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12 dicembre 2017

 

Nina abbassa l’aletta parasole, si dà un’occhiata nello specchietto e la rialza.
Sulle ginocchia ha la scatola da scarpe in cui il gatto Nicola sta continuando a dormire. Che ne faccio quando si sveglia? Riuscirò a dedicarmi un po’ a lui? Mi rendo conto che non ho mai avuto un gatto o un cane, neanche una lumaca.

«Mi trovi cambiata?» chiede Nina.

«No».

«Be’, un po’ sarò cambiata...».

«No, neanche un po’».

«Ho quarantun anni!».

«Non è mica l’età che fa cambiare la gente».

«No? E cos’è?».

«Non lo so, forse la vita che fanno le persone».

«In questo caso... direi che ho dato!».

«Sì, ma lui non ti ha preso tutto, e la dimostrazione è che non sei cambiata, giuro. Sei la stessa Nina Beau».

«Non sono affatto la stessa».

«Dove abiti?» le chiedo.

«Lo sai benissimo».

«Perché dovrei?».

«Credi che non ti veda quando passi sotto casa mia a vedere se ci sono?».

«...».

Non dice altro. Si rimette a fissare la strada. Fra tre minuti scenderà. Procedo a passo d’uomo. Mi piacerebbe fingere che mi si sia fermato il motore, ma siamo a cinquecento metri da casa sua. Avrei dovuto sbagliare strada.

«Vuoi che rimetta la musica?».

«No, grazie» risponde con aria triste.

Mi fermo davanti a casa sua.

«Grazie del passaggio» mormora scendendo.

«Ci rivediamo?» domando io.

Lei dà un’occhiata al micio.

«Arrivederci, Nicola, fai il bravo».

Sbatte la portiera e si avvia. Ha una silhouette da adolescente. Di spalle sembra che abbia quindici anni, una cosa che mi fa venire le lacrime agli occhi. Apre il cancello e sparisce nella notte.

Non mi ha risposto.

 

*

 

Nina entra e si chiude la porta alle spalle. Sente il motore della macchina che scappa e sparisce. Si toglie le scarpe, ha un sassolino sotto il tallone, è stanca, le fanno male i muscoli, ha sei gatti tra le gambe, tutti vecchi, storpi, orbi. Porta a casa quelli che hanno preso più batoste, quelli che hanno meno probabilità di essere adottati.

«Salve, palle di pelo!».

Tossisce, deve aver preso freddo, non le pare che sia l’asma. Se la porta dietro da talmente tanto tempo che ha imparato a riconoscere se sta per avere un attacco o cova un malanno più serio. Va in cucina e dà da mangiare ai gatti cantando.

 

La vita è bella e crudele insieme, a volte ci somiglia

Io sono nato per stare solo con te...

Il mio sangue e il tuo saranno una cosa sola

E saremo invincibili, riuscire almeno in questo...7

 

Si riscalda la minestra del giorno prima al microonde. Prende un paio di crackers e formaggio da spalmare. Passa l’aspirapolvere per togliere i peli, apre uno spiraglio di finestra per cinque minuti.

In camera alza un po’ il termostato. Fa freddo per colpa della gattaiola, dell’andirivieni continuo tra la casa e il giardino.

Si fa una doccia bollente e si stende sul letto, dove sono già saliti tre gatti. Accende il computer, guarda su Facebook il suo account personale e quello del rifugio. Su quello personale c’è un messaggio di Romain Grimaldi che le dà notizie di Bob, con una foto del cane addormentato sul divano accanto a un grosso gatto.

 

Buongiorno, signora Beau. Tutto bene. Avevo capito che Bob sarebbe stato il mio cane appena ho visto la foto sul vostro sito. Non ci lasciamo più. Anche il vecchio Radium lha adottato. Spero che stia bene, a presto,

Romain G.

 

Senza starci a pensare, Nina digita:

 

Che fa stasera?

 

Vede che anche lui è online, infatti le risponde subito.

 

Niente di particolare, sono le nove, ho cenato e anche Bob e Radium. Perché?

 

Le va se ci vediamo?

 

Ora?

 

.

 

Per parlare di Bob?

 

No. Dove abita?

 

Rue Rosa-Muller. Al numero 7.

 

Arrivo.

 

Ok...

 

Si alza, va in bagno, si mette un po’ di crema sulle labbra screpolate, si infila i suoi jeans preferiti, che non mette da secoli, e l’unico maglione decente che ha, nero, quello delle grandi occasioni, ovverosia mai, se si escludono gli auguri del sindaco a inizio anno. Si passa la mano tra i capelli. Non pensa. Si impone di non pensare. Non ha la macchina, ma rue Rosa-Muller è accanto alla chiesa, dieci minuti a piedi.

Cammina in fretta, con metà del viso riscaldato dal suo alito che il colletto del cappotto trattiene. Deve scaldarsi e non pensare, percorrere quei marciapiedi che conosce a memoria, costeggiare staccionate, case, giardini, capannoni, garage e vetrine che potrebbe declamare come una poesia, dirigersi verso la chiesa come quando si vedeva con Étienne e Adrien per andare alle piscine. I suoi passi da adulta seguono le sue orme di bambina. Ha un po’ di brina sui capelli. Da quanto tempo non cammina verso qualcuno?

 

 

 

7 Indochine, La vie est belle.