15 dicembre 2017
Trovo Nicola nel ripostiglio, dentro una scatola di cartone. È un’ora che lo cerco. Mi veniva da piangere, avevo paura che fosse scappato quando ho aperto la porta stamattina. Lo prendo con delicatezza e lo stringo a me.
«Micio! Che ci fai lì?».
Lui fa partire il motorino delle fusa. Amo il suo calore e il suo odore. Sono solo pochi giorni che è approdato in casa mia nella scatola da scarpe e già l’idea di separarmene mi sembra inconcepibile. Non potrei mai metterlo in una famiglia più adeguata di me, anche se io non sono una famiglia. Quella pallina di pelo, quel cuore che batte, mangia, corre, si addormenta, mi cerca e miagola mi riconoscerebbe già in mezzo agli altri. Eccomi proprietaria e responsabile di una vita. Io, che non volevo niente, mi ritrovo con tutto.
Stava dormendo sui miei diplomi. Soffio via i peli prima di richiudere la scatola. Non li ho mai tirati fuori da quando vivo in questa casa. Per farne che? Appenderli al muro per stupire le rare persone che passano a trovarmi? Trofei ammassati l’uno sull’altro che non servono a niente, buoni giusto a farci dormire il micio.
Rivedo i nomi di loro tre sulla lista.
Nina Beau: Promossa con menzione speciale.
Étienne Beaulieu: Promosso.
Adrien Bobin: Promosso con menzione speciale e lode.
Trattenevano il fiato, volevano essere sicuri che ci fossero i loro nomi prima di festeggiare. Urlano di gioia tutti e tre insieme. Perfino Adrien, in genere talmente riservato che bisogna sempre chiedergli di ripetere perché parla troppo piano, caccia un urlo che neanche Tarzan. Nina singhiozza tra le braccia del nonno.
«Ce l’ho fatta, nonno, ce l’ho fatta».
Pierre Beau non riesce a trattenere le lacrime, guarda il cielo, ringrazia Odile.
Alla vita, all’amore
Alle nostre notti, ai nostri giorni
All’eterno ritorno della fortuna...8
Étienne, pieno di gratitudine, passa dalle braccia di Nina a quelle di Adrien ripetendo: «Grazie, amici, grazie».
È la prima volta che abbraccia Adrien. Poi incrocia lo sguardo del padre, uno sguardo che la dice lunga, e si getta tra le braccia della madre che gli mormora:
«Congratulazioni, figlio mio, bravo. Lo vedi che quando vuoi...».
Marc Beaulieu sta zitto, rimane in disparte. Étienne non ha avuto la menzione. In una nidiata di figli c’è sempre quello più scarso.
Joséphine piange calde lacrime stringendo Adrien. Il loro abbraccio dura a lungo. È riuscita a crescerlo da sola. Che dirà il padre quando saprà che il figlio ha avuto la menzione con lode? Che penserà, lui che li ha sempre guardati come due errori di gioventù?
Adrien, Nina ed Étienne si sottraggono alla cerchia dei parenti per unirsi agli altri liceali, festeggiare con loro. Allegra, Joséphine propone un aperitivo improvvisato a casa sua. Tutti accettano con gioia.
«Dobbiamo riprenderci da queste emozioni con i nostri tre figli e tutti quelli che vogliono venire, e se non c’entriamo butteremo giù qualche parete!».
Io sono come la mia preziosa amica Louise, osserviamo gli altri con discrezione, senza manifestarci. Louise ha passato l’esame di francese, all’orale ha preso diciassette su venti e allo scritto diciannove. È in 4ª C. Vuole diventare medico e sa che niente la fermerà. La determinazione è la cosa che più mi piace di lei.
Nella folla degli studenti Clotilde ritrova Étienne e gli si getta al collo. Anche lui la bacia e la abbraccia. Da quando ha abortito non osa lasciarla. L’ha accompagnata in ospedale, l’ha aspettata e l’ha riportata a casa. Il peso della colpa. Aspetta agosto, al ritorno da un mese di vacanze la mollerà. L’anno prossimo, quando lui andrà a Parigi, lei si iscriverà all’università di Digione e diventerà un ricordo lontano. In quel momento lei gli sussurra all’orecchio un «Ti amo» che lo gela e a cui risponde con un laconico «Anch’io».
Sono le sei del pomeriggio, siamo a casa di Joséphine che ha aperto tutte le finestre per far entrare il sole di luglio. Ha rovesciato grandi sacchetti di noccioline americane nelle insalatiere e posato sul tavolino basso Martini, porto, whisky e pastis. Ci sono una ventina di persone nel piccolo appartamento.
«Servitevi! Se il ghiaccio non basta prendetelo in frigo».
I fumatori vanno a turno sul balconcino. Due per volta, per paura che crolli.
I progetti per il futuro si mischiano agli alcolici. Si parla di altre città, Digione, Chalon-sur-Saône, Autun, Parigi, Lione. La maggior parte dei neodiplomati andrà all’università. Adrien, Nina ed Étienne hanno fatto una richiesta di alloggio ai CROUS9 di Parigi e della regione di Parigi. L’appartamento dei loro sogni è rimandato. Étienne ha poche probabilità di ottenere una stanza al CROUS, ma Marie-Laure gli ha promesso: «Te ne affitterò una vicino a dove stanno Nina e Adrien», che dal canto loro avranno accesso a borse di studio e arrotonderanno con dei lavoretti. I tre bambini di La Comelle tracciano le linee del proprio destino: Adrien frequenterà il corso speciale di lettere per la preparazione al concorso di ammissione all’École Normale Supérieure, Étienne tenterà il concorso per la scuola di polizia e Nina studierà belle arti. Dicono sì a tutto con il sogno comune latente, l’obiettivo non dichiarato: fare musica, suonare nei bar, per strada, nella metro, registrare un album.
Seduta accanto a Louise, quella sera mi godo la felicità, la bevo nel porto di Joséphine, che dal canto suo va e viene come un uccello che saltella qua e là e si accinge a prendere il volo. Non dimenticherò mai lo sguardo fiero e risoluto che Pierre Beau rivolge alla nipote né quello di Marie-Laure, che ignora l’espressione accigliata del marito e beve un Martini dopo l’altro, né il sorriso dei vari genitori e il sollievo che ci accomuna: è finita, abbiamo in tasca il diploma.
Fioccano i brindisi, l’augurio è sempre lo stesso: «Alla salute dei nostri figli!».
Realizzo anche che si può essere in paradiso in un modesto appartamento di quarantacinque metri quadrati a dir tanto, al quarto piano senza ascensore, privo di fascino tranne che per la vita che si svolge al suo interno. Vi si respira una gioia che non si compra sulla carta. Quella sera mi godo la nostra giovinezza, le nostre speranze, i nostri genitori che credono in noi, la fortuna di essere cresciuti insieme in una provincia che ci ha protetto.
E io che farò? Quali saranno le mie scelte? Come me le gestirò?
Dopo l’aperitivo da Joséphine i neodiplomati si danno appuntamento per le dieci di sera su una riva del lago della foresta. La parola d’ordine è: portare più bottiglie possibile.
Ci ritroviamo intorno a un immenso falò. Siamo più di cento. Si sono uniti a noi alcuni studenti di quarta tra cui Louise. Beviamo birra e whisky, cantiamo e balliamo. Étienne ha portato il mangianastri e due casse, altri hanno portato cassette dei Nirvana, Bruce Springsteen, NTM, Mano Negra, IAM. Cantiamo in coro la canzone di KOD:
Ognuno la sua strada, ognuno il suo cammino
Ognuno il suo sogno, ognuno il suo destino...10
Alle undici siamo quasi tutti nel lago in mutande, qualche ragazzo è nudo. Alcune ragazze che non hanno voluto spogliarsi davanti agli altri sono rimaste intorno al fuoco, tra loro Louise e Clotilde.
Quando l’ultimo gruppo si decide a tornare a casa è già mattina.
8 Joe Dassin, À toi.
9 Centro Regionale delle Opere Universitarie e Scolastiche, organizzazione regionale che fornisce borse di studio per studenti, gestisce residenze universitarie, attività culturali e locali convenzionati per studenti e assicura l’accoglienza di studenti stranieri.
10 KOD, Chacun sa route.