. i Consoli: il dittatore Aulo Postumio Tuberto e il console Tito Quinzio Cincinnato (Livio 4,27).

23. nel travagliare ecc.: andando avanti il combattimento. — capo: Livio dice soltanto «Vettius Messius ex Volscis» (4,28). — l’altro: le truppe romane si sono divise in due corpi— guidati l’uno dal console e l’altro dal dittatore — e hanno accerchiato i Volsci. — Ite etc.: seguitemi; non un muro o una trincea, ma uomini armati si oppongono ad altri uomini armati; e se la virtù è pari in entrambe le schiere, voi siete avvantaggiati dalla necessità che vi stringe, arma estrema e massima (Livio, loc. cit.).

25. Cammillo: Furio Camillo. — prudentissimo: il più capace. — sendo già ecc.: cfr. Livio 5,21. Ma nella descrizione liviana Camillo dà l’ordine di risparmiare gli inermi solo quando «multa caede senescit pugna», cioè quando la resistenza dei Veienti è già stata piegata. Così, pure, il combattimento non fu «quasi sanza sangue»; Livio dice che l’ordine di Camillo «finis sanguinis fuit», fece cessare la strage.

XIII

2. Coriolano: cfr. I.7.7; condannato a morte dai Tribuni, si rifugiò presso i Volsci e accettò di comandare una spedizione contro Roma. — contratto: lat., radunato. — per la pietà ecc.: la madre di Coriolano, Veturia, si recò al campo dei Volsci e persuase il figlio a ritirarsi (Livio 2,40).

3. Livio: 2,39 («…et facile appareret ducibus validiorem quam exercitu rem romanam esse»). — avevano vinto: sotto la guida di Coriolano, i Volsci presero Circeo, Satrico, Corìoli, Lavinio e altre cittadine.

5. gli Scipioni: Gneo Cornelio Scipione Calvo e il fratello Publio Cornelio; perirono nella primavera del 211 a.C., combattendo contro i Cartaginesi. L’esercito, allora, si nominò un nuovo capo e riuscì a vincere. (Cfr. Livio 25,36-37).

6. discorrendo tutto: tutto considerato. — si può giudicare ecc.: è uno dei non molti casi in cui M. viene a «confutare» l’opinione di Livio (il quale, a ben guardare, attraverso la svalutazione degli eserciti rispetto a i duci, sminuiva l’apporto della plebe alla formazione della potenza romana).

7. Ècci: c’è.

9. Afranio e Petreio: Lucio Nepote A. e Marco P., lungotenenti di Pompeo; si trovavano in Spagna, alla testa delle migliori forze repubblicane, ma furono battuti da Cesare alle porte di Ilerda, nel 49. — quia ibat etc.: perché andava contro un esercito senza capitano (v. par. sg.).

10. Vado etc: vado contro un capitano senza esercito. M. ha sciolto, un po’ impropriamente, un unico motto di Cesare, che Svetonio riferisce al momento della partenza per la Spagna: «professus ante iter suos, ire se ad exercitum sine duce et inde reversurum ad ducem sine exercitu» (Caes. 34). Al momento della campagna in Tessaglia (gennaio-luglio 48), Pompeo disporrà, infatti, di un esercito anche più numeroso di quello del suo avversario.

11. Puossi ecc. La questione proposta nel titolo è da M. risolta nel senso che «si debbe estimare poco» tanto «uno buono capitano che abbia lo esercito debole» quanto «uno buono esercito che abbia il capitano debole»; resta da capire, piuttosto — continua M. — se sia più facile a un buon capitano formare un buon esercito, o viceversa. La questione «pare decisa» (par. 12), essendo chiaro («in universali», per così dire) che «più facilmente molti buoni «instruiranno uno». «Ma restringendoci più al particulare», ci si imbatte in esempi di segno contrastante (ma vedi par. 13, n.): donde la conclusione che «la cosa è pari». «Pari», si intenda, quanto alla mera esibizione di esempi: che se, invece, si scava nel problema (par. 17) ecco la “parità” dissolversi, dal momento che un esercito pur buono, privo di un degno capitano, diventa indisciplinato e ribelle. «Tanto che» (par. 18) riesce, insomma, più affidabile un buon capitano con una truppa ancora da istruire. — Così ricostruirei la linea del ragionamento machiavelliano: ma il capitolo merita sicuramente una discussione specifica.

12. più facilmente ecc.: proprio a queste righe risponde la celebre pagina gramsciana: «…in realtà è più facile formare un esercito che formare dei capitani…» (A. Gramsci, Quaderni, ed. Gerratana, pp. 1733-34; l’apparato non nota nulla).

13. Lucullo: cfr. II. 19.5. — inesperto ecc. In verità, Plutarco Luc. 7 dice esattamente l’opposto: giunto in Asia, Lucullo (che ha nel 74 a.C., ben quindici anni di carriera militare alle spalle) trova un’armata corrotta dall’ozio e dall’indisciplina e la rimette in sesto. Secondo il Walker, M. ha confuso Lucullo con un Lucio Valerio Flacco, ricordato da Appiano, Bell. Mithr. 51, come «inesperto di arte militare»; pare più plausibile, invece, che egli abbia a questo punto frainteso un suo proprio riferimento compendiario all’episodio. Sul margine dell’originario «discorso», si sarà trovato scritto qualcosa come Lucullo contro a Mitridate etc., appuntatovi per servire la tesi favorevole al «buono capitano»; a una certa (notevole?) distanza di tempo, M. stesso potrebbe avere male ricostituito (dal contesto, più che da un ricordo preciso) l’esempio luculliano, attribuendolo così alla tesi contrapposta.

14. Armorono ecc.: cfr. II.26.9. — dieno ecc.: diedero da addestrare.

15. altrove: cfr. I.21.9.

16. è pari: tanto può un buon capitano fare un buon esercito, quanto un buon esercito fare un buon capitano.

17. come diventò ecc.: cfr. Diodoro 18,9. — come erano ecc.: cfr. per es. Svetonio Caes. 69-70 e Livio Periochae 131.

18. insolente: indisciplinato. — tumultuario: improvvisato, illegale.

19. convenuto: bisognato. — che, se ecc.: che, se in tale gravosa incombenza (creare un buon esercito e poi condurlo alla vittoria) si fosse trovato un maggior numero di capitani, gli stimati e celebrati sarebbero assai meno di quanti non siano. Vuol dire che molti, i quali devono la loro fama a una vittoria, non sarebbero stati in grado di crearsi anche un esercito adeguato. A fatica il Mazzoni preferisce ferità, dal ms.: che non soddisfa, soprattutto se cfr. con Arte 7,387: «e’ sono di due ragioni capitani lodati. L’una è quegli che… non hanno avuto altra fatica che mantenere [gli eserciti] buoni e vedere di guidargli sicuramente. L’altra è quegli che non solamente hanno avuto a superare il nimico, ma … sono stati necessitati fare buono e bene ordinato l’esercito loro». Anche in questo caso, le annotazioni più intelligenti sono quelle del Carli; il Puppo legge addirittura ferita.

XIV

1. Le invenzioni nuove: gli stratagemmi inaspettati.— odino: odano.

2. quanto momento: quanta importanza. — di nuovo: all’improvviso. — Quinzio: Tito Q. Barbato Capitolino; l’episodio in Livio 2,64 (469 a.C.). — inclinare: retrocedere, ripiegare.

3. in uno esercito: contro uno esercito.— tumultuario: irregolare. — perché il tutto ecc.: perché un accidente di tal genere lo sconvolge tutto.

5. pochi anni sono: l’episodio che qui si riferisce è del 1495 (cfr. Guicciardini St. d’It. 3,2); i Baglioni ebbero signoria in Perugia, con alterne vicende, fino al 1540.

7. loro amici: i Ghibellini di Foligno e Assisi. — ridottisi ecc.: riunitisi in un loro castello presso Perugia; si tratta di Corciano. — della parte: dei loro partigiani.

8. i canti: gli angoli. — la tengono: tengono la strada. — i serrami: le serrature. — che sboccava ecc.: che chiudeva lo sbocco della via nella piazza. — all’armi: ci si aspetterebbe dell’armi; a meno di non intendere il romore (il grido) «All’armi!». — oppresso: intralciato. — maneggiare: muovere con agio. —gli venne detto: gli scappò detto. — di grado in grado: di riga in riga. — per loro ecc.: si misero in fuga da sé medesimi.

9. gli ordini: l’organizzazione, la disciplina. — disordini: sconvolga.

10. le moltitudini ecc.: i popoli che prendono le armi, senza organizzazione. — gli altera ecc.: li turba e li fa fuggire.

11. la sua voce: i suoi ordini. — rimetterla: trasmetterla. — questa parte ecc.: si è visto che l’inosservanza di questa regola provoca.

13. Sulpizio: cfr. III.10.2; l’episodio (da Livio 7,14-15) è ricordato anche in Arte 4,349b.— i saccomanni: sono gli addetti alla sussistenza. — vile: inerme. — somieri: bestie da soma. — mostràssinsi: si mostrassero.

16. il re: Stabrobates; l’episodio in Diodoro 2,16-19.— Semiramis: una Sammuramat regnò sugli Assiri dall’809 all’806 a.C.; ma il complesso di notizie a lei riferito dalle fonti greche è leggendario. — ancora ecc.: anch’essa ne abbondava. — ne formò assai: fabbricò molte forme di elefante. — ma dannoso: gli Assiri furono battuti e dovettero ritirarsi.

17. Mamerco: M. Emilio; l’episodio in Livio 4,33. — ordinarono: predisposero. — in su l’ardore: al culmine. — occupati: sorpresi.

18. fitto: simulato. — rappresentarle: mostrarle. — discosto: lontane.

19. gridargli: sgridarli. — pecchie: api. — a loro: contro quelli.— Suis etc.: distruggete coi suoi fuochi quella Fidene che non avete potuto ingraziarvi con la benevolenza [i Fidenati, già sconfitti una volta, erano stati trattati con mitezza]; Livio, loc. cit. — trovato: ritrovato, espediente.

XV

1. i più ecc.: la pluralità dei comandanti fa danno.

2. i Fidenati: cfr. Livio 4,31 (426 a.C.). — morto: massacrato. — rimediare ecc.: reagire a questa aggressione. — quattro ecc.: Tito Quinzio Punico, Caio Furio, Marco Postumio e Aulo Cornelio Cosso. Nel racconto liviano la creazione dei tribuni e la guerra contro Veio precedono la ribellione di Fidene. — non danno: Livio dice che «il disonore fu maggiore della strage», ossia che i Romani si misero in salvo con la fuga.

3. Dittatore: quel Mamerco Emilio, nominato nel cap. prec.

4. terra: città. — tres ecc.: tre tribuni con potere consolare fecero apparire chiaramente quanto sia dannosa in guerra la divisione del comando supremo; inclinando ciascuno a seguire la propria opinione, e avendo ciascuno un’opinione diversa, crearono un’occasione favorevole al nemico (da Livio, loc.cit.).

5. assai: sufficiente. — dichiarazione: chiarimento.

6. la ripresadi Milano: nel mese di maggio; Milano si era ribellata ai Francesi nel gennaio. — genti: truppe (6 mila Svizzeri e 500 lance; cfr. Buonaccorsi, Sunmario, 30v). — commessari: rappresentanti del governo fiorentino; M. partecipò personalmente a tale missione, come Segretario (giugno-luglio).

7. riputazione: era stato, fra l’altro, Gonfaloniere per il novembre-dicembre 1499. — più tempo: maggiore età. — s’egli ecc.: il sogg. è, ovviamente, Luca. — con opporsegli: opponendoglisi apertamente. — straccurare ecc.: trascurare e disprezzare. — del campo: del corpo di spedizione. — nessuno ecc.: nessuna importanza, capacità.

8. accidente: il Ridolfi «dicendo essere malato» (Guicciardini St. fior. 20), rientrò a Firenze il 25 giugno; i due commissari esercitarono congiuntamente il comando per pochissimi giorni (e ai «disordini», che M. ricorda, non accennano né il Guicciardini né il Sunmario; ma cfr. una relazione d’ufficio, di mano del Buonaccorsi: «Partissi la mattina seguente Giovambattista, et rimaso Luca degli Albizi solo, con ogni studio et prontezza d’animo si governava in ogni azione sua [immo temerarie, recita una chiosa attribuita a M.]», loc. cit. a I.38.14). — dove: nella quale occasione. — la compagnia: nel comando.

9. Livio: 3,70. — mandato: concordato a un sogg. plur., Quinzio e Agrippa. — Quinzio ecc.: Tito Q. Capitolino e A. Furio, consoli per l’anno 446 a.C. — appresso a: nelle mani di. — Saluberrimum etc.: è sommamente utile, nella condotta delle grandi imprese, che il supremo comando tocchi a uno solo.

11. potissima: principale.

12. comunale: comune.

XVI

1. trovare: ricercare. — parentado: parentele, famigliari. — grazia: popolarità.

3. di questo ecc.: a proposito di questo c’è un importante esempio. — superiore: vincitrice. M. ha un ricordo approssimativo della vicenda: in realtà, disfatti presso Anfipoli nel 422, gli Ateniesi accettarono, l’anno dopo, una pace di compromesso con Sparta, sulla base dello status quo. Nel 416, gli Ateniesi presero Melo; seguì la spedizione di Sicilia (415-413) e quindi ricominciò la guerra tra le due maggiori potenze (413-404; guerra detta «di Decelea»), fino alla capitolazione di Atene. — la Sicilia: i cittadini di Segesta avevano chiesto l’aiuto degli Ateniesi contro Selinunte e Siracusa.

4. Alcibiade: aristocratico ateniese, di ricchezza e ambizione leggendarie; nato nel 450 a.C., divenne stratego nel 420 come sostenitore di una politica di guerra e d’intervento. Dopo alterne vicende, dovette riparare presso i Persiani e finì assassinato (404). — qualche altro: «altri», anche in Tucidide.

5. Nicia: cfr. I.53.20. — i reputati: i cittadini migliori, più stimati. — dissuadeva: sconsigliava. — non faceva ecc.: non tornava a proprio vantaggio; cfr. Tucidide 6,9. — perché ecc.: aggiunta di M.

6. disordine: cattiva consuetudine.

7. mancare: privare. — fare ecc.: mettere accanto o al di sopra. — manco ecc.: minori capacità.

9. poveri: cfr. I.37.8. — ordinarsi ecc.: stare preparati alla guerra in modo che.

11. negletto: messo da parte. — aderenzia: sostenitori, partigiani.

12. uno tempo ecc.: per un certo tempo stette in guardia da questo errore. — altrove: cfr. II. 1. 19 — commettere: affidare. — la: ella, Roma. — grazia ecc.: il favore dei cittadini.

13. Emilio: Lucio Paolo E. Macedonico; console per la prima volta nel 182 a.C., fallì poi la rielezione e tornò in carica solo nel 168, in occasione della guerra contro Perseo di Macedonia (cfr. Plutarco Paul. Aem. 6 e 10).

14. a sorte: per buona sorte. — Giacomini: valente condottiero fiorentino, più volte commissario della repubblica tra il 1500 e il 1505; M. lo ricorda con alta considerazione nel secondo Decennale, vv. 32 sgg., e nelle Nature di huomini fiorentini.

15. campeggiare: assediare; si riferisce all’ultima fase dell’assedio: nel marzo 1509, Alamanno Salviati e Antonio da Filicaia furono eletti, dal consiglio degli Ottanta, Commissari al campo presso Pisa (Guicciardini St fior. 30). — tre: i due citati e Niccolò Capponi, commissario a Cascina e incaricato del vettovagliamento.

16. al publico: allo stato fiorentino.— tanto ecc.: subito messi alle strette, così che…

17. capi che ecc.: il giudizio è severo, e tanto più notevole in quanto investe una personalità come il Salviati. — intrattenuti: trattati (dai Fiorentini) in modo incerto e irresoluto. M. fu testimone e attore della campagna (come Cancelliere dei Dieci), ma il suo commento sembra qui un po’ deformato dalla polemica. È vero che la città ribelle non fu espugnata a viva forza; ma è pur vero che essa dovette accettare, il 4 giugno, di arrendersi senza condizioni.— gli comperò: nel marzo, Firenze aveva dovuto pagare 150 mila ducati a Francesi e Spagnoli, in cambio del ritiro di ogni protezione.

18. Convenne ecc.: lo sdegno di Antonio dovette essere fortissimo.

XVII

2. amministrazione: incarico. — da altri: da qualcuno.

3. Claudio ecc.: cfr. Livio 26,17 e 27,43; gli episodi riferiti da M. sono del 211 e del 207 a.C. — a fronte ecc.: Annibale si trovava allora in Puglia; suo fratello Asdrubale aveva passato le Alpi, attraversato la pianura padana, e seguiva la costiera adriatica per ricongiungersi con lui. — l’altro: Marco Livio Salinatore; i due si incontrarono presso Senigallia.

4. intrattenuto: tenuto a bada e raggirato. — gli uscì ecc.: gli sfuggì dalle mani.

5. gli dette: gli procurò la disapprovazione del Senato e del Popolo. — inonestamente: in modo insultante.

6. partito: decisione (di lasciare il fronte affidatogli, per muovere contro Asdrubale). — pericolosissimo: la valutazione di M. non pare condivisa dagli storici (cfr. Mommsen I,802). — dubbia ecc.: incerta e turbata. — Asdrubale: fu vinto e ucciso in una sanguinosa battaglia sul fiume Metauro.

7. rispose che ecc. Cfr. Livio 27,40: «aut ex hoste egregiam gloriam… aut ex civibus victis gaudium meritum certe, etsi non honestum, capiam»; ma sono parole di Livio Salinatore. Questi, richiamato al consolato dopo un lungo periodo di “disgrazia”, conduceva la campagna (dice Livio) con impazienza e azzardo, per procurare o a sé una gloria straordinaria, o alla patria una sconfitta che lo vendicasse. M. ha confuso i due personaggi. L’edizione Giunti presenta, in questo punto, un testo ricorretto «secondo l’autorità di Tito Livio», che fu erroneamente tenuto dal Mazzoni come «abbozzo» del definitivo. — dove: con il quale. — e che ecc. Intendi: e (se fosse accaduto) che ecc. — contrario fine: esito cattivo. — indiscretamente: impudentemente.

8. quando: se. — queste ecc.: i risentimenti suscitati da tali offese.

9. gli è impossibile ecc. M. ribadisce uno dei suoi motivi più profondi: la politica può far “durare” il corpo dello stato, non però sottrarlo al suo destino (cfr. III.1.2). — inopinate: impreviste.

XVIII

2. Epaminonda: negli pseudo-plutarchei Reg. et Imp. Apopht. 187, il detto è attribuito a Cabria («Chabrias dicebat optimum hunc esse imperatorem qui maxime cognitas habeat res hostium»). Nella medesima lista sono anche molti detti di Epaminonda, e così può essere nata l’inesattezza machiavelliana.

3. adopera ecc.: fa in modo di congetturarle (ricorda il presentire del titolo).

4. E non tanto ecc.: comprendere le mosse del nemico (e più delle lontane, quelle attuali e vicine) è talvolta più difficile che indovinarne i piani.

6. salute: salvezza. — avendo vinto ecc.: presso Filippi, in Tracia, nel 42 a.C.; cfr. Plutarco Brut. 42. — disperatosi… della salute: persa ogni speranza di vittoria.

7. a Santa Cecilia: località presso Melegnano; si tratta della battaglia combattuta il 13-14 settembre 1515. — l’esercito del Papa: era guidato da Lorenzo de’ Medici, il nipote di Leone X. Su tutta la vicenda, vedi Guicciardini St. d’It. 12,15: la sera del 13 gli Svizzeri, dopo un ultimo furioso attacco al campo nemico, cantarono imprudentemente vittoria; ma nella notte i Francesi si riorganizzarono e, ricevuti cospicui rinforzi, poterono il giorno dopo rovesciare le sorti della lotta. Le forze ispano-pontificie avevano invece passato, e subito ripassato, il Po nel giorno avanti la battaglia.

8. Equi: svista per Volsci. — Sempronio: Caio S. Atratino, console per il 423 a.C.; cfr. Livio 4,37 sgg.

9. prossimi: vicini. — centurione: o, meglio, decurione di cavalleria. — per la virtù ecc.: aveva guidato un contrattacco decisivo.

11. in su questa nuova: grazie a questa informazione.

15. divertire: stornare. — banda: parte, lato. — entrarono ecc.: alla fine di settembre del ’98. — Marradi: possedimento fiorentino in Romagna.

16. a quella volta: verso Marradi. — capi: l’Appiano e il conte Rinuccio esercitavano il mestiere delle armi al soldo dei Fiorentini.

17. ridussersi: si ritirarono. — pativa: per dire “mancava” (pativa la mancanza).

18. i disordini: le difficoltà. — in una sera: «a dì 13 [ottobre] incirca s’intese lo exercito de’ vinitiani… essersi levato dalla obsidione di Castiglionchi et ritiratosi verso Faenza» (Buonaccorsi). — Bersighella: Brisighella, in Romagna. — Casaglia: sull’Appennino.

19. campi: eserciti. — impedimenti: lat., carriaggi. — una donna ecc.: il particolare manca sia al Guicciardini (St. fior. 17; St. d’It. 4,3) che al Sunmario del Buonaccorsi. — gagliardi: animosi (passato il pericolo). — come se gli ecc.: come se fossero stati loro a scacciare il nemico dai suoi alloggiamenti. — ributtati: respinti.

XIX

2. sollevata per: turbata da. — Quinzio ecc.: Tito Q. Capitolino e Appio Claudio (da non confondere col Decemviro), consoli per il 471 a.C.

3. Appio ecc.: Livio 2,58-59. — provincia: zona d’operazioni (contro i Volsci).

4. Quinzio ecc.: cfr. Livio 2,60. — la vittoria: sugli Equi.

5. pietoso ecc.: cfr Princ. 17, De crudelitate et pietate (nettamente a favore della «crudeltà bene usata», cfr. qui il par. 10).

6. altri: tra essi, forse, Cicerone de off. 1,88 («et tamen ita probanda est mansuetudo atque clementia, ut adhibeatur rei publicae causa severitas, sine qua administrari civitas non potest») [La mansuetudine e la clemenza debbono approvarsi, ma senza che ciò impedisca di ricorrere alla severità, non potendosi di questa fare a meno nel ben governare uno stato]. — ait: lat., dice. — In multitudine etc.: a reggere una moltitudine vale più la severità che la dolcezza. — La citazione è, stavolta, davvero singolare, perché la fonte (Ann. 3,55) dice una cosa diversa e in parte opposta. Soffermatosi sull’esempio di virtù offerto da Vespasiano, Tacito commenta («obsequium inde in principem et aemulandi amor validior quam poena ex legibus et metus») [l’imitazione e la cortigianeria sono più efficaci delle pene stabilite dalle leggi e della paura]. La sentenza tacitiana ha l’aria di essere pervenuta a M. distorta da un’insicura tradizione orale. I primi sei libri degli Annali furono stampati per la prima volta nel marzo 1515, curati dal Beroaldo per incarico di Leone X, che era venuto in possesso dell’unica fonte ms., l’attuale Mediceo Laur. 68. Ma il primo italiano a maneggiare quel codice sembra fosse nient’altri che il cardinale Francesco Soderini; il quale, per lettera del 1 gennaio 1509, scriveva a Marcello Virgilio d’aver ricevuto dalla Germania il preziosissimo testo. A parte circostanze particolari, che non sono in grado di valutare (M. fu in Tirolo dal gennaio al giugno del 1508; dello stesso mese di giugno è una lettera a M. di Cesare Mauro, da Colonia, che allude a ricerche fatte «apud bibliopolas»), sta di fatto che il Tacito “sfiorò” M., fu visto o letto da persone a lui molto vicine, e quindi la “sentenza” poté essergli trasmessa, — ma in una forma (quale che fosse) difficilmente o impossibilmente controllabile fino al 1515. Non so se tanto valga a rovesciare l’argomento cronologico che il Walker trae da questa citazione, opinando egli che il discorso non possa esser stato scritto se non dopo la stampa del Beroaldo. Di certo, o M. non ha inteso Tacito, o non ha voluto riscontrare il suo ricordo con la stampa, o non ha potuto farlo: che cosa è meno improbabile?

8. equale imperio: pari dignità politica. — principe a tempo: comandante a tempo determinato; è la condizione, appunto, dei consoli. — rozzezza: violenta arroganza. — maneggiarla: trattarla.

9. eccessiva: eccezionale. — Manlio Torquato: cfr. II.16.

10. chi comanda ecc.: un principe vero e proprio. — facilità: mitezza, condiscendenza.

12. sendovi ecc.: se alla volontà di mantenersi al potere si mescola l’avidità di ricchezze, l’occasione di spargere il sangue dei sudditi si presenta ad ogni momento. — trattato: è il Principe, c.17, qui ripreso quasi ad verbum.

13. dentro ecc.: entro i suoi limiti di pertinenza (quelli del principato), e non in relazione a casi come quello affrontatela Appio [oppure: come quello in cui la osservò Appio (Carli)]. Mazzoni emenda di Appio, senza necessità.

XX

2. Cammillo: cfr. Livio 5,27 (394 a.C.). — la città: Falerii, oggi Civita Castellana. — gratificarsi: ingraziarsi. — colore: pretesto. — terra: città. — mediante loro: per mezzo loro, usandoli come ostaggi.

3, presente: dono.

5. vero: per dire che in esso la “regola generale” si mostra perfettamente.

7. Fabrizio: Gaio F. Luscino, console per il 278 a.C., conduceva la guerra contro Pirro. Ricevuta dal medico di questi una promessa di tradimento, invece di approfittarne avvertì Pirro dell’insidia che lo minacciava (Plutarco Pyrr. 21.). Non si può dire, per altro, che il gesto provocasse la ritirata di Pirro: la guerra durò altri quattro anni. — familiare: cortigiano.

8. la espugnazione ecc.: nel 210 a.C. — renduto ecc.: cfr. Livio 26,50. Avendo i Romani preso ostaggi dalle varie città spagnole per assicurarsene la fedeltà, Scipione volle restituire alla famiglia una fanciulla che era promessa al capo celtibero Allucio.

9. ordinano: illustrano, consigliano. È la tradizione di precettistica politica in cui M. si inserisce — da par suo! — col Principe. Si può confrontare, per es., il Liber de principe, di Giovanni Pontano (ca. 1460), p. 1026 [ed. Garin] e passim.

10. Senofonte: cfr. Cyrop. 3,1 e passim.

XXI

2. potendosi ecc.: riprende il tema dei Ghiribizzi a G.B. Soderini, in cui pure si trova l’esempio accoppiato di Annibale e Scipione.

4. all’incontro: d’altra parte. — Annibale: per la cui «crudeltà» cfr. Livio 21, 4, ecc. — ogni ragione: ogni sorta (seguiamo il testo delle stampe; da L [et o.r.i.], Mazzoni: ed ogni r.i.; oppure e d’ogni… [Bertelli, Puppo]). — ad Annibale: a favore di A.

6. desiderosi ecc.: cfr. capitolo Di fortuna, v. 50; possibile eco di Plutarco Praec. ger. reip. 10, 804 d («…sic enim ordientem plerique consuetorum satietate ac taedio promptius excipiunt…») [i più accolgono bene un innovatore, per la sazietà e la noia della vita consueta].— in tanto che: al punto che.— altra volta: cfr. I.37.2.

7. forestiero ecc.: cfr. Princ. 3. — provinciale: un concittadino. — augumentanlo: lo sostengono.

8. o dallo amore ecc.: cfr. III.19. — colui: così le stampe; in L (mrf.) leggo pure colui, mentre il Mazzoni stampa lui.

11. Disprezzabile: ovvero «contennendo» (così Princ. 19). — odioso: è l’altro estremo; dall’odio e dal disprezzo un principe deve guardarsi «come da uno scoglio».

12. non si può: cfr. III.9.3. — eccessiva: straordinaria. — M. ”complica” lo schema del «riscontro con i tempi». Nei Ghiribizzi i due tipi, Annibale e Scipione, sono messi a “riscontro” ciascuno con la sua situazione (Italia, Spagna) e trovano in tale riscontro la ragione della loro fortuna. Qui, invece, la differenza delle situazioni — e quindi l’oggetto vero del riscontro — si fa evanescente, mentre le “disposizioni” umane (la crudeltà, la pietà) sono presentate come viziate da una difettività intrinseca, che richiede di essere «corretta» da una virtù «istraordinaria», — il cui funzionamento non è, però, del tutto chiarito. L’esempio di Annibale è costruito nelle sue due facce — negativa (l’odio suscitato nei nemici) e positiva (il terrore creato nei sudditi) — senza che si produca alcun effetto di “superamento” dell’una nell’altra. Quanto a Scipione, pare di intendere che la «virtù» di lui sia consistita proprio nella capacità di trascorrere dalla mitezza alla crudeltà; quella virtù sarebbe «eccessiva» proprio perché supera i vincoli imposti dalla «natura» (ed è chiaro che così la figura di Scipione perde ogni valenza esemplare, rifulge in una extra-ordinarietà venerabile quanto inefficace). In entrambi i casi, non riesce (o non viene esperito) il tentativo di tenere logicamente insieme «natura» (regolarità) e «virtù» (innovazione), concetti che tendono invece continuamente a escludersi e ad annullarsi. (Una diversa ipotesi di lettura in Dotti, pp. 97-100).

13. offesi: danneggiati (antonimo di esaltati). — e così: e parimenti.

15. se gli ribellarono: cfr. Livio 28,24 sgg. (episodio ricordato anche in Princ. 17) — amici: alleati. — ogni ecc.: ogni piccolo varco. — posto: portato.

16. stettero ecc.: rimasero fedeli a Roma. — di quella: ossia, della crudeltà di Annibale.

17. impio: rif. a modo; l’empietà è qui essenzialmente la mancanza di «fede», di lealtà, elevata a metodo. M. sa bene «come si debba (o non si debba) tenere la fede tra ’ principi» — ma avverte che la violazione sistematica della parola data è controproducente. — Pirro: cfr. cap. prec. — manifestarono: denunciarono. — disperso: esule. Dopo la sconfitta, Annibale fuggì in Siria e poi in Bitinia; qui, per sfuggire ai Romani, che ne pretendevano la consegna, si avvelenò (nel 183 a.C.). — Cfr. Livio 39,51; dove è già il parallelo tra il caso di Pirro e quello del Cartaginese.

18. incomodità: svantaggi (e comodità, “vantaggi”). — generazioni: razze; cfr. Polibio 11,19.

20. non importa ecc.: si osservi il rovesciamento della dottrina esposta in III.9. Lì il «modo di procedere» era tutto, il suo riscontro «con i tempi» produceva il successo o l’insuccesso. Qui, la parzialità del “modo” — il suo essere ora positivo, ora negativo — viene assunta come intera negatività, e il momento del riscatto è fatto risiedere in una «virtù» che quella parzialità dovrebbe superare (ma vedi la n. al par. 12). — condisca: accompagni. C’è l’esigenza e c’è l’immagine: ma non c’è un concetto fermo. In Scipione, come si è visto, la virtù non «condisce» ma annulla il “modo”, nel momento in cui ne annulla la (costitutiva) unilateralità. In Annibale, la virtù (appena nominata) non supera mai la negatività del suo «modo di vivere impio» — e infatti quella negatività si dispiega fino all’estremo della sua capacità distruttiva.

XXII

1. comità: stretto latinismo, conservato dal solo ms. L; le stampe traducono: umanità. Cfr. par. 28: «comiter».

2. in quanto ecc.: quanto al comportamento verso il nemico. — l’acquistarono: intendi “la gloria”. — e agli ecc.: e al modo di trattare i soldati.

3. generazione: sorta. — intermettere: risparmiare.

4. l’uno: Manlio (cfr. II. 16.5).

6. detrattò: disertò (ancora un latinismo piuttosto crudo). — discrepante: disobbediente. — gl’imperi: gli ordini; cfr. Livio 8,7, «Manliana imperia», “ordini di Manlio” o “degni di Manlio”, cioè durissimi a eseguirsi.

7. l’altro… l’altro: in secondo luogo… in terzo luogo.

8. Livio: Tito Manlio compare per la prima volta in 7,5, nell’episodio ricordato da M. in I.11.6. — pietoso: devoto. — maggiori: superiori (v. oltre).

9. Francioso: Manlio uccise in duello un gigantesco guerriero Gallo (Livio 7,10). — dalla difesa ecc.: cfr. I.11.6. — Iniussu etc.: contro il tuo ordine non affronterò mai il nemico, nemmeno con la certezza della vittoria (da Livio, loc. cit., con modifiche).

13. un uomo prudente: sembra esservi un riferimento, piuttosto libero, ad Aristotele Polit. 1286 b («è necessario che [il sovrano] possieda una milizia, e che la milizia abbia tanta consistenza che sia superiore a quella dei sudditi, presi singolarmente o aggruppati insieme…»). Cfr. I.55.28.

14. dubitare: temere, come di cosa probabile. — ogni giorno: un giorno o l’altro.

17. i quali sono ecc.: Manlio era costretto dalla sua natura (di «impetuoso») a impartire e far eseguire ordini eccezionali, fuori del comune, e tali da «ritirare» Roma verso il suo principio (cfr. III.1). Discorso involuto, ma che si chiarisce attraverso l’episodio che M. ha in mente, quello del terribile castigo con cui Manlio punì una mancanza disciplinare commessa dal proprio figliolo (vedi II. 16.5). A quel proposito, Livio spiega che tanta severità era necessaria per ripristinare una disciplina militare che il tempo aveva allentato («… uti disciplina militaris ad priscos redigeretur mores», 8,6). Agli occhi di M., Manlio è dunque una perfetta figura del «ritiramento» delle repubbliche alla propria virtù originaria.

18. felice: fortunata. — di sopra: cfr. III.1. 18 e 19. — ritenesse: trattenesse. — perpetua: cfr. le n. a III. 17. 9 e III. 1.29.

20. le cose consuete: Valerio è, invece, una figura del «respetto», che si riscontra in tempi «quieti» [il «medesimo tempo», del par. 2, non può essere inteso in senso “tecnico”!], nei quali la forza della legge non è messa in discussione e non necessita di riaffermazioni eccezionali.

21. non ve n’era: in tempi quieti e non corrotti, la trasgressione o non si verifica, o, per il suo carattere particolare, è sanzionabile in via ordinaria.

22. grado: gratitudine.

24. quelli vizii ecc.: quegli eccessi, il disprezzo e l’odio. — di sopra: cfr. cap. prec., anche per il tema della «virtù eccessiva».

27. preallegato: cfr. III. 20.10.

28. fatto consolo: nel 343 a.C., anno in cui scoppiò la prima guerra contro i Sanniti. — Non alias etc.: nessun altro comandante trattò mai più familiarmente i soldati, sopportando senza difficoltà le fatiche insieme ai sottoposti; era cameratesco nei giochi militari, quando si gareggia da eguali nella corsa o nella lotta; vincitore o vinto, sempre col medesimo viso, senza disprezzare mai chi volesse confrontarsi con lui; buono negli atti, se le circostanze lo permettessero; nelle parole, memore della altrui libertà e della dignità propria; e, cosa quant’altre mai gradita al popolo, teneva nell’esercizio delle cariche la medesima condotta che nel richiederle (7,33).

29. mostrando ecc.: «fecit tamen atrocitas poenae oboedientiorem duci militem» (8,8). — contro i Latini: cfr. II.16.

30. E faccendo ecc.: cfr. Livio 8.10 («…utrius partis T. Manlius dux fuisset, eius futuram haud dubie fuisse victoriam»).

31. giudicarne: giudicare «quale di questi modi di procedere sia più laudabile».

32. d’una republica: ma in III. 19.9 aveva detto esattamente l’opposto, e dato il caso di Manlio come un’eccezione. Vero è che il punto di vista si è spostato: ma così M. viene a mettere in contrasto il criterio dell’efficacia nel comando (c. 19) con quello della pericolosità “politica”. Nel caso del principe, poi, diventa impossibile superare i due criteri, e c’è da chiedersi se l’opposizione fra III.19.10 e III.22.37 non appartenga piuttosto alla sfera del ‘contraddirsi’ che a quella della “contraddizione”. (Male, per salvare la coerenza, il Carli: «qui si tratta non d’un principe di fatto, ma d’uno che si spiani la via al principato», ecc.) — meno pericoloso: per la repubblica (per le ragioni che spiegherà subito dopo). — publico: stato. — risguarda: mira.

33. sospetto ecc.: timore che un privato acquisti troppa potenza.

34. in quanto al publico ecc.: quanto alla pubblica utilità l’effetto immediato è positivo, perché anche comportandosi come Valerio si consegue la vittoria sul campo. Ma prima (par. 17 e 20) aveva ben distinto i «tempi» cui si confaceva l’uno o l’altro «modo» di trattare i soldati. — dubitazioni: timori. — particulare: da privato a privato.— da fare: tanto da provocare. — in uno lungo ecc.: se il comando si prolunga troppo (cfr. III.24).

35. Publicola: “amico del popolo”, cognome antico della famiglia di Valerio Corvo, del quale si sta, appunto, parlando (cfr. Livio 7,32). Male annotano Walker, Bertelli, ecc., credendo che qui sia chiamato in causa il Publicola dei tempi di Bruto e Collatino.

37. La ubbidienza: c. ogg., come poi lo amore.— osservatore ecc.: rispettoso delle leggi. — parti: qualità. — scrive: cfr. per es. Cyrop. 5,3.

38. suo partigiano: fedele alla sua persona. — si conforma ecc.: è compatibile con le altre qualità del suo status di monarca. — uno cittadino: uno che vive in una repubblica. — non si conforma ecc.: questa sua condizione (di “capopartito”) entra in contrasto con i suoi doveri di ubbidienza.

39. differenza: contesa. — ministri: ufficiali. — uno gentiluomo: si tratta di Vettore Pisani (1324-1380), ma M. ne riferisce la vicenda in modo quasi irriconoscibile. Il Pisani, che comandava la flotta, fu battuto dai Genovesi nel maggio del 1379 e, tornato in patria, fu incarcerato. Dopo appena due mesi, avvicinandosi a Venezia la minaccia nemica, il popolo tumultuò per ottenere la liberazione dell’ammiraglio. Questi, uscito di prigione, sedò la rivolta e, ripreso il comando, raddrizzò le sorti della guerra; morì, poco dopo, per malattia. Il momento dell’incarcerazione e quello del tumulto sono stati messi, da M., in sequenza invertita.

XXIII

1. fusse cacciato: Camillo fu citato dai Tribuni a rendere i conti della preda tratta da Veio; per fuggire una condanna disonorevole, se ne andò in esilio ad Ardea (Livio 5,32).

4. eius etc.: i soldati odiavano e ammiravano la sua virtù (da Livio 5,26).

5. tenere: ritenere. — servava: osservava.

6. la prima ecc.: cfr. Livio 5,25 («a Camillo si rimproverava di aver ridotto a zero la preda di Veio con le assegnazioni all’erario per fini religiosi»). — gli applicò ecc.: li trasferì all’erario. — l’altra ecc.: cfr. Livio 5,23 («sapeva un po’ di sacrilegio che il dittatore fosse trattato alla pari di Giove e del Sole»).— la terza ecc.: cfr. I.55.2. — occupata: presa.

7. uno principe: un capo. — la principale ecc.: cfr. Princ. 17.

9. enfiato: gonfio d’orgoglio.

XXIV

2. risoluzione: dissoluzione. — contenzioni: lotte; cfr. I.37. — la prolungazione ecc.: la proroga dei comandi militari. — Quale rapporto tra le due «cagioni»? Evidentemente, l’incrudelire e degenerare della lotta tra Senato e Plebe resta, per M., il fattore essenziale di messa in crisi dell’ordinamento repubblicano; su di esso si innesta anche il fenomeno della proroga — o comunque della reiterazione — degli incarichi di comando, che consente ad alcuni cittadini di acquisire un eccesso di reputazione e di prestigio presso le truppe. Bisogna intendere, per quanto ciò vada realmente oltre l’esplicito, che la stessa «prolungazione» ha prodotto effetti negativi solo dopo che nella vita romana ha preso spazio la corruzione (secondo uno schema simile a quello dichiarato in III.22.35).

4. a chi: a cui. — il magistrato: la carica.— Lucio Quinzio: L. Q. Cincinnato.

5. uno esemplo: cfr. Livio 3,21. — convenzione ecc. Modifica non poco il racconto liviano. Non un accordo, ma un decreto del senato proibì la proroga delle cariche («magistratus continuari») e la rielezione dei Tribuni; ma la Plebe, per sfida, rielesse i suoi Tribuni, così che i Senatori, per non essere da meno, rielessero Cincinnato. Il precedente del decreto serve a comprendere il rifiuto di L. Quinzio. — prolungato ecc.: o meglio, come si è visto, rieletto. — per gara della: in gara con la.

8. Filone: Quinto Publilio F., console, comandava l’assedio di Palepoli (327-26 a.C.); venuto a scadenza il suo mandato, il Senato e i tribuni, per non nuocere allo sviluppo delle operazioni, decretarono che Filone continuasse a dirigere l’impresa come proconsole (Livio 8,23 e 26, dove osserva che quello fu il primo caso di «prorogatio imperii»: ma cfr. 9,34).

10. si discostarono ecc.: condussero guerre in paesi lontani.

12. per questo. Per Mario, Silla e Cesare valse la ripetizione delle cariche, più che la loro proroga. M. ha colto un elemento importante dell’irrigidimento del sistema politico-militare romano [da vedere, per altro, la puntualizzazione del De Sanctis, IV.1.511], ma la connessione all’episodio di Filone appare alquanto artificiosa e il discorso rimane, nell’insieme, appena abbozzato.

13. se non venivano ecc. Ricorda l’intimo legame tra potenza e decadenza, che forma il vero “dramma” della repubblica romana, l’inesorabile «cagione» del suo trapassare a Impero (cfr. I.37.7). Ma l’ipotesi, qui formulata, di un “rallentamento” dell’espansione, al fine di prolungare il vivere libero, pecca di astrattezza, a riscontro del ritmo convulso che agita «le cose degli uomini» e impone a ciascun popolo l’aspra necessità della guerra e della conquista (cfr. I.6). — tardi: lenti.

XXV

2. altrove: cfr. I.37 (la cui tensione e complessità teorica il presente capitolo è lungi dall’eguagliare; nota, fra l’altro, una dichiarazione di incertezza: «e benché in Roma non apparisca» ecc.).

3. oppugnazione: opposizione (da parte dei patrizi; cfr. ovviamente I.37). — né si può ecc.: e la principale causa di questo effetto era il constatare come la povertà non fosse di impedimento a conseguire alcuna carica. — l’abitasse: ella risiedesse.

5. Minuzio: Lucio Minucio; durante una campagna contro gli Equi, si ritrovò assediato sul monte Algido (458 a.C.; Livio 3,26-27). — nelle loro ecc.: quando la situazione volgeva al peggio.

6. villa: tenuta di campagna, podere.

7. Operae etc.: bisogna che ascoltino, ora, quelli che onorano la ricchezza sopra ogni altra cosa umana, e credono che non possa esservi onore né virtù, se non ne abbondi il censo (da Livio 3,26; ma ubi effusae).

8. iugeri: cfr. I.24.10.

9. dicendogli queste ecc.: cfr. Livio 3,29. — Legato: luogotenente.

10. Maestro ecc.: «magister equitum»; ossia, come si è visto, il braccio destro del Dittatore. — Tarquinio: o meglio Tarquizio (Livio 3,27).

11. Regolo: combatté in Africa nel 256-55 a.C., durante la prima guerra punica. — domandò ecc.: cfr. Valerio Massimo 4.4.6; l’episodio è ricordato anche in Arte 1,306 b. — guasta: rovinata, mal tenuta.

14. facultà: proprietà. — maggiori: superiori.

15. Paulo Emilio: cfr. III.16.13. — trionfo: allude a quello celebrato da Paolo dopo la vittoria su Perse di Macedonia (168 a.C.).

16. genero: Elio Tuberone. — una tazza ecc.: cfr. Plutarco Paul. Aem. 28.

17. da altri uomini: oltre a Livio, a Valerio Massimo (il capitolo de paupertate, qui utilizzato), a Sallustio Catil. 10, si cita Plutarco, de cupiditate divitiarum. Ma ricorda anche Dante Par. 15.

XXVI

2. Nacque ecc.: nel 443 a.C.; cfr. Livio 4,9 sgg. — parentado: matrimonio. — ricca: Livio parla di una giovinetta plebea «nota per la sua bellezza»; M. modifica, ed è un fatto curioso (come non pensare alle sue idee sugli uomini e la “roba”?)

7. morti: uccisi, decapitati; Livio 4,10. — composono: pacificarono.

9. istoria: la «storia» ab urbe condita di Livio, naturalmente. — eccesso: abuso. — Lucrezia: cfr. III.2.4. — Virginia: cfr. I.40.26.

10. Aristotile: cfr. Polit. 1311 a. — delle congiure: cfr. III.6.18.

11. principi assoluti: da intendere, qui, come “sovrani” in generale. — questa parte: questo problema, questo aspetto. — gara: lite. — propinqua: vicina (nel tempo).

XXVII

2. comporre: riunire. — il quale ecc.: il quale modo non è altro, né esiste altro medicamento, che…

5. riveggendosi ecc.: quando i contendenti sono obbligati a incontrarsi faccia a faccia ogni giorno. — conversazione: frequentazione. — querele: lagnanze, recriminazioni.

7. quindici anni: la vicenda ricordata da M. occupa il periodo agosto 1500-aprile 1502. — Panciatichi: erano legati ai Medici e ai Vitelli, mentre i loro avversari Cancellieri si mostravano partigiani della Repubblica fiorentina.

8. al sangue: nell’estate del 1500 i Panciatichi e i loro seguaci furono scacciati da Pistoia e tutta la zona precipitò nella guerra civile. — termine ecc.: comportamento da nemici.

9. gli avevano ecc.: li dovevano pacificare, — perché Pistoia era sotto il dominio fiorentino. — terzo modo: quello di imporre un accordo alle parti. Così avvenne nell’aprile e poi nell’agosto del 1501; ma nel febbraio seguente la lotta riesplose e di nuovo i Panciatichi furono espulsi. — si venne ecc.: nel marzo 1502, i Fiorentini occuparono militarmente Pistoia e imposero una nuova pacificazione; ma stalvolta vi aggiunsero un provvedimento di confino per i caporioni più turbolenti. M. seguì personalmente l’intera vicenda e ne stese anche una breve relazione d’ufficio (De rebus pistoriensibus, 1502). L’esempio di Pistoia torna poi in Princ. 17. — stare: durare.

10. il primo: cioè l’eliminazione dei riottosi.

11. esecuzioni: punizioni. — il grande ecc.: qualcosa di grande e generoso; cfr. I.27. — ènne ecc.: ne è tanto aliena. — la si ecc.: ella si decide a impiegare il secondo rimedio.

12. nel principio: cfr. il Proemio al libro I.

14. e savi: amaramente ironico. — tenere ecc.: il “detto” anche in Princ. 20.

15. di sopra: cfr. II.24.

18. guardare: difendere.

19. in governo: in tuo possesso. — ti gli fai: te li rendi. — ora con l’uno ecc.: a favore ora dell’una, ora dell’altra parte. — studio: passione.

20. Mentre che ecc.: cfr. Flavio Biondo Decades 2,9 («crescensque in dies malum Florentini sedare intendentes, se ipsos infectum foedatumque iverunt»).

22. Lant: cfr. I.38.19. — vicitarlo: rendergli omaggio. — Marzocco: per dire Firenze (il Marzocco è il leone rampante, simbolo della città). — biasimò ecc.: deve trattarsi, anche in questo caso, di un ricordo personale di M.

23. forti: difficili. — La dicotomia fra tempi «quieti» e «forti» corrisponde largamente a quella fra «impeto» e «respetto» (cfr. III.9). Mentre, in linea teorica “pura”, le due modalità del «tempo» hanno pari dignità e valore, la concreta costruzione del discorso machiavelliano privilegia nettamente i tempi «forti», quelli in cui la politica è chiamata a esercitare per intero la propria forza decisionistica; talché i tempi «quieti» impallidiscono arretrando verso il fondo del quadro. Non diversamente, «impeto» e «respetto» sono “indifferenti” quanto a valore, finché la considerazione si mantiene sul piano teorico-storiografico; ma quando ci si volge al piano dell’agire, «io iudico», dice M. «che sia meglio essere impetuoso…» (Princ. 25): e non è una predilezione irrazionale, ma il senso preciso del «tempo» in cui vive e opera il Principe, il politico «fondatore» di stati, cui l’opera di M. parla.

XXVIII

1. por mente alle: vigilare sulle.

2. aggravata: oppressa. — cessarla: allontanarla (la fame). — Melio: cfr. Livio 4,13-14 (circa il 439 a.C.). — con suo grado: ricavandone la gratitudine della plebe.

3. morire: Melio fu ucciso dal magister equitum C. Servilio Ahala.

4. dannare: condannare. — a buona ora ecc.: stroncate in tempo. Echeggia Aristotele Polit. 1308 b.

7. talmente che ecc.: in modo che i cittadini godano quel genere di fama che giova alla libertà.

11. stiette: schiette, limpide.

12. si fanno ecc.: creano negli uomini un vincolo di parte.

14. colori: pretesti. — spezie: apparenza. — il braccio regio: un’autorità speciale, di tipo monarchico; cfr. I.55.23.

15. atta: bastante. — si riduce ecc.: la città si rimette, spontaneamente, sulla retta via. Cfr. Cadoni, Pegno di Francia, pp. 209-211.

XXIX

2. peccato: prevale il senso politico, di “atto dannoso al vivere collettivo”. Cfr. II.18.12.

3. discorrerà: considererà. — tenuti: ritenuti. — vedrà che ecc.: cfr. Cicerone de leg. 3,32 («quo pemiciosius de republica merentur vitiosi principes, quod… vitia… infundunt in civitatem» etc.).

4. Alessandro: o meglio da suo figlio, Cesare Borgia; cfr. Princ. 7 e 17 (e qui I.38.7). — quegli signori: Sforza-Riario (Imola e Forlì), Sforza (Pesaro), Malatesta (Rimini), Manfredi (Faenza), Varano (Camerino); diverso è il caso dei Montefeltro di Urbino. — leggiere: leggera, lieve (per la forma cfr. Dante Convivio 2,9: «colui al quale ogni arme è leggiere»). Oppure intendi cagione come un plurale (del tipo: «ogni mie guerre», Boccaccio Teseida 9,55).

5. tristizia: malvagità.

7. alcuna: una qualche. — cagione: occasione, licenza (in cambio di danari?). — assai: molti, troppi. — pregiudizio:infrazione, reato.

8. prevalersi: rifarsi.

10. occupare: appropriarsi di.

11. Timasitheus etc.: Timasiteo colmò di reverenza il popolo, che sempre assomiglia al suo sovrano (da Livio 5,28: «ipse multitudinem quoque, quae semper ferme regenti est similis, reglionis iustae implevit»).

12. dice: cfr. la Rappresentazione di S. Giovanni e Paolo (Simioni II,100); sono parole di Costantino ai suoi figli. — La Rappresentazione è una specie di elementare de optimo principe, in versione teatrale. Il lettore “machiavellista” noterà, almeno, che la superbia (indi punita) di Giuliano l’Apostata è condensata in una battuta come: «Il re e’l savio son sopra le stelle» ecc. (p. 114). Vedi anche Gilbert 139. Oltre a Dante, Lorenzo è l’unico autore volgare citato da M. nei Discorsi: come per un omaggio alle «prime radici» della sua cultura letteraria [cfr., per questo aspetto, Martelli Preistoria (medicea) di M.].

XXX

2. la Toscana: l’Etruria. — deletto: leva di soldati. — con i Volsci: cfr. Livio 6,7. —perpetui inimici: «veteres hostes» (6,2).

3. tribuno ecc.: il consolato fu, per un certo tempo, sostituito da un collegio di sei “tribuni militari” (cfr. I.39.12); nel 385 a.C. erano in carica, oltre a Furio Camillo, Servio Cornelio Maluginense, Quinto Servilio Fidenate, Lucio Quinzio Cincinnato, Lucio Orazio Pulvillo, Publio Valerio. — fare sanza: fare a meno di. — la somma ecc.: il comando supremo.

4. nec etc.: erano certi che non si toglieva alla loro dignità ciò che veniva concesso alla dignità di colui (Livio 6,6).

5. presa ecc.: ricevuta questa dichiarazione di ubbidienza. — si scrivesse: si coscrivessero, si arruolassero.

6. a’ Toscani: è inesatto; Camillo marciò sui Volsci di Anzio e solo in un secondo tempo (6,9) si rivolse contro gli Etruschi.

7. ostare: fare fronte.

8. il quale ecc.: il quale esercito fu messo insieme con il compito di.

10. Prepose ecc.: affidò a Cornelio la presidenza del Senato. — publico consiglio: «publici consilii», in Livio, ma è il Senato stesso. — in modo: in tale modo.

13. per ordine: in modo. — acquieschino: si diano pace.

14. si ridìchino: si mutino d’animo.

15. quando sanza: dal momento che senza.

16. tòrsegli: toglierseli. — tenere ecc.: adottare un modo di procedere tale da vincere.

17. sensatamente: sarà “secondo il senso”, come in I.23. 13 — ma non escluderei, qui, una sfumatura di contrapposizione tra “senso” letterale-storico e “soprasenso” teologico della Scrittura: per cui cfr. Dante Par. 4,40, ecc. — Moisé: cfr., per es., in Ex. 32, la strage degli adoratori del vitello d’oro; o, in Num. 16, la ribellione e morte di Datan.

19. autorità: il Savonarola non aveva cariche politiche, ma poteva soltanto ispirare l’azione di quei suoi seguaci, che sedevano nei consigli e negli organi di governo.

20. per lui ecc.: non mancò di fare quello che era in sua potestà. — de’ savi: ai savi. — così: li chiamava, appunto, «savi del mondo», spregiativamente.

21. Quell’altro: il Soderini. — fresca: “giovane”, o piuttosto “vigorosa” (divenne Gonfaloniere a cinquant’anni). — per invidia: semplificazione polemica, e moralistica, delle ragioni che opponevano al Gonfaloniere la parte “aristocratica”, capeggiata da Alamanno Salviati, Bernardo Rucellai e Giovan Battista Ridolfi. — scandalo: azione straordinaria.

22. notabile: elemento degno di nota. — ordine: ordinamento, distribuzione dei compiti. — dentro e fuori: all’esterno e all’interno della città. — salute: sicurezza, salvezza.

24. tumultuariamente: a furor di popolo.

25. per l’ordinario: di per sé. — non bisognasse… altrimenti: non ci fosse alcun bisogno.

27. che gli abbino ecc.: a chi essi debbano ubbidire. — dove ecc.: dove abbiano a raccogliersi.

XXXI

1. ritengono ecc.: mantengono nella buona e nella cattiva fortuna («in omni fortuna», Livio). Per il tema del capitolo, cfr. Polibio 6,2,6 e Plutarco Demetr. 30.

2. Nec etc.: non mi ha esaltato la dittatura né disanimato l’esilio; da Livio 6,7.

3. la varia: ella, la Fortuna, varia. — congiunto: aderente; l’uomo «eccellente» non conosce “distacco” tra stato dell’animo e azione: questa è sempre la piena e responsabile espressione di quello. — per ciascuno: da parte di ognuno. — non avere ecc.: nel senso che la fortuna non può piegare il loro spirito.

4. invaniscono ecc.: si esaltano vanamente e si inebriano. — attribuiscono ecc.: cfr. capitolo Di fortuna, vv . 71-72.

6. Da che… depende: il debole fortunato e «inebriato», mentre si suscita contro l’odio generale, prepara da se stesso la propria sventura. Ciò vale anche (e direi soprattutto) per gli stati.

7. i principi così fatti: per esempio, i signori italiani di Princ. 24, i quali «quando vennono e tempi avversi, pensorno a fuggirsi e non a defendersi».

9. abietti: umili. — la terza: cfr. II.12.25. — non vollono ecc.: cfr. Livio 22,57 sgg.; il riscatto dei prigionieri sarebbe stato violazione d’un antico costume. — carestia ecc.: cfr. II. 26.9.

10. di sopra: cfr. II.30.29.

12. Antioco: vedi II. 1.18; per l’episodio qui ripreso, cfr. Livio 37,35 e 45. — Scipione: Publio Cornelio, l’Africano. — alla giornata: a battaglia; lo scontro avvenne poi a Magnesia (presso Smirne) nel 190. — il resto: i territori anatolici. — nello arbitrio ecc.: alla volontà dei Romani; che li assegnarono a principi loro protetti.

13. propose: sogg. Scipione. — Quod etc.: che i Romani, se sono vinti, non si perdono d’animo e, se vincono, non insuperbiscono; da Livio 37,45 («animos, qui nostrae mentis sunt, eosdem in omni fortuna gessimus gerimusque, neque eos secundae res extulerunt nec adverseae minuerunt»).

14. insolenza: presunzione, superbia. — non capivano: non trovavano spazio sufficiente, non erano mai sazi di conquiste. L’espansione di Venezia in Italia toccò l’apice tra il 1503 e il 1509. — eronsi ecc.: si erano immaginati.— monarchia: impero universale (dantescamente?). — simile alla romana: vibra la polemica contro i fedeli del “mito veneziano” (cfr. I.4.2, n.).

15. Vailà: Vailate, cfr. I.6.28. — mezza rotta: vedi par. 16. — ribellione: i “ghibellini” di Bergamo, Brescia, Padova, Verona e Vicenza aprirono le porte delle loro città alle forze della Lega. — buona parte ecc.: cedettero la Romagna al Papa e i porti pugliesi (Trani, Brindisi, Otranto) a Ferdinando il Cattolico. — imbasciadori: Antonio Giustinian fu inviato a Massimiliano d’Asburgo per promettergli, se si staccasse dalla Lega, non soltanto l’intera Terraferma già veneziana, ma un tributo annuo di cinquantamila ducati (Guicciardini St. d’It. 8,6). — lettere: ricordate anche da Guicciardini (8,7).

16. avendo ecc.: Dopo un primo scontro vittorioso presso Rivolta, i Veneziani s’internarono in Ghiaradadda, e a Vailate la loro retroguardia, capeggiata da Bartolomeo d’Alviano fu raggiunta dai Francesi. L’Alviano accettò la battaglia e fu disfatto, mentre il suo collega, il conte di Pitigliano, rimase inattivo e poi continuò la ritirata con le forze integre (cfr. Guicciardini St. d’It. 8,5). — uno deProvveditori: Andrea Gritti; assieme al Capitano Generale, Niccolò Orsini conte di Pitigliano, guidò il ripiegamento su Brescia e poi su Peschiera. — La ricostruzione della battaglia è in P. Pieri, Il Rinascimento e la crisi militare italiana, Einaudi, Torino 1952, pp. 455 ss.

18. causata ecc.: i Veneziani si erano per lungo tempo serviti di armi mercenarie e ciò li aveva resi “vili”, disabituati a battersi per la propria salvezza.

21. in una ecc.: in una stessa repubblica, i quali salgono a quel grado di virtù che è consentito dalla bontà dell’ordinamento.

22. il fondamento. Nel Principe, c. 12, il nesso tra «buone legge» e «buone arme» è posto, nella sua necessità, senza che l’un termine sia chiamato a «fondamento» dell’altro. Qui invece l’enfasi cade risolutamente sulla «buona milizia»; ma è un rafforzamento espressivo, più che una vera e propria determinazione concettuale, dal momento che a fondamento della «buona milizia» ci sarà pur sempre la «buona legge» che la istituisce. Il rafforzamento del termine «armi» è tuttavia significativo, e crea un legame con il libro secondo più che con il primo.

23. però ecc.: pertanto bisogna. — e con altri ecc.: non si possono tenere in servizio i soldati mercenari anche in tempo di pace, perché ciò costerebbe troppo.

24. di sopra: vedi cap. prec.

25. il campo: lo schieramento. — Quod etc.: ciascuno farà quello che ha appreso ed è abituato a fare (da Livio 6,7; ma il senso non è proprio quello ricavato da M.: Camillo raccomanda ai soldati di non aver timore e conclude: «non appena sarete venuti alle mani [voi e i nemici], ciascuno farà… ciò che è abituato a fare: voi vincerete, quelli fuggiranno»).

26. E, chi considera… considerasi ecc.: e se uno considera… deve considerare che… — e se gli comandasse: e anche se li comandasse.

28. e in particulare ecc.: e come privati e come membri della repubblica, tocchi di fare la prova della virtù propria.

XXXII

2. Velitre: Velletri; Livio 6,21. — sotto speranza…speranza: aggiunta di M. — cittadini: Veliterni e Circeiesi. — autori: «auctores», promotori.

3. a correre ecc.: a gettarsi al saccheggio dei territori romani.

5. quelli soldati ecc.: da Polibio 1,66 sgg. L’episodio è citato anche in Princ. 12 e Arte 1,305 b.

6. Asdrubale: si tratta in realtà di Gescone.

8. Donde ecc.: Polibio 1,80-81.

XXXIII

1. fare ecc.: rendere i soldati fiduciosi l’uno nell’altro e nel loro comandante.

3. conòschinsi: che i soldati si conoscano.

6. discosto: di lontano, in anticipo. — alleggerisca: sminuisca.

8. di religione: cfr. I.11; tutti i principali atti politici, spiegherà subito dopo, erano accompagnati con cerimonie religiose. — deletto: arruolamento.

9. fazione: azione guerresca. — di averla: che l’avrebbe.

10. Pulcro: cfr. I.14.11.

11. Appio: A. Claudio Crasso, nipote del decemviro. — mediante quelli: per colpa di coloro. — Eludant etc.: si beffino pure, adesso, delle cerimonie. Che cosa importa se i polli non mangiano, se riluttano a uscire dalla gabbia, se un uccello ha cantato male? Son piccole cose; ma, non trascurandole, i nostri avi fecero grande questo stato (da Livio 6,41).

14. I Prenestini ecc.: cfr. Livio 6,28-29. — da i Franciosi: cfr. II.29.10; la battaglia con i Galli è del 387 a.C., quella con i Prenestini del 380.

15. la fortuna del luogo: «fortuna loci» (Livio), il fato di quella località, che sarebbe stata infausta ai Romani.

16. probabile: approvabile, lodevole.

17. del Dittatore: Tito Quinzio Cincinnato; il suo magister equitum era Aulo Sempronio Atratino. — Vides etc.: guarda come si sono schierati sull’Allia, confidando nella fortuna; tu confida nelle armi, e lanciati in mezzo a loro (da Livio 6,29; ma loci fortuna e constitisse).

19. due Manlii: Publio e Caio; non consoli ma tribuni militari con potestà consolare per il 379 a.C. (Livio 6,30).

20. Militum etc.: la virtù dei soldati, anche senza comandi, salvò… (da integrare:… quel che rimaneva della fortuna dei Romani, «quidquid superfuit fortunae populi Romani»).

21. termine: accorgimento. — Fabio: Quinto F. Massimo Rulliano; cfr. Livio 9,37 (e qui II.33.6). — di nuovo: per la prima volta (non è esatto, e manca in Livio). — per averlo ecc.: in Livio, l’esercito è demoralizzato dalla forza numerica del nemico. — e dove: e nelle quali.

XXXIV

1. ei il popolo. — i magistrati: le magistrature.

2. Altra volta: cfr. I.11.6.

3. istraordinario: illegale. — tanta: avv. accordato (le stampe antiche e il Mazzoni: tanto). — grata ecc.: gradita alla cittadinanza. — i Tribuni: ufficiali superiori; erano sei per ogni legione. — nel secondo luogo: Manlio fu il secondo degli eletti.

4. successo: avvenimento. — di sopra: cfr. I.47.

11. vi vanno ecc.: se ne fidano poco.

12. pratiche: amicizie (cfr. par. 7). — l’opinione: la congettura.

14. rilevarsi: distinguersi.

17. combatté ecc.: cfr. III.22.9. — Torquato: da torques, collana.

18. il figliuolo: cfr. II. 16.5.

21. Scipione maggiore: Publio Cornelio. — Tesino: Ticino, nella battaglia del 218 a.C: contro Annibale («ancor giovinetto, in sul Tesino» è un verso del capitolo Dell’ingratitudine, del 1507). — dopo la rotta ecc.: cfr. I.11.5.

22. rimandò ecc.: cfr. III.20.8.

23. rado: raro, eccellente. — si riduca ecc.: rimanga come esempio proverbiale tra i sudditi.

24. cominciamo: cominciammo.

25. dissimile: e, dunque, cattiva.

26. perché ancora: affinché anche. — la voga: il favore. — publicare: rendere pubblici.

27. l’orazione ecc.: cfr. Livio 24,8.

28. contrassegni: indizi.

XXXV

2. farsi ecc.: prendere l’iniziativa di qualcosa che riguardi molti. — a luogo ecc.: il tema indicato («quanto sia cosa» ecc.) potrebbe adattarsi, lato sensu, allo stesso Principe (cap. 6-9?); ma qui M. allude a un ipotetico, «più alto», testo da venire (e, in fatto, mai composto). — a lui: al proponente.

3. dal fine: dall’esito. — commendato: lodato. — di lunge: abbondantemente.

4. Salì; Selim. (1515-20; è detto presente Sultano: un altro elemento utile alla “cronologia” dei Discorsi). — alcuni ecc.: non sappiamo di chi si tratti; a Costantinopoli risiedeva un parente di M., Giovanni Vernacci, ma il carteggio tra i due non fornisce mai notizie di carattere politico. Si sa, comunque, che un ambasciatore turco giunse a Venezia nel novembre 1517 (I manoscritti Torrigiani donati al R. Archivio di Stato di Firenze, Firenze 1878,199; e v. anche 194-95). — Bascià: pascià, governatore. — Soft: è lo Scià di Persia, Ismail (cfr. II.17.44).

5. fiumare: corsi d’acqua. — romani: all’epoca delle guerre contro i Parti. — superiore: vittorioso. Gli avvenimenti si collocano tra il 1514 e il ’17.

8. il primo che ecc.: Lucio Genucio, il primo console plebeo ad avere il comando di una spedizione (contro gli Ernici, intorno al 362 a.C.; Livio 7,6). — sarebbe ecc.: è una congettura di M., che crea così un singolare “esempio ipotetico”. — tanta: avv. accordato (le stampe antiche e il Mazzoni: tanto).— quella parte: la Plebe.

9. sanza rispetto: senza timore.— dello stato: della posizione. — ciechi. Un giudizio storico-politico misurato esclusivamente sul risultato appartiene a una specie di prudenza, tutto sommato, inferiore e volgare (cfr. Livio 27,44,2). Nei Ghiribizzi: «Donde io credo, non con lo specchio vostro (dove non si vede se non prudenza) ma per quello de’ più, che si habbi nelle cose ad vedere el fine et non el mezo…»; e anche Ist. fior. 4,7; 8,2. Davvero «savio» sarà invece colui che saprà ricostruire razionalmente le circostanze entro le quali un certo risultato si è prodotto.

10. moderatamente: senza troppo calore. — E sembra quasi un «ricordo» amaramente autobiografico: al tempo della Repubblica, M. aveva proprio preso «per sua impresa» l’ordinanza dei fanti, ricavandone odî feroci e aspre delusioni. — per sua impresa: per sua bandiera, assumendone l’intera paternità. — importunità: insistenza.

11. hanno contradetto: si sono opposti alla tua proposta. — nello ecc.: dopo un risultato sfavorevole.

12. per la contradizione: a causa dell’opposizione incontrata.

15. quegli amici ecc.: M. ha rimaneggiato un episodio della Vita Pauli Aem. di Plutarco (c. 23). — rotto: sconfitto, a Pidna nel 168 a.C. — replicare: riesaminare. — uno di loro: in Plutarco, le vittime sono due, Eucto ed Euleo, tesorieri di Perseo. — disse ecc.: aggiunta di M.

XXXVI

2. quello Francioso: quel Gallo; cfr. III.34.17. — più volte: cfr. 10,28 («… primaque eorum proelia plus quam virorum, postrema minus quam feminarum»). Il detto è citato già nel Ritracto di cose di Francia, ma con erronea attribuzione a Cesare. — successo: seguito.

3. natura… arte: la forza del dato naturale non è tanta che non possa essere piegata dall’intervento di una volontà orientata razionalmente. Il “paradigma della prassi” continua a interferire e ad alternarsi con quello del “riscontro”. Cfr. capitolo Dell’ambizione, vv. 109 sgg.

4. furore: bellicosità.

5. regolarlo: mantenerlo nel rispetto delle regole. — mentricava: praticava con meretrici. — domestica: personale.

6. pruova: buona prova.

7. con i modi ecc.: a tempo e a modo. — nutriti ecc.: cfr. III.33.

8. mancavano: venivano meno.

10. accidentale: imposto per forza di «arte». — abbattano a: imbattono in. — accidente: cagione occasionale.

12. punire ecc.: cfr. I.31.16. — Nemo etc.: non si abbia più rispetto né per gli dei né per gli uomini; non si rispettino né gli ordini dei comandanti, né gli auspici; senza congedo vaghino i soldati per terre amiche o nemiche; immemori del giuramento, essi si sgravino a piacer loro del servizio; insegne abbandonate, adunanze disertate; non si distingua più tra dì e notte, tra buona e cattiva posizione, e si combatta indifferentemente con o contro l’ordine del capo, trascurando insegne e formazione; allora la nostra milizia, già austera e sacra, sarà uguale a una banda di predoni, ciecamente buttata allo sbaraglio (Livio 8,34). Del testo Mazzoni correggo due refusi, restituendo deserantur e discernatur; sola — dove il testo critico ha sua — è attestato nella tradizione liviana.

XXXVII

1. Se ecc.: se le scaramucce prima della battaglia sono necessarie; cfr. Arte 7,385 b. — fuggire: evitare.

2. altra volta: in I.2. 12 (ricorda anche Mandr. 4,1: «la fortuna e la natura… non ti fa mai un bene, che all’incontro non surga un male»). Da cfr. con Dionigi di Alicarnasso Antiq. Rom. 1035 Reiske.

5. Tanti etc.: quel combattimento ebbe tanta importanza per l’esito dell’intera guerra, che l’esercito dei Galli, abbandonato in gran fretta l’accampamento, passò nel territorio di Tivoli e quindi in Campania (da Livio 7,11).

6. al tutto: ad ogni costo. — operino: mettano in campo. — di sopra: cfr. I.23.

7. e ch’e’ ecc.: e quando esso goda di una reputazione tale che intimorisce i tuoi uomini. — maneggiare: trattare.

8. manifesta perdita: sconfitta certa. — fatto …di tòrre: fatto in modo di togliere.

9. Valerio: cfr. III.22. — ai Sanniti: la prima guerra sannitica fu combattuta fra il 343 e il 341 a.C.. — ne eos etc.: affinché non temessero una guerra e un nemico ignoti (da Livio 7,32: «Valerius levibus certaminibus temptandi hostis causa haud ita multos moratus dies… suos adhortatus ne» etc.).

10. non cresca: costruz. lat.; intendi, ovviamente: «c’è pericolo che cresca».

12. guardare terre: difendere piazzeforti. — trattandosi ecc.: quando il nemico tenti di espugnarle.

13. come i Franciosi: come i Galli, nel caso di Manlio Torquato.

14. militare: esperto nella guerra. — condizione: fama. — abbandonò ecc.: cfr. Livio 32,13. — per essere: causale. — negletta: abbandonata.

15. raccomandati: protetti. — commettendo ecc.: ordinando loro di difendere se stessi come meglio potessero; cfr. Livio 23,5.

17. contro a’ Cimbri: nel 102-101 a.C. — di già vinto: presso Aurasione, in Gallia, nel 105 (oppure, rif. alla battaglia di Noreia, vedi 11.12.28).

18. volle che ecc.: cfr. Plutarco Mar. 16. — impedimenti: carriaggi, trasporti.

19. qui etc.: che spaventati da una cosa di poca importanza fuggirono nell’Agro tiburtino e in Campania; cfr. par. 5, e nota il rovesciamento logico cui porta lo spostamento del punto di osservazione.

XXXVIII

2. di sopra: al cap. prec.

3. Tum etc.: essi (i soldati) dovevano fissare lo sguardo su colui, al comando e con gli auspici del quale, entravano in battaglia; se si trattava di un facondo predicatore, piacevole da ascoltare, feroce a parole ma inesperto di guerre, oppure di uno che sapeva anche scagliare una lancia, avanzare in prima linea, gettarsi nel cuore della mischia. Voi, o soldati (passa al discorso diretto), seguite i miei atti, non le mie parole, aspettate da me non solo ordini ma esempi — da me che tre consolati e alte lodi mi son conquistato con questa destra (Livio 7,32).

4. e quello che ecc.: e uno che non sia fatto a questo modo, se mai per fortuna o ambizione perverrà al grado di capitano, scoprirà dopo un po’ di tempo, che quell’incarico gli toglie reputazione (perché mette allo scoperto i suoi difetti). — illustrono: rendono illustri.

5. considerare che… quanto: costruz. con doppia cgz. — la industria: quell’accorgimento.

7. altra volta: cfr. II.13. — nuovi: appena arruolati.

8. fitte: simulate. — da quelli poi: dopo quei (mesi).

9. si… diffidare: perdere la speranza (di poter fare ecc.).

XXXIX

2. de’ siti: delle località.

5. Però: perciò. — quelli eroi: i simboli miticamente elaborati della prima storia umana — da Ercole ai Dioscuri, a Teseo, a Meleagro, tutti coinvolti in leggende di caccia, riferite da Omero, Ovidio… Ma ricorda anche i primitivi cacciatori di Lucrezio 5,966 sgg.

6. Senofonte: in Cyrop. 2,4. — divisare ecc.: predisporre l’impresa.

7. gioghi: valichi, varchi, al cui passaggio sorprendere le belve in fuga (“prendere al varco”). — desse: finisse.

8. immagine: simulazione. — necessario: cfr. Princ. 14.

9. sapere ecc.: conoscere, fin nei particolari, come è conformato il paese.

10. in modo che ecc.: preso alla lettera, potrebbe parere un eccesso di fiducia nel metodo della induzione per analogia; si intenda, meno impegnativamente, che un capitano ben allenato allo studio del terreno si trova facilitato nell’affrontare situazioni non note.

11. pratico uno: praticato, esplorato almeno uno.

13. Cornelio: il collega del Valerio Corvo ricordato al cap. prec. — Vides etc.: vedi quel picco soprastante ai nemici? poiché gli incauti Sanniti ce lo lasciano, se siamo svelti a occuparlo sarà la rocca e la speranza della nostra salvezza (Livio 7,34).

14. Publius etc.: Publio Decio, tribuno militare, scorge un colle isolato, alto sulla gola, superiore al campo nemico, inaccessibile a un esercito equipaggiato ma non a uomini con armamento leggero (Livio, loc. cit.).

15. tremila: «i principi e gli astati di una legione» dice Livio; M. stima la consistenza di una legione romana in circa cinquemila fanti (Arte 3,336b), e quindi calcola il numero di astati e principi, attenendosi approssimativamente alle proporzioni indicate da Polibio 7,21. — Ite etc.: «venite con me, a vedere, finché c’è un po’ di luce, dove i nemici abbiano messo sentinelle, dove sia aperta una via d’uscita»; avvolto in un mantello da soldato, per non farsi notare dai nemici, perlustrò ogni luogo (Livio, loc. cit.; ma sagulo gregali).

16. quale utile faccia: quanto era utile. — di discosto: di lontano. — speculare: scrutare, esplorare.

XL

1. fraude: astuzia, inganno verso chi non si fida (vedi par. 5-6).

3. Annibale: l’eccellenza militare del Cartaginese è riconosciuta unanimamente da Livio, Plutarco, Polibio, C. Nepote, ecc.; cfr. anche, per una curiosità, la lettera di M. a F. Guicciardini, 4 aprile 1526. — gli altri: per es., quell’Arato cit. in II.32.

5. quella fraude ecc.: di cui si ragiona in Princ. 18.— di sopra: cfr. II.13. — gloria: la frode — quella vera! — «la è meno vituperabile quanto più è coperta» (II.13) e non può che essere esclusa, quindi, dalla «gloria», ossia dallo «spettacolo» della politica (e cfr. cap. sg.).

6. in sul lago ecc.: cfr. Livio 22,4 e Polibio 3,83. Il lago è il Trasimeno; la battaglia fu combattuta nel 217 a.C. — rinchiudere: attirare in un luogo chiuso e stretto (un vallone, nel quale i Romani furono massacrati). —per uscire ecc.: cfr. Livio 22,17, ecc.; accerchiato fra i monti, Annibale spinse, di notte, duemila buoi (con fascine fiammeggianti legate fra le corna) verso la cima di un colle. I Romani, credendo si trattasse dei Cartaginesi in fuga, si mossero dietro l’armento, mentre Annibale si allontanava dalla parte opposta. Vedi anche Arte 6,373b.

7. alle Forche Caudine: nel 321 a.C. — mandò ecc.: cfr. Livio 9,2. — convennono: concordarono. — Nocera: lapsus per Lucera.

8. ai balzi: alle gole.

9. quae etc.: che non procura amici e non elimina i nemici (Livio 9,3).

10. di sopra: cfr. II.23.

XLI

2. di sopra: nel cap. prec. — il Consolo: i consoli, Tito Veturio Calvino e Spurio Postumio. — legato: come dire “ufficiale superiore.” — fuggire ecc.: rifiutare qualunque condizione.

3. E che ecc. Livio scrive: «sed ea caritas patriae est ut tam ignominia eam quam morte nostra, si opus sit, servemus» (9,4). Riecheggiato anche in Ist. fior. 5,8.

5. osservata: seguita, imitata.— al tutto della salute: della vita e della morte. — cadere: avere peso. — né di giusto ecc. È una delle più taglienti presentazioni del «criterio» che governa la politica, colto nella sua indipendenza radicale dall’etica. Il Walker menziona giustamente Cicerone de leg. 3,8: «salus publica suprema lex esto».

6. dai Franciosi: ancora un “ricordo” che si aggiunge a quelli raccolti nel Ritracto di cose di Francia. — il loro re ecc.: il Walker intende, male, come se qui si volesse dire che il re è «extra ius»; donde un lungo e polemico commento, che ha ben poco a spartire col testo.

XLII

2. i Consoli: cfr. cap. prec. — il primo ecc.: Livio 9,8. — la pace: i consoli e gli ufficiali romani avevano dovuto sottoscrivere una promessa di pace con i Sanniti. — il consolo: ma, dopo il ritorno dell’esercito vinto, erano saliti in carica due nuovi consoli, Quinto Publilio Filone e Lucio Papirio Cursore. — obligato: vincolato dalla promessa.

3. ne fu contento: l’approvò.

4. ritennono: trattennero. — fu Postumio ecc.: Livio, 9,12.

5. ordinariamente: naturalmente, per il fatto stesso. — il publico: la cosa pubblica..— Che le promesse forzate non impegnino è quasi un luogo comune: Walker cita Cicerone de off. I,32 e Tommaso S. Th. 2a,2ae 89,7,3 (dove per altro si distingue tra l’obligatio alla persona con cui ci si è impegnati, e quella a Colui nel nome del quale si è giurato). Ma il discorso machiavelliano di qui parte per concludere in un esplicito ribadimento delle tesi del Principe sulla «fede»: tutti gli impegni di natura politica sono, a ben guardare, «forzati», nel senso che tutti trovano e perdono vigenza nel mutare dei rapporti di forze (vedi par. 7).

8. De Principe: questa deve essere l’intitolazione definitiva attribuita dall’A. all’opuscolo; in II. 1.29, «trattato de’ principati» è piuttosto un argomento (che certo echeggia il titolo più antico [cfr. la lett. al Vettori, 10 dicembre 1513]: e non a caso, dal momento che cita un capitolo, il terzo, appartenente al primo nucleo dell’opera).

XLIII

1. in una provincia ecc.: in una stessa regione manifestano, in ogni tempo, quasi lo stesso carattere.

2. immeritamente: a torto. — riscontro: termine specifico che indica, nel lessico dell’A ., l’esistenza di elementi di “regolarità” storica, tali da permettere un confronto tra gli avvenimenti passati e i presenti. Cfr. I. Proemio A.8; I. 39.3; ecc.

3. le medesime passioni: non si può intendere, alla lettera, che tutti gli uomini hanno le stesse passioni (identiche ciascuno all’altro) e sortiscono quindi gli stessi identici effetti. Esistono piuttosto delle costanti comportamentali, pertinenti alcune alla generalità degli uomini (p. es. l’ambizione), riscontrabili alcune altre in singoli ceppi umani (e questo è appunto il tema del cap.). Il Raimondi propone un confronto con Pomponazzi de incant. 10 e de fato 4,4 («nihil fuit quod non erit» etc.); a parte la congruenza specifica dei luoghi citati, è vero che la meditazione di M. si nutre di forti motivi aristotelici (come quello della eternità del mondo) e anti-platonici (come la polemica contro l’ “uomo-camaleonte” pichiano).

5. Fa ancora ecc.: la cognizione dal futuro attraverso il passato è anche facilitata dal fatto che si vede. — lungo tempo: attenua «tutti i tempi» del titolo.

6. pieni ecc.: caratterizzazione piuttosto debole, se è vero che gli uomini sono «generalmente … ingrati, volubili, simulatori e dissimulatori, fuggitori de’ pericoli, cupidi di guadagno» ecc. (Princ. 17). Ma, nell’insieme debole è il capitolo e debole è tutta questa sezione conclusiva dei Discorsi. — avarizia: avidità.

7. quante volte: nel novembre 1494 e nell’estate del ’95; e subito dopo i Francesi consegnarono la fortezza ai Pisani in rivolta (cfr. Guicciardini St. fior. 12 e 13).

10. contro a’ Visconti: contro Gian Galeazzo Visconti; la guerra durò dal 1390 fino alla morte del duca (1402). Fonte di M ., per questa vicenda, è il Bruni Hist. fior. 12,281 sgg. Santini. — privo: ricorda che Firenze può essere di gen. maschile. — ispedienti: mezzi. — condurre: ingaggiare. — lo imperadore: Roberto, eletto re di Germania nel 1400; discese in Italia l’anno seguente, nel tentativo di ottenere dal Papa la corona imperiale, ma fu sconfitto dal Visconti (Brescia, 21 ottobre 1401) e dovette tornarsene in Germania.

11. levarsi: muoversi— alcuna cosa: ma cfr. la n. par. prec.— causando ecc.: dicendo, per giustificazione, che era costretto a ritirarsi da coloro (i Fiorentini) che non erano stati ai patti.

13. questa: al tempo di Carlo VIII.

14. Toscani: Etruschi. — convennono ecc.: si accordarono con i Galli Cisalpini, intorno al 300 a.C. Cfr. Livio 10,10.

16. Talché ecc. Possiamo bene immaginare quanto M. sia stato colpito da quest’episodio di storia antica, in cui i «Toscani», «pecunia freti» — esattamente come i Fiorentini di diciotto secoli dopo — acquistano l’alleanza dei «Franciosi» per fare guerra ai propri nemici, e scoprono poi di aver soltanto pagato per il proprio riscatto. Ma bisogna soprattutto osservare, a commento della frase che conclude il capitolo, che M.’, negli scritti di intervento politico, è sempre partigiano dell’alleanza francese. È vero che egli ha sempre posto tale indicazione sul fondamento di una razionale analisi di interessi, e mai su quello della «fiducia»; ciò nondimeno, l’accento antifrancese di questa pagina costituisce un’eccezione, meritevole, forse, di qualche approfondimento.

XLIV

2. assaltati: la terza guerra sannitica durò dal 298 al 290 a.C. — stare ecc.: affrontare i Romani in campo aperto. — guardate ecc.: difese le città.

3. rebellasse etc.: di essere insorti perché è più gravosa la pace agli oppressi che la guerra agli uomini liberi (Livio 10,16).

5. patisce: permette. — spazio ecc.: troppo tempo per decidersi. — indegnazione: irritazione del richiedente.

6. marchese: Francesco IV Gonzaga. — volendo cacciare ecc.: cfr. I.27.2. — dubbia e varia: incerta.

8. ristretti: costretti. — e il re ecc.: cfr. Guicciardini St. d’It. 7,3; che sembra addirittura ispirato dai Discorsi.

9. Fois: cfr. II.17.12. — il dominio del re: i territori del ducato di Milano, allora francese. — gli conveniva: era obbligato a. — certe chiuse: certi passaggi sbarrati, sotto il controllo dei Mantovani. — da lui: dal Marchese.

10. significò: richiese che.— le chiavi: il lasciapassare.— quel passo: Ponte Milano, sul Mincio; cfr. Guicciardini St. d’It. 10,10 (ancora “ispirato”?: «…o per non lasciare luogo con la dimanda improvvisa a’ consigli [del Marchese]…»).

11. occupato: costretto. — più trepidamente: meno risolutamente. — in lega: contro la Francia; quindi il Foix si presentava come un nemico che andava a combattere contro i Veneziani, alleati di Mantova. — figliuolo: Federico, dato in ostaggio a Giulio II come garanzia della fedeltà di Mantova alla lega.

13. gli avevano ecc.: essi avevano rifiutato di impugnare in un altro momento.

XLV

1. Quale ecc.: se sia meglio, nelle battaglie campali, sostenere l’assalto nemico e quindi contrattaccare, oppure assaltare per primi.

2. Decio ecc.: Publio D. Mure e Quinto Fabio Rulliano, consoli nel 295 a.C. — alla zuffa: presso Sentino, nel Piceno. — fazione: fatto d’armi.

3. Perché ecc.: cfr. Livio 10,27 sgg.

4. il successo: il risultato. — la banda ecc.: la sua parte che cominciava a dare addietro. — il padre: cfr. II. 16.2.

XLVI

1. un tempo: a lungo. Il discorso nasce dalle notazioni di Livio sulla costante ostilità degli Appii alla Plebe (cfr. 9,33-34).

2. certi modi ecc.: cfr. II.43.

3. i Publicoli: cfr. III.22.25. — spartite: distinte.

4. La quale ecc.: Mazzoni trae, da L, Le quali cose non possono; poi il discorso continua «ma è necessario venga…». Per quanto la sconcordanza possa essere, in astratto, ammissibile, mi terrei in questo caso alla più lineare lezione delle stampe. — ch’e’varii: che esso (il sangue) si muti, si mescoli a causa dei matrimoni.

5. ne faccia ecc.: ne resti impressionato.

6. voglia: ambizione. — uno di loro: Appio Claudio il Cieco, Censore nel 310 a.C. — avendo ecc.: cfr. Livio 9,33; il collega era Caio Plauzio. — la legge: la lex Aemilia, che portava la durata della censura da cinque anni a diciotto mesi.

7. generassissene: se ne generassero. — del Popolo: per il vero, Appio riuscì a mantenersi nella carica solo grazie all’appoggio di tre Tribuni della Plebe.

8. la orazione: Livio 9,34. — appiane: della stirpe degli Appii (ossia della gens Claudia).

XLVII

2. Marzio: Gaio M. Rutilo, console per il 310 a.C.; Livio 9,38. — ai difetti: all’impedimento.

3. Fabio: Quinto F. Rulliano; la nomina del dittatore toccava a lui, mancando i contatti con Marzio. — nimico: per l’episodio ricordato in I.31.16.

4. col tacere ecc.: Fabio accolse l’ordine in mesto silenzio, e in silenzio rimase anche dopo il rito di nomina. — premesse: pesasse, dolesse.

XLVIII

2. Essendo ecc. Ripercorre il racconto liviano con una certa libertà. Nella fonte, vi è un primo episodio in cui, il dittatore (non console) Marco Valerio Massimo essendosi recato a Roma per un rito augurale, il maestro di cavalleria Marco Emilio Paolo cade in un tranello etrusco; segue poi l’episodio di cui è protagonista Gneo Fulvio, ufficiale responsabile di un piccolo avamposto (cfr. Livio 10,3-4). — avere….alla tratta: prendere nella rete. — tenne ecc.: riuscì a scoprire l’ingano. — rotto: frustrato.

5. stettero ecc.: cfr. Livio 5,39. — di fraude: che quell’apparente facilità nascondesse un tranello.

6. nel 1508: datazione secondo il calendario fiorentino (ab Incarnatione Christi); l’episodio è del marzo 1509 (cfr. Guicciardini St. fior. 31 e St. d’It. 8,8).

9. con l’ordine suo: secondo gli accordi che avevano con lui. —più loro capi: Canaccio da Pratovecchio e Paolo da Parrano, secondo il Guicciardini. In realtà, il successo pisano fu minimo, «maravigliandosi ognuno che per sì poco acquisto [i Pisani] avessino fatto un trattato [un inganno] di questa sorta» (St. fior.).

XLIX

2. altre volte: cfr. I.33-34. — secondo che ecc.: quanto più sono gravi, tanto migliore deve essere il medico.

3. insperati: inaspettati, inauditi. — tutte le donne ecc.: cfr. Livio 8,18; circa centosettanta matrone sarebbero state riconosciute colpevoli di veneficio.

4. congiura: cfr. Livio 39,8 sgg. (186 a.C.); non tanto di una congiura si trattava, quanto di una società semiclandestina per il culto di Bacco, che diffondeva a Roma riti di origine orientale. — erranti: colpevoli.

5. che non ecc.: che non abitassero in una città e che mangiassero in piedi (cfr. Livio 23,25 e 25,5; M. ha qualche particolare in più).

6. il decimare: cfr. Livio 2,59, ecc.— l’autore: il promotore, il principale colpevole.

9. le venefiche ecc.: le avvelenatrici e le adoratrici di Bacco.

10. a morte: letali. — lo stato: la forma del governo.

11. civiltà: cittadinanza.

12. Fabio: lo stesso del cap. 47; fu censore per il 303 a.C. e provvide alla istituzione di quattro nuove tribù «per sottrarre i comizi alla preponderanza dei ceti più bassi» (Livio 9,46). «Q. Fabio Rulliano e P. Decio Mure… istituirono… quattro tribù urbane destinate a quelli che non possedevano stabili nel territorio delle tribù rustiche. Così delle ventun tribù che allora esistevano, quattro sole rimasero al proletariato urbano, e nelle altre, anche se i buoni contadini intervenivano in pochi, non rischiavano d’essere sopraffatti dalla turba di quelli che in qualsiasi tumulto non avevano nulla da perdere» (De Sanctis, I,230).

13. sanza alterazione: senza sconvolgere la costituzione. — civilità: “cittadinanza”, ma come “collettività di cittadini”.