Ti saluto, divinità della mia terra

Dopo due anni ricchissimi di impegni e collaborazioni, nel 2012 le incombenze si fanno meno frenetiche. Il 20 marzo Enzo Avitabile pubblica un suo nuovo lavoro, BLACK TARANTELLA, e nella canzone No è no duetta con Franco. In maggio esce ANESTESIA TOTALE di Valentino Corvino, disco tratto dall’omonimo spettacolo teatrale di Marco Travaglio; Franco duetta con Luca Madonia in L’esondazione. Avremo anche le musiche per un cortometraggio di Pasquale Scimeca, Convitto Falcone, ambientato nel Convitto Nazionale Giovanni Falcone di Palermo; fra i brani, una nuova versione di Povera patria cantata da un coro di bambini.

Elisabetta Sgarbi pubblica un nuovo film, Il viaggio della signorina Vila e, come ormai d’abitudine, Franco compone brani per la colonna sonora. Battiato compare poi in PAROLE NOTE, CD a sostegno della Fondazione Umberto Veronesi, dove interpreta Frammento, da La danza della realtà di Alejandro Jodorowsky; infine partecipa a Tutta colpa dell’amore Artisti per la donazione degli organi, spettacolo di beneficenza curato da Marinella e Roberto Ferri, poi confluito in un CD.

L’autunno porterà comunque un nuovo album di inediti, a cinque anni dall’ultimo.

APRITI SESAMO

Franco Battiato: voce • Simon Tong: chitarra • Carlo Guaitoli: pianoforte • Carlo Boccadoro: organo Hammond • Faso: basso • Gavin Harrison: batteria • Gianluca Ruggeri: percussioni • Pino “Pinaxa” Pischetola: programmazione, percussioni • Alessandro Simoncini: violino • Luigi Mazza: violino • Demetrio Comuzzi: viola • Luca Simoncini: violoncello • Chiara Vergati: cori

Produzione: Franco Battiato

Pubblicazione: Universal, 23 ottobre 2012

L’atteso nuovo CD si intitola APRITI SESAMO ed è un’opera in cui Battiato appare pacificato; ha superato le arrabbiature di INNERES AUGE e fa i conti piuttosto con la sua vita e il tempo che passa. Come visto per Inverno, si fa sempre più pressante il tema della morte fisica, raccontata come un ultimo viaggio alla fine del quale si attraversa la porta; e il racconto è condotto con semplicità, privo di artifici, in maniera immediata, senza rinunciare a un’ambientazione comunque poetica e al tempo stesso ricca di riflessioni, suggestioni, messaggi.

Musicalmente è un album che unisce pop e classica con sprazzi di elettronica. Il risultato alla fine soddisfa decisamente l’autore: “Lo considero un bel disco, potrei addirittura sbilanciarmi nell’affermare che è uno dei miei dischi ‘venuti meglio’ in assoluto”. Nel cast Carlo Boccadoro all’organo, Gianluca Ruggeri alle percussioni, Gavin Harrison alla batteria, Faso al basso e Simon Tong alla chitarra. Non mancano la cantante Chiara Vergati, il fido Carlo Guaitoli al pianoforte e gli archi del Nuovo Quartetto Italiano. Come ormai abitudine, registrazione e programmazione sono affidate a “Pinaxa” Pischetola.

“Apriti, sesamo!” è la formula magica utilizzata nella fiaba Alì Babà e i quaranta ladroni per aprire l’ingresso della caverna dove è nascosto un tesoro. Franco la impiega metaforicamente per indicare l’esistenza di una vita dopo la morte, che costituisce solo il passaggio a realtà più sottili.

La copertina, del solito Messina, rappresenta questo “passaggio” con una tavolozza di luci colorate soffuse con il bianco al centro, traendo spunto dal Libro tibetano del vivere e del morire del lama e scrittore Sogyal Rinpoche (1947-2019).

Del CD esce anche una versione cantata interamente in spagnolo, ÁBRETE SÉSAMO, e una con due brani cantati in inglese, OPEN SESAME.

Un irresistibile richiamo

La canzone rievoca l’esistenza prima della nascita e la nostalgia che ne deriva. Descrive l’alchimia che lega il corpo umano agli elementi naturali: “Il tuo cuore è come una pietra coperta di muschio / Niente la corrompe” potrebbe essere un riferimento a Santa Teresa d’Ávila, il cui corpo, secondo alcuni, fu ricoperto di muschio dopo la sepoltura. Quando, molti anni dopo, il corpo venne riesumato, il cuore fu trovato intatto.

Infine il richiamo che “invita alla preghiera del tramonto” evoca lo stadio finale dell’esistenza terrena; la preghiera è intesa come meditazione con cui prepararsi alla fine. Il ricordo dello stato prenatale e il tema della ciclicità dell’esistenza tornano attraverso uno specchio in cui si riconosce il volto della propria anima e si rammenta l’esistenza precedente.

Testamento

Un vero testamento, morale e spirituale, che lascia in eredità la volontà di crescere e capire con uno sguardo a un tempo feroce e indulgente: “Quanto dico è perché è così che ho sempre lavorato su me stesso: cercando di mettermi in discussione”.1 Parla della reincarnazione: “In una strofa canto che ‘Cristo nei Vangeli parla di reincarnazione’ ma sia chiaro: non invento nulla. È anzi un argomento che nei Vangeli viene trattato in maniera limpida e tutt’altro che sibillina. Mi è capitato persino di discuterne con dei prelati ma la loro reazione solitamente è: ‘Sono temi delicati’. Delicati? Ma insomma, basta saper leggere!”.2

Viene citato Dante con una piccola licenza poetica: “Fatti non foste per viver come bruti / Ma per seguire virtude e conoscenza”. “Ma le oscure cadute nel buio / Mi hanno insegnato a risalire” riportano a Lode all’Inviolato.

Parlando di questa canzone con un giornalista, Franco riesce anche a ironizzare, caratteristica saliente del suo carattere: “Proviamo a ridere sul serio. Se La cura è una canzone ideale per i matrimoni, Testamento lo è per i funerali”. “Ma lei ha perfettamente ragione, bravo! Non ci avevo pensato, così facendo si chiude perfettamente il ciclo”.

Quand’ero giovane

Canzone decisamente autobiografica. “Il ricordo va alla Milano che conobbi alla metà degli anni ’60, quando, arrivato alla stazione con poco più che una modesta valigia, uscii all’aperto e mi ritrovai immerso nella nebbia più fitta e insondabile. Era la Milano dal ‘cuore in mano’, un periodo in cui c’era gioia di vivere. Noi suonavamo nelle balere per le cameriere e gli operai: era quello il nostro pubblico, in una specie di weekend infinito. Finivi di lavorare a notte fonda, e cito la canzone: ‘Uscendo dai locali mi capitava di vedere code di macchine sostare al Parco Ravizza o al Monumentale, compravano sesso spesso diverso’, perché ai tempi era un punto di ritrovo di transessuali. Una persona l’ha ascoltata mentre eravamo in studio, si è commossa perché le ricordavo un mondo lontanissimo, che era stato anche il suo. Poi si andava a prendere il tram e tanta era la nebbia che quando quello arrivava sentivi solo il rumore in lontananza”.3

“Ora però lavorare la notte non mi piace tanto: sono un diurno. In quel periodo andavo a letto alle sette del mattino facendo colazione con cappuccino e brioche. Alle quattro del pomeriggio, quando mi svegliavo, era già l’imbrunire. Era la sera milanese, e sentivo che mi dava tristezza: ho capito in tempo che non era il mio genere di vita. Adesso mi sveglio molto prima di quando andavo a dormire quand’ero giovane”.4

Eri con me

La canzone è stata scritta originariamente per Alice e inserita nell’album SAMSARA, pubblicato un mese prima di APRITI SESAMO; qui Battiato cambia profondamente l’arrangiamento. Il tema è l’esistenza umana, priva di profondità rispetto al divenire della Coscienza Cosmica; siamo detriti in un fiume che scorre, nonostante la nostra convinzione di essere importanti. La legge karmica di causa ed effetto dovrebbe insegnarci a vivere con i nostri simili e a condividerne gli aspetti, soprattutto spirituali. Dobbiamo passare attraverso certe esperienze, non possiamo evitarle: sono passaggi obbligati, gradini di una scala che porta verso l’alto, esperienze attraverso cui dobbiamo passare, qualcosa che è già accaduto. Ritorna il concetto della reincarnazione e dei passaggi terreni in attesa della liberazione finale.

Passacaglia

Primo singolo estratto dal disco, è in radio dal 5 ottobre. La passacaglia è una forma musicale di origine spagnola. Il termine, che significa “passare la calle”, cioè la strada, rivela la provenienza popolare di questo genere dai musicisti girovaghi.

Nei crediti è specificato che si tratta di un libero adattamento dalla Passacaglia della vita, attribuita al compositore romano seicentesco Stefano Landi. Battiato in realtà unisce musiche sue e testi suoi e di Manlio Sgalambro a frammenti di questo brano, arrangiando il tutto in chiave pop. In maniera giocosa parla del rimpianto, del desiderio di tornare indietro e non commettere gli errori che hanno caratterizzato la sua vita.

Fra i ricordi, quando in quinta elementare Franco venne folgorato dall’ascolto di Bach e di come quel fatto abbia influenzato tutta la sua esistenza. Per inciso, la Passacaglia e Fuga in Do minore di Bach è una delle più importanti e celebrate composizioni per organo del grande musicista tedesco.

La polvere del branco

Franco torna a prendere spunto dal poema vedico A Hymn To Narayena, tradotto da William Jones; lo aveva già fatto in I’m That, in DIECI STRATAGEMMI. Nel testo c’è la domanda: “Conosci Tulku Urgyen?”. Tulku Urgyen Rinpoche (1920-1996) è considerato uno dei più grandi maestri dzogchen contemporanei e Franco consigliava sempre a chi gli chiedeva un libro sul buddhismo il suo Dipinti d’arcobaleno. Il tema è: crediamo di essere liberi ma siamo prigionieri di un sistema illusorio che ci allontana sempre di più dalla verità.

Caliti junku

La canzone inizia con i versi “Che farò senza Euridice, dove andrò senza il mio bene… che farò, dove andrò, che farò senza il mio bene” che provengono, così come la musica, dall’aria del terzo atto “Che farò senza Euridice?” dell’opera Orfeo ed Euridice di Christoph Willibald Gluck.

La successiva citazione latina, Per aspera ad astra (“Attraverso le asperità fino alle stelle”) è ripresa, almeno come concetto, da autori antichi come Virgilio e Seneca. Fa poi da tema conduttore il detto siciliano Caliti juncu ’ca passa la China, caliti junku da sira ’a matina (“Curvati giunco, sotto l’impeto della piena, curvati giunco dalla sera alla mattina”), un insegnamento a non opporre resistenza ai cambiamenti, così come il filo d’erba si piega al vento forte.

Viene citata anche la mindfulness, uno stato di coscienza raggiungibile mediante una pratica di meditazione che rivolge l’attenzione del soggetto verso il momento presente prescindendo da ogni giudizio. Deriva dal concetto buddhista della sati (“consapevolezza”) ma è priva di componenti religiose.

Il testo chiude con l’affermazione “la forma è sostanza”.

Aurora

Il testo riprende versi del poeta arabo-siciliano Ibn Hamdis (già visto a proposito del Diwan) tradotti da Nabil Salameh dei Radiodervish. “Il testo è di un poeta arabo-siciliano. È un modo per ricordare che a quel mondo dobbiamo molto e che la stessa Sicilia illuminò la cultura europea proprio grazie a secoli di dominazione araba. Naturalmente intendo ‘dominazione’ nel senso migliore del termine: la filosofia, le lettere, la scienza di questo continente, senza gli arabi non sarebbero le stesse. E poi guardatemi: vi sembro forse un normanno? Ogni volta che faccio un salto in Nordafrica o in Medio Oriente la prima cosa che penso è: ecco i miei parenti”.5

L’aurora è l’annuncio di un giorno nuovo ma anche l’auspicio di un giorno migliore che il poeta vorrebbe passare nella sua terra natia, liberata dall’intollerante e violento potere medievale. Un nuovo giorno che potrebbe portare una civiltà nuova, pacifica e spirituale, ma anche la consapevolezza che siamo noi a essere artefici del tutto, perché la mente è “uno scrigno di ogni possibile cosa”.

Nel 2013 Aurora verrà inserita da Ornella Vanoni nel suo album METICCI.

Il serpente

Una riflessione sul cammino materiale e spirituale dell’uomo, su come – vita dopo vita – ci si porta appresso gli errori, e le proprie azioni si traducono nel karma. Un’accusa velata al potere occidentale basato sul denaro e sulla materia. Ma anche questa volta c’è un’apertura alla speranza, a una nuova consapevolezza che sta nascendo.

Durante una presentazione Battiato fornisce una breve spiegazione del verso “scoprì di colpo l’esperienza del bianco”, parlando di un’esperienza meditativa legata al tantra, mediante la quale, con pratica costante, si sviluppano presenza, energia, equilibrio e consapevolezza di sé. Inoltre, cita anche l’esperienza del nero e del rosso.

Apriti sesamo

Il brano finale porta a superare il varco, lo stesso di La porta dello spavento supremo: la formula magica, in questo caso, sta nell’arrivarci avendo vissuto appieno, consapevoli di ogni respiro. La strada non è semplice, le esperienze da compiere sono tante, e così gli errori; spesso, come cantava Atlantide, non siamo in grado di sopportare nemmeno la felicità: “Purtroppo abbiamo bisogno di aprire tante porte. Viviamo in una cantina piccola e senza finestre, mentre avremmo la possibilità di vivere in un palazzo da mille e una notte”.6

I crediti musicali sono spartiti con Nikolaj Rimskij-Korsakov. Battiato di fatto rielabora profondamente alcuni temi provenienti dalla sua suite sinfonica in quattro movimenti Sheherazade. Un tema è il cosiddetto Leitmotiv del sultano, un altro caratterizza il secondo movimento, lento, della suite.

Cinema, teatro, musica

Il 20 dicembre 2012 dalla Cattedrale dei Marsi di Avezzano parte il lunghissimo Apriti sesamo Tour, che porterà Battiato anche a Barcellona, Madrid e Parigi, per terminare il 4 aprile 2013 alla Kongresshaus di Zurigo. Franco si prende poi alcuni mesi di riposo ma in estate vengono annunciati a sorpresa due concerti: il 31 agosto al Nelson Mandela Forum di Firenze e il 2 settembre all’Arena di Verona. Sono due concerti speciali, perché Battiato divide il palco con Antony Hegarty.

A marzo 2013 esce DOT TO DOT, album delle Lilies on Mars, Lisa Masia e Marina Cristofalo, due ex Mab. Franco è special guest in Oceanic Landscape. In occasione del suo compleanno – il 18 maggio – Pippo Pollina organizza tre concerti alla Volkshaus di Zurigo con ospiti vari. Franco è presente proprio nella data del 18 e cantano insieme La cura. Il 23 maggio nel Teatro Donizetti di Bergamo, in occasione del 50º Festival Pianistico Internazionale di Brescia e Bergamo, viene presentata la prima esecuzione assoluta di L’incubo della farfalla, composizione per voce recitante (Giulio Brogi), due pianoforti (Guaitoli e Battiato) e orchestra, scritta da Battiato su testo di Francesco Ferracin. Il giorno dopo l’esecuzione è replicata nel Teatro Grande di Brescia.

Il 1º ottobre Luca Carboni pubblica FISICO & POLITICO, album dove la voce di Franco lo accompagna in Silvia lo sai. Sempre in ottobre, il 15, Fabio Cinti esce con MADAME UGO che contiene un brano inedito firmato da Battiato, Devo. Franco duetta anche con Nathalie in L’essenza.

Il 29 novembre 2013 viene presentato fuori concorso, nella sezione “Festa Mobile” del Torino Film Festival, Temporary Road – (una) Vita di Franco Battiato, film documentario diretto da Giuseppe Pollicelli e Mario Tani. Verrà proiettato nelle sale cinematografiche in un’unica data, l’11 dicembre. Alternando interviste e documenti visivi di concerti e dietro le quinte, il film analizza la carriera di Battiato mettendo in luce i legami con la ricerca di evoluzione spirituale che ha sempre ispirato la sua vita.

Nel 2013 viene anche ripubblicato DARWIN!, capolavoro prog del Banco del Mutuo Soccorso, uscito nel 1972. La riedizione è arricchita da un brano inedito, Imago Mundi, interpretato dal gruppo insieme a Franco. La collaborazione si estende a un videoclip con la regia di Giancarlo Amendola e Francesco Di Giacomo. Attraverso le immagini, girate in collaborazione con Greenpeace, il video mostra l’intensa bellezza del mondo, la sua eccezionale compiutezza messa a contrasto con la barbarie e la stupidità umana.

Il 2013 doveva essere anche l’anno di un nuovo film, Händel – Viaggio nel regno del ritorno, ispirato alla vita e alla figura del compositore tedesco (naturalizzato inglese) Georg Friedrich Händel. Franco aveva iniziato a scriverne la sceneggiatura nel 2010, studiando per tre anni la musica del compositore, leggendo un centinaio di libri su di lui, alcuni molto corposi, scritti in diverse lingue. Purtroppo, per mancanza di fondi, il progetto deve essere accantonato.

Va invece in scena Malaluna - Storie di ordinaria resistenza nella terra di nessuno, uno spettacolo teatrale scritto e interpretato da Rosy Canale con musiche di Battiato. Continua poi la collaborazione con Elisabetta Sgarbi: nel suo film Racconti d’amore Franco è autore delle musiche originali e curatore della colonna sonora. Lo stesso farà per Quando i tedeschi non sapevano nuotare.

DEL SUO VELOCE VOLO

Franco Battiato: voce • Antony Hegarty: voce • Alice: voce • Andrea Torresani: basso • Giordano Colombo: batteria • Davide Ferrario: chitarra • Simon Tong: chitarra • Thomas Barlett: pianoforte • Carlo Guaitoli: pianoforte, tastiera, direttore d’orchestra • Angelo Privitera: tastiere • Filarmonica Arturo Toscanini diretta da Carlo Guaitoli e Rob Moose

Pubblicazione: Universal, 26 novembre 2013

Dalla serata veronese del 2 settembre 2013, uno dei due show speciali con Antony Hegarty, viene ricavato il live DEL SUO VELOCE VOLO. Lo spettacolo prende il titolo dal brano di FLEURS 2 che aveva visto la prima collaborazione fra i due artisti. Questa la scaletta dell’album: Cripple And The Starfish; For Today I Am A Boy; You Are My Sister; Il re del mondo; Tutto l’universo obbedisce all’amore; As Tears Go By; Crazy In Love; Salt Silver Oxygen; Del suo veloce volo; Hope There’s Someone; La realtà non esiste; I treni di Tozeur; La cura; E ti vengo a cercare; Bandiera bianca/Up Patriots To Arms; Inneres Auge.

Battiato è affiancato dalla Filarmonica Arturo Toscanini diretta da Carlo Guaitoli e da Andrea Torresani al basso, Giordano Colombo alla batteria, Davide Ferrario e Simon Tong alle chitarre, Angelo Privitera alle tastiere e Carlo Guaitoli al pianoforte.

Antony invece è accompagnato da Rob Moose e dal pianista Thomas Barlett. I due si alternano sul palco e duettano in As Tears Go By dei Rolling Stones e Del suo veloce volo. Interviene anche Alice come ospite; canta Il vento caldo dell’estate (purtroppo escluso dal CD) e con Franco I treni di Tozeur e La realtà non esiste, meravigliosa canzone di Claudio Rocchi.

As Tears Go By

Un altro isolato fleur che riporta agli anni giovani di Battiato, ai suoi primi incantamenti musicali. As Tears Go By fu una delle prime composizioni originali di Jagger e Richards, che a inizio carriera avevano portato al successo i Rolling Stones appoggiandosi a classici del blues e del rock&roll. La band inglese era celebre per il suono sporco e nervoso ma questo brano lasciò intendere che nelle corde dei giovani ribelli non mancavano tenerezza e romanticismo. Proprio per la sua aria di compito madrigale beat la canzone fu affidata sulle prime a Marianne Faithfull, all’epoca fidanzata di Jagger, che nel 1964 la pubblicò a suo nome su un 45 giri, interpretandola con sussurri da Fata Turchina. Qualche mese dopo i Rolling Stones pensarono bene di riappropriarsene, con un sorprendente arrangiamento per chitarra acustica e orchestra. La canzone fu accolta tanto bene che se ne registrò anche una versione in lingua italiana, Con le mie lacrime, con un testo di Dante Panzuti maldestramente cantato da Jagger.

Franco e Antony interpretano la versione inglese, in un profluvio di archi, rispettando devotamente l’arrangiamento originale.

La realtà non esiste

Franco accompagnato da Alice dedica all’amico Claudio Rocchi, morto pochi mesi prima, una commovente versione di questa canzone del 1971 contenuta in VOLO MAGICO NUMERO UNO. Flash emozionanti: Franco e Claudio anime affini, i concerti insieme negli anni ’70, Claudio mistico e solare vestito di bianco e Franco serio dietro a sintetizzatori, casse e cavi, i pantaloni a stelle e strisce di Meccanica regalo di Claudio, la telefonata registrata che va a finire in un disco, l’incontro in Nepal, Bitte keine Réclame, Musikanten, Franco che canta La macellazione con Elio e il loro percorso spirituale, diverso ma uguale, nella ricerca della Verità.

Quella che segue è un’intervista pubblicata sul profilo Facebook di Claudio Rocchi.

“Incontro Franco Battiato in viale Campania a Milano. Il mio caro amico Marco Zoccheddu (chitarrista assolutamente oltre la norma) prova con una nuova band prodotta da Pino Massara per la Bla Bla Records: gli Osage Tribe. Mi dice Marco che hanno un cantante molto particolare, viene dalla musica leggera ma lavora a un nuovo peso specifico per la contemporanea che piace a noi: il rock, l’elettronica, i linguaggi della sperimentazione. Scendo in strada e, sotto gli alberi nel controviale, uscito da un billboard stravagante a venire che chiede se mai noi si sia visto un divano, ecco Franco, testa riccia di molti capelli tra Hendrix e Julie Driscoll. La Citroen DS19 della band viaggia senza cristallo anteriore, grande classico da cofano che si alza in corsa distruggendo il parabrezza. Forse è per quello che i musicisti migliori sono attraversati dai Venti e dalle Direzioni? Una stretta di mano veloce, loro vanno alle prove, io torno su a casa a lavorare a una frase che mi chiama ‘…mente, cuore, mani…’. Solo poco dopo, per traslazione neutrinica, viaggio seduto per migliaia di chilometri con Mr. Pollution in versione on the road. Abbiamo la stessa segreteria artistica, la Trident di Maurizio Salvadori e Angelo Carrara, e circa un mese di date su e giù per l’Italia condivise in un tour 1972.

Io come letture sulla strada ho la Musica delle Sfere di Sufi Inayat Khan, il Tao Te Ching di Lao Tze e il Kybalion del tre volte eccelso Ermete. Di quello si parla tra autogrill e alberghi; la sera, sul palco, Lui con i suoi gonfiano super profilattici modello Zeppelin da navigare sul pubblico ludicamente disponibile dopo sessions a volte davvero estreme; io, cantastorie visionario, qualche volta volo alto sostenuto pneumaticamente da un pubblico misticamente attento, altre lascio il palco con un saluto collaudato tra delirio di onnipotenza e ironia: ‘ci vediamo la prossima vita…’. Stamattina, trentasette anni dopo, scambiamo domande e risposte via mail che trascrivo puntualmente:

CR: Mi sembra di avere notato la tua abitudine di tenere il collo della camicia abbottonato, con o senza cravatta. È ovvio che ti piaccia così. Perché non ti piace slacciato?

FB: Che bella domanda! Ho sempre la vaga sensazione, che riconosco a ragione esagerata, che una camicia aperta possa sembrare leggermente indecente e, in casi rari, come un sottile invito alla propria intimità.

, era il ’77 e quello il disco per un passaggio in studio ad amplificare alla rigorosa maniera di quei nostri tempi una risonanza altra dal piano e/o dalla voce. Franco aveva partecipato alla Zen Session di ‘Rocchi’ affermando al telefono che ‘7 centimetri sono una bella statura’. Cose d’altri tempi, dagherrotipi a coraggio aggiunto. Incuranti, davvero incuranti della scena, dei discografici e del mercato. Mai così simmetricamente per pochi. Davvero trionfalmente esoterici. Ma che carini…. !!!

CR: Franco, hai qualche ‘Uscita dal Mondo’ (alla Elémire Zolla ndr) da raccontare in termini di percezione ed esperienza?

FB: La percezione, come ben sai, ha diversi livelli, campi e velocità… ed è, in certi casi, una prova dell’Altitudine che possiamo raggiungere. L’esperienza è molteplice, fortunatamente soggettiva e non credibile.

– Kathmandu intorno a fine millennio, vivo lì da tre anni a fare l’Himalayan Broadcasting Company. Viaggio su e giù da Boudhanath, il quartiere dei tibetani esuli che ospita gli studi della Radio, con un piccolo mai così veramente indispensabile ‘fuoristrada’. Arrivato alla piazzetta dell’albero baniano svolto, al solito, a destra, cercando di non investire la solita umanità sfavillante e minima che condivide la strada con animali e odori. Non posso non notare un occidentale con una telecamera professionale a spalla; guardo meglio e non ci posso credere. Sorpreso ai massimi livelli riconosco Syusy Blady ‘turista per caso’ e, incredibile dictu, il Nostro, garbatamente provato dalla salita sotto il sole nepalese delle 13. Stavano cercandomi e li ho trovati. Un pomeriggio passo a prendere Franco in un poco credibile Shangri La a 5 stelle e facciamo un giro per la valle ascoltando i segnali di HBC che diffonde da ‘Shakti Radio’ grande musica nella ‘sacred valley’. Si parla di come abbiamo messo l’antenna principale a 100 metri in linea d’aria dal gate locale dell’Agartha. L’idea strategica: inondare i mondi sotterrranei a raffica di Mhz dedicati allo sviluppo del potenziale umano. Noi due, lì, quel giorno impiegati senza contratto, come è giusto in quei casi, a monitorare il lavoro su richiesta inespressa dei Piani Alti.

– Dicembre 2004, Milano. Franco fa sei puntate per RAI FUTURA del suo Bitte, keine Réklame. La televisione che vorremmo, nei lab avanzati della Rai che non c’è, in onda per pochi con grandi idee. Manlio Sgalambro e Mouse on Mars, Sonia Bergamasco, Arturo Stalteri, un non luogo minimale parte dalle direzioni per arrivarci deciso. Ricordo un momento della chiacchierata con Franco come una delle più riuscite esperienze di Comunicazione Sottile. È già bizzarro tentare improbabilmente di spiegare come spazio e tempo non esistano, ma riuscirci in modo semplice e divertito lo è assai di più. Rimando i curiosi ai contenuti extra del DVD Musikanten, il secondo film di Battiato. Lì la chiacchierata in diretta, qui un estratto:

‘…Con la coscienza del presente che è l’unica reale possibile perché tutto il resto è allucinazione. Siamo qui adesso poi mai come in queste circostanze traslate nei linguaggi si può giocare col presente e col tempo che non esiste e con lo spazio che non esiste. Siamo seduti qui adesso… qui adesso… qui dove… adesso quando? Perché adesso, adesso-adesso, sembra che siamo in un altro tempo. Noi stiamo parlando dal passato, ora nel presente stiamo parlando dal passato. In questo momento stiamo occupando uno spazio fisico presumibilmente… a casa tua… ma dove siamo… siamo qui o siamo lì? Siamo adesso o siamo nel passato? In realtà giocare con lo spazio e con il tempo, giocare per cercare di risolvere l’eterno dilemma…’.

– Luglio 2009. Faccio Radio1Rai in Sardegna e con il mio giovane collega Rodolfo Calorio intervistiamo il Maestro. Dovendo scegliere tra salvare le risate o I fiori in una ‘no way out’ estrema – quello che non salvi esce dalla tua vita ma anche da quella di tutti – dal menù delle opzioni in questo pianeta Franco sceglie I fiori. Io dico ‘be’, facciamoci un’ultima risata’ e lui racconta di un dopo concerto in Campania, ospite di un cardiologo di successo, clinica privata di famiglia, lei ha riunito gli intimi per un incontro speciale. ‘Amore – dice la padrona di casa – se muoio e vorrai risposarti non cercare una donna bella, hai bisogno di una compagna che si curi di te. Non cercarla ricca, ti serve una donna che ti sia dedicata’. ‘Tesoro – risponde il primario – tu pensa a morire che al resto ci penso io…’. Franco è così da sempre, pronto alla battuta, spiritoso e geniale da sorprenderti. Non ti è piaciuto l’aneddoto? Non è obbligatorio ridere ma neanche stare seri. Quando è avvicinato da fandiscepoli scarta come un cavallo di razza, dribbla come il centravanti del Santos, sale in velocità in uno slalom dell’Anima. Diresti mai? Sei stato a un suo concerto recente? Non conosci il Battiato che danza sorridendo uscendo di scena ammiccante come la Pantera di Goro.

CR: Una hit parade dello spirito, il tuo gradimento personale tra Persone, Sistemi, Metodi, Filosofie, Scienze Applicate?

FB: Senza fare nomi (la lista sarebbe troppo lunga): mistici, musicisti, scrittori, scienziati, pittori, poeti, filosofi… e soprattutto gli esseri saggi, retti, luminosi e anonimi.

CR: Qualche sana domanda anni ’50/’60: cibo preferito?

FB: Riso, pane e pasta integrale, e dintorni.

CR: Cosa ti piace in TV tra produzioni italiane ed estere?

FB: Seguo programmi italiani come Classica, Report, Anno zero e Che tempo che fa, e i film belli e interessanti.

CR: Apprezzi da spettatore qualche sport? Se sì, cosa ti affascina?

FB: Il tennis e ogni tanto qualche partita di calcio.

– Così potremmo passare a chiedere conferma di quello che sappiamo già, o se preferisci a entrare più a fondo nei backstages di occasioni mai perse. Oppure semplicemente lasciare che l’olfatto colga a piene narici o richiami a piena memoria d’esperienza l’inconfondibile aroma dei corpi bruciati nei crematori all’aperto di Varanasi o Pashupatinath. Dare la Parola a Gabriele Mandel Khan, osservare le induzioni psicomagiche di Alejandro Jodorowsky/Beethoven, meglio magari alzando insieme un calice di buon vino da meditazione. Delusi? Illusi?

CR: Anni di ricerca e soprattutto di sensibilità applicata alla Conoscenza puoi dire abbiano modulato sensibilmente le tue categorie più di quello che hai o non hai fatto?

FB: Assolutamente più di quello che ho e non ho fatto.

Nel 2014 Gianni Maroccolo pubblica VDB23/NULLA È ANDATO PERSO, album e testamento musicale di Claudio Rocchi al quale collabora anche Franco. Il 24 ottobre 2020, in occasione del Record Store Day, ne esce una ristampa arricchita da un QR Code che rimanda a un video in cui, tra gli altri, Franco ha un pensiero per l’amico.

Ritorno all’elettronica

“Non avete idea di quello che vi aspetta”. Il 2014 inizia con questa dichiarazione ma per capire quello che ci tocca dovremo attendere il mese di settembre.

Intanto il 19 e 20 gennaio va in scena al Teatro Comunale di Bologna l’atto unico La ragazza con l’orecchino di perla, scritto da Marco Goldin in occasione della mostra “Il mito della golden age. Da Vermeer a Rembrandt, capolavori dal Mauritshuis”. La colonna sonora dello spettacolo è realizzata a partire da alcuni temi tratti dal Telesio di Battiato, riorchestrati da Carlo Boccadoro per un ensemble costituito dal Modern String Quartet, dalle tastiere e computer di Angelo Privitera e dal pianoforte dello stesso Boccadoro. Inoltre, nella parte iniziale dell’atto unico Alice interpreta una canzone senza titolo il cui testo è stato scritto da Goldin mentre la musica è una rivisitazione di Il sogno. Sempre nella parte iniziale, Alice e Francesca Michielin interpretano Davanti al mare, il cui testo è sempre dell’autore mentre la musica è una rivisitazione di Un amore romano. Nella parte centrale troviamo Alice e Franco che interpretano Nel mercato di Delft, anche questa con testo di Goldin; la musica è una rivisitazione del Corale. La ragazza con l’orecchino di perla si conclude con Alice e Franco che cantano Insieme nel mondo, con testo di Goldin e musica tratta da Danza 2.

Il 6 marzo Franco vive con dolore la morte di Manlio Sgalambro, che dal 1994 collaborava strettamente con lui ed è stato una presenza costante nella sua vita artistica.

A maggio esce nelle radio il singolo In entrambi i casi, anticipazione del nuovo album di Anne Ducros EITHER WAY – FROM MARILYN TO ELLA, in cui la cantante duetta con Battiato. Il 17 giugno i Marta sui Tubi pubblicano SALVA GENTE; nel brano che dà il titolo all’album c’è l’ennesimo cameo di Franco.

JOE PATTI’S EXPERIMENTAL GROUP

Franco Battiato: voce, sintetizzatore, pianoforte • Pino “Pinaxa” Pischetola: live electronics • Carlo Guaitoli: pianoforte, tastiera elettrica

Pubblicazione: Universal, 16 settembre 2014

Una squadra ridotta al minimo ma forte e agguerrita: Franco, il suo fido uomo dei suoni “Pinaxa” e l’ubiquo Carlo Guaitoli alle tastiere. Questo è JOE PATTI’S EXPERIMENTAL GROUP, un ritorno alle origini che per qualcuno è spiazzante. Battiato non se ne cura: “L’unica cosa che conta nella vita è la parte esistenziale. Non mi interessa essere rassicurante per il pubblico. Se fai questo tradisci il tuo ruolo di artista”. Non è comunque un vero ritorno al passato: “Abbiamo ripreso cose registrate tra il 1970 e il 1972, completandole. Ma non per tornare indietro: per andare avanti. Sono proiettato verso altri mondi”.7 Franco non aveva mai messo da parte il suo animo da sperimentatore, però questa volta il messaggio è diretto; niente canzoni, solo musica con qualche intervento vocale. L’idea di un lavoro così lo aveva già solleticato qualche mese prima, il 23 marzo, quando a Roma aveva partecipato alla rassegna “Fonèka – La voce e il potere del suono”, al Parco della Musica. Lì con Pinaxa aveva proposto Concerto sperimentale per voce ed elettronica, lunga improvvisazione che attingeva sia dai brani sperimentali degli anni ’70 sia da materiale più recente.

Nell’album troviamo Leoncavallo, un pezzo che “ho fatto per la prima volta al Centro Sociale Leoncavallo di Milano nel 1972”.8 L’improvvisazione fortunatamente fu registrata da qualcuno dei presenti e nel tempo è rimbalzata di mano in mano tra fan e collezionisti, fino a ritornare all’autore. Nel disco Battiato riprende anche un brano inedito, Novena, che aveva eseguito a Tolmezzo nel 1974 e il 20 gennaio 1975 a Genova al Teatro Aliseo: “Le pareti le pa / le pareti / del cervello cervello / non hanno più / non hanno più / finestre finestre finestre finestre…”. Vi ricorda qualcosa? Ma certo: New Frontiers!

Troviamo poi Le voci si faranno presenze (riproposta della traccia fantasma inserita in Invito al viaggio), Come un branco di lupi (già in L’ignoto in CAMPI MAGNETICI e in INNERES AUGE) e due inediti, Klavier e Omaggio a Giordano Bruno. “Come un branco di lupi l’ho messo anche in questo disco perché ci sta sempre bene. Vale pure come omaggio a Sgalambro”.9

Si prosegue con The Implicate Order, la riproposizione di Öde (traccia fantasma di FERRO BATTUTO), Nel cosmo (altro inedito) e CERN, brano elettronico omaggio all’Organizzazione Europea per la Ricerca Nucleare. Nuba propone atmosfere maghrebine, con la voce di Franco che canta versi in arabo; il titolo viene dalla forma musicale tipica della tradizione al-Âla marocchina, denominata appunto “nuba”. Il disco si chiude con L’isola Elefante (una parte di Shakleton, con testo di Fleur Jaeggy) e Proprietà proibita, la Propiedad prohibida di CLIC qui rielaborata: “È un brano che non ha perso niente in attualità; anzi, paradossalmente ne ha acquistata. Anche all’estero piaceva molto. Io nel 1975 ho fatto da spalla a Stomu Yamash’ta, che faceva il Red Buddha Theatre. Nel ’75 sono stato chiamato a rappresentare l’Italia alla Roundhouse di Londra per l’European Rock Festival, a cui partecipavano Magma, Tangerine Dream, Ash Ra Tempel, il meglio della scena sperimentale di quel periodo, insomma. Ma io avevo deciso che quello che facevo era troppo commerciale e che proprio per quell’importante occasione avrei cambiato rotta: metà concerto con le cose che sapevo piacere al pubblico e metà con i miei esperimenti ‘d’attacco’. Alle prove ho fatto come al solito Propiedad prohibida e alla fine il direttore mi si avvicina e mi dice: ‘You are the number one!’. Era proprio stupito e felice. Alla sera arrivarono circa quattromila persone, di cui duemila ubriache. Io facevo tutto da solo, non avevo nessuno che mi accompagnasse. Avevo i capelli lunghi, molto lunghi, una camicia militare, la barba non rasata e come strumenti un giradischi che usavo in maniera ‘distruttiva’, molto tempo prima dei DJ hip hop con lo ‘scratch’, una radio sulle onde corte e una televisione come ‘noise’. Quando ho cominciato a suonare, all’inizio nessuno diceva niente perché pensavano che fossi il tecnico dell’artista italiano che stava tarando gli strumenti. Dopo dieci minuti hanno incominciato a gridarmi ‘Go home!’, mentre altri dicevano ‘More!’. Era scoppiato l’inferno! Dopo un po’ me ne sono andato; mentre scendevo le scale ho rivisto il direttore che, offeso, ha girato la faccia dall’altra parte bofonchiando qualcosa tipo ‘Mi hai tradito!’. Non mi ha neanche salutato. Pazienza”.10

Ma il titolo? Ecco svelato l’arcano: Joe Patti era uno dei fratelli della madre di Battiato, immigrato in Florida e diventato imprenditore di successo con l’export di pesce. La copertina, sempre di Messina, “ricicla” un lavoro che l’artista aveva esposto a Venezia qualche anno prima, Dodici casi di potluck design. Di JOE PATTI’S EXPERIMENTAL GROUP è stato girato anche un video ufficiale di presentazione, diretto da Leandro Manuel Emede.

Il 2014 non porta solo questo ritorno sperimentale: Battiato si dedica anche alle “solite” collaborazioni. Nuovamente musiche per Elisabetta Sgarbi, in due pellicole: Per soli uomini, film documentario presentato in concorso al Festival del Cinema di Roma, e Il pesce siluro è innocente. Sempre in settembre un nuovo duetto, questa volta con Mario Venuti, per I capolavori di Beethoven, brano dell’album IL TRAMONTO DELL’OCCIDENTE. Poi è la volta di Fiorella Mannoia: nel suo nuovo disco FIORELLA Franco interpreta con lei La stagione dell’amore.

L’11 novembre esce WEEKEND, nuovo CD di Alice in cui troviamo, tra gli altri brani, Tante belle cose (la Tant de belles choses di Françoise Hardy), con testo in italiano adattato da Franco, Veleni, a firma Battiato-Sgalambro, e La realtà non esiste, versione in studio del brano di Claudio Rocchi presentato al concerto all’Arena di Verona.

 

1La Repubblica XL, novembre 2012

2La Repubblica XL, novembre 2012

3La Repubblica XL, novembre 2012

4La Repubblica XL, novembre 2012

5La Repubblica XL, novembre 2012

6 – Intervista di Pietro Bizzini per altritaliani.net, 2013

7Rolling Stone, settembre 2014

8 – Luca Valtorta, La Repubblica, 8 settembre 2014

9 – Luca Valtorta, La Repubblica, 8 settembre 2014

10 – Luca Valtorta, La Repubblica, 8 settembre 2014