VIII. L’origine degli astri

Può sembrar strano chiedere ai fanciulli da dove vengano il sole la luna e le stelle. L’idea del resto non ci è venuta per anni, e quando ci si è presentata, abbiamo esitato a tradurla in pratica per paura che i fanciulli credessero che ci pigliassimo giuoco di loro. In realtà, non esistono domande assurde, per i fanciulli. Immaginare da dove è uscito il sole non li mette in imbarazzo piú che se chiedessimo loro da dove vengono i fiumi, le nuvole, il fumo. Ma sarebbe questa una prova che i fanciulli si beffano dello psicologo e che le loro risposte non corrispondono a nulla di spontaneo nel loro vero pensiero? Non quanto si potrebbe credere. Pensiamo infatti che molti fenomeni, dei quali l’analisi che segue ci dimostrerà l’esistenza, corrispondono ad attitudini spontanee del fanciullo. Le domande dei fanciulli mostrano, ad esempio, che il loro interesse è attratto dai problemi relativi agli astri, e lo stesso modo con cui pongono queste domande indica quale soluzione siano spontaneamente portati a dar loro. Esaminiamo brevemente questo punto, poiché è di grande importanza non falsare con interrogazioni maldestre le tendenze specifiche del fanciullo.

Basta una rapida scorsa alle domande dei fanciulli dai 3 ai 5 anni, per trovare domande come questa: FRAN (2;5) domanda «Chi fa il sole?». La forma di questa domanda è di per sé artificialistica. Hall97 cita le domande seguenti: a 5 anni, «Perché c’è una luna?» a 3½, «Che cosa fa brillare il sole?» e «Chi mette le stelle in cielo, di notte?»; a 5 anni, «Chi fa brillare le stellet?»

Osserviamo inoltre un interesse spontaneo per le fasi della luna, di cui vedremo il rapporto con l’artificialismo. A 5 anni: «Perché la luna non è rotonda? Perché, a volte, può esser rotonda?» A 9 anni: «Perché la luna non ha sempre la stessa forma? Perché prima è grande e dopo è piccola?» e «Di che cosa è fatta la luna?»

È chiara, in queste domande, la tendenza a considerare gli astri come fabbricati e a trovare una ragione precausale ad ogni loro manifestazione. Parimenti:

D’ESTRELLA (cap. VII, § 1), uno dei sordomuti citati da James, racconta di sé quanto segue (in terza persona): «Credeva che il sole fosse una palla di fuoco. Dapprima credeva che esistessero diversi soli, uno per giorno. Non capiva come potessero sorgere e tramontare. Una sera, per caso, vide alcuni ragazzi che lanciavano in aria e riprendevano delle palle di corda inzuppate d’olio e incendiate. Pensò di nuovo al sole, e si disse che doveva essere stato lanciato e ripreso allo stesso modo. Ma da quale forza? Ne concluse che doveva esserci un uomo grande e forte nascosto dietro le colline [San Francisco è una città circondata da colline]. Il sole era la palla di fuoco che gli serviva di giocattolo, e si divertiva a lanciarla molto in alto tutte le mattine, per riprenderla alla sera… Immaginò che il dio [= l’uomo grande e forte] accendesse le stelle per suo uso personale, come facciamo noi coi lampioni a gas».

A parte la forma logica che d’Estrella dà ai suoi ricordi, essi corrispondono troppo alle risposte che analizzeremo tra breve, perché non ci si debba stupire di questa coincidenza.

In breve, le domande che porremo ai fanciulli non sono senza corrispondenza con alcune loro domande spontanee. Ma occorre di piú, perché si possa accordar fiducia piena al metodo che useremo: occorre una certa continuità nelle risposte delle diverse età, e che questa continuità si accompagni a una certa gradazione. È proprio questo che i fatti mostreranno.

Possiamo distinguere nello sviluppo delle rappresentazioni relative all’origine degli astri tre stadi piú o meno precisi. Durante il primo, il fanciullo attribuisce l’origine degli astri alla fabbricazione umana (o divina, ma vedremo che il risultato è identico). Durante il secondo, gli astri hanno un’origine semi-naturale e semiartificiale: sono dovuti, ad esempio, alla condensazione delle nubi, ma a loro volta le nubi sono uscite dal tetto delle case o derivano dal fumo fabbricato dagli uomini. Durante il terzo, il fanciullo giunge all’idea che l’origine del sole non abbia nulla a che vedere con l’industria umana. Il fanciullo inventa un’origine naturale (condensazione delle nubi, dell’aria ecc.) o, piú di rado, rifiuta di risolvere il problema delle origini delle cose, come troppo difficile.

  1.Un caso primitivo del primo stadio

Uno dei casi piú significativi, fra quanti ne abbiamo ottenuti, è quello di Roy, alcuni tratti primitivi del quale mostrano chiaramente il nesso originario fra animismo e artificialismo. Lo citeremo quasi integralmente.

ROY (6 anni): «Com’è cominciato il sole? – Quando è cominciata la vita. – È sempre stato a quel posto il sole? – No. – Com’è cominciato? – Perché sapeva che la vita era cominciata. – Come si è fatto? – Col fuoco. – Come? – Perché c’era del fuoco là in alto. – Da dove veniva il fuoco? – Dal cielo. – Come si è prodotto, questo fuoco, in cielo? – Perché c’era un fiammifero che si è acceso. – Da dove veniva questo fiammifero? – L’aveva gettato il buon Dio». Dopo un po’: «Che cos’è la vita? – È quando si vive. – Chi ha fatto cominciar la vita? – Noi, quando abbiamo cominciato a vivere».

E ancora, dopo un momento, a proposito dei quarti della luna: «Essa [la luna] è divenuta intiera. – Perché? – Perché sboccia. – In che modo sboccia? – Perché cresce. – Come? – Perché noi cresciamo. – Chi la fa crescere? – Le nubi [Roy ha detto poco prima che sono le nubi a tagliare la luna per formare i quarti: “Sono le nubi che l’hanno tagliata”]. – Come fanno? – L’aiutano a crescere. – Com’è incominciata, la luna? – Perché abbiamo cominciato ad esser vivi. – E che cos’ha fatto, questo? – Ha fatto crescer la luna. – La luna è viva?No… Si. – Perché? – Perché noi siamo vivi. – Come’è fatta la luna? – Perché noi ci siamo fatti. – E questo l’ha fatto crescere? – Si. – Come? – … – Perché? – Sono le nubi che l’hanno fatta crescere». «Il sole è vivo? – Si. – Perché? – Perché noi siamo vivi. Sa quando è giorno? – Si. – Come? – Vede che è giorno».

Tre settimane dopo, rivediamo Roy e constatiamo che ha dimenticato di che cosa si parlava. «Com’è incominciato, il sole? – Con del fuoco. – Da dove veniva? – Da un fiammifero. – In che modo il sole è cresciuto? – Perché noi siamo cresciuti. – Chi fa crescere il sole? Le nubi. – E noi? – Perché mangiamo. – Il sole mangia? – No. – In che modo le nubi fanno crescere il sole? – Perché anche le nubi ingrassano».98

«La luna come è incominciata? – Anche lei dal fuoco. – Come è cresciuta? – Perché siamo cresciuti noi. – Perché è cresciuta? – Perché le nubi la fanno crescere. – In che modo? – Perché anche loro crescono. – Se non fossero esistite le nubi, la luna sarebbe cresciuta ugualmente? – No… Si, avrebbero ugualmente potuto crescere, perché noi cresciamo».

Questo caso merita un attento esame, perché indica con gran chiarezza come l’artificialismo e l’animismo si liberino delle partecipazioni primitive che il fanciullo stabilisce fra le cose e l’uomo.

Si trovano infatti tre tendenze nel pensiero di Roy. 1) Una tendenza artificialistica: gli astri sono stati fabbricati dagli uomini. All’origine del sole e della luna c’è un fiammifero. 2) Una tendenza animistica: il sole e la luna sono vivi, sanno quando è giorno, sanno ciò che noi facciamo ecc. 3) Una tendenza a stabilire partecipazioni fra astri e noi: gli astri crescono perché noi cresciamo, hanno cominciato a vivere «perché noi ci siamo fatti», ecc. Cerchiamo allora di precisare quali delle tre tendenze siano primitive, e quali rapporti reciproci sussistano fra loro.

Anzitutto, è chiaro che il mito artificialistico, per il quale gli astri sono nati dal fuoco di un fiammifero, non è primitivo in rapporto ai sentimenti di partecipazione fra gli astri e noi: il mito deriva da questi sentimenti, e non viceversa. Infatti, il mito è piú o meno inventato. Roy inventa il mito, quando lo sollecitiamo a precisare le origini delle cose; ma, nel suo pensiero spontaneo, il legame che unisce gli astri all’uomo è molto piú vago e si riduce a questo: gli uomini, venendo alla luce, hanno provocato per ciò stesso l’apparizione degli astri. Non abbiamo dunque «fabbricazione» propriamente detta degli astri da parte degli uomini, ma partecipazione fra astri e uomini, e, se si chiede a Roy di precisare questa partecipazione, egli ricorre all’artificialismo, cioè al mito della fabbricazione.

Lo stesso vale per l’animismo. Per Roy, gli astri «crescono», sono coscienti, vivi ecc. Ma non v’è ragione di credere che questo animismo sia anteriore al sentimento di partecipazione che prova Roy: gli astri crescono perché noi cresciamo, sono vivi perché noi viviamo ecc. Abbiamo abbastanza discusso i rapporti fra animismo e partecipazione nei capitoli precedenti e non è necessario tornarvi su: le partecipazioni portano con sé l’animismo, e gli sono geneticamente anteriori, per quanto l’animismo rimbalzi sulle partecipazioni e le consolidi.

Restano i sentimenti di partecipazione che Roy prova, e che sembrano alla radice delle altre manifestazioni del suo pensiero. Ma che cosa sono, queste partecipazioni? Dire che la luna cresce «perché noi cresciamo», che la luna vive «perché noi viviamo», significa usare formule che, a prima vista, fan l’effetto di semplici immagini o di semplici raffronti, senza preoccupazioni di spiegazione causale. È del resto un modo di esprimersi che torna spesso sulle labbra di Roy a proposito di altre domande: il vento cammina, ci ha detto, «perché noi pure camminiamo», e il sole non cerca di andarsene «perché noi, talvolta, non ce ne andiamo». Ma lo studio delle credenze relative al moto degli astri che ci seguono (cap. VII, § 2) ha mostrato come un corpo celeste che cammina «perché noi camminiamo» cammini proprio a causa del nostro moto. Non solo, ma quando Roy pretende che la luna è apparsa «perché noi abbiamo cominciato a vivere» e che questo «ha fatto crescer la luna», o quando precisa che, anche senza l’aiuto delle nubi, la luna sarebbe cresciuta per causa nostra, è chiaro che Roy ha di mira, piú che un’analogia, una causalità propriamente detta. Può forse esserci dell’analogia, nel ragionamento di Roy, ma solo in quanto egli confonde analogia e causa, come i fanciulli che appartengono allo stadio della «precausalità» confondono la logica o la morale e la fisica.

Può darsi che la radice dei sentimenti di partecipazione relativi alla nascita degli astri sia la seguente. Quando Roy dice che gli astri hanno cominciato a esistere «quando è cominciata la vita» e «perché noi abbiamo cominciato a vivere» sembra che pensi piú o meno all’origine dei bimbi, e che le sue idee sull’origine delle cose siano funzione delle sue idee sulla nascita degli uomini. Roy, come molti fanciulli, ha forse cominciato a interessarsi dell’origine degli esseri umani, e in seguito si è posta tutta una serie di domande sull’origine delle cose con l’implicita tendenza a considerare la nascita di queste come legata alla nascita di quelli. Vedremo altri esempi di questa genealogia degli interessi artificialistici. Ora, che idea hanno i fanciulli sulla origine dei bimbi? Hanno per prima cosa il senso del legame dei bimbi coi genitori: sentono che questi ultimi hanno una parte essenziale nella nascita dei primi, sia che i genitori abbiano ordinato, sia che abbiano cercato o costruito qualcosa. In seguito, il fanciullo inventa dei miti per spiegare questo sentimento: i genitori hanno costruito il bimbo. In questo caso, il senso di un legame precede dunque il mito, e gli dà origine.

Checché ne sia di questo ravvicinamento, del quale il seguito di questo studio confermerà o infirmerà la fondatezza, comprendiamo i veri rapporti reciproci esistenti fra i sentimenti di partecipazione, l’anmismo e l’artificialismo di Roy: i sentimenti di partecipazione sono al punto di partenza, e, quando il fanciullo tenta di sistematizzarli, ricorre simultaneamente ai miti animistici e ai miti artificialistici.

Cosí, da una parte, quando si cerca di far precisare a Roy il contenuto delle sue partecipazioni, che sembrano insieme analogia e causalità, Roy ricorre a spiegazioni animistiche. Ad esempio, a proposito delle nubi, dice quanto segue:

«Possiamo far crescere le nubi? – No. – Perché crescono? – Perché noi cresciamo [Roy ammette dunque quello che ha appena negato]. – Tu cresci; perché? – Perché mangio. – E questo fa crescere le nubi? – No, esse crescono perché sanno che noi cresciamo». E dopo un attimo: «Come sono cominciate, le nubi? – Perché noi cresciamo. – Siamo noi a farle crescere? – No, non siamo noi, ma le nubi sanno che si cresce».

In altre parole, il mondo è una società di esseri viventi, che ubbidiscono a un insieme di leggi ben ordinate; ogni analogia è nello stesso tempo rapporto di causalità, poiché l’analogia è segno di comunanza o interazione di intenzioni, ed ogni intenzione è causa. Si ha perfino l’impressione che per Roy esista imitazione necessaria degli esseri, gli uni da parte degli altri: quando noi cresciamo, gli astri e le nubi sono costretti a imitarci. Le partecipazioni che Roy sente si sviluppano dunque in spiegazioni animistiche appena lo si costringe a precisare il suo pensiero.

Ma, d’altra parte, in questa società di esseri viventi che costituiscono il mondo, Roy mette in primo piano gli uomini (o il buon Dio; ma è la stessa cosa, poiché Roy concepisce il buon Dio come un «Signore» che accende dei fiammiferi e li butta lontano). È l’apparizione degli uomini che ha provocato quella degli astri, delle nubi ecc. È la crescita degli uomini che trascina con sé quella dei corpi ecc. È appunto qui che le partecipazioni di tipo artificialistico si differenziano dalle partecipazioni di tipo animistico, senza però contraddirle minimamente, poiché i due tipi sono complementari. All’inizio, dunque, l’artificialismo è soltanto la tendenza a credere che gli esseri umani comandino agli altri esseri o ne provochino l’apparizione, essendo questi altri esseri concepiti come piú o meno vivi e coscienti. Ma anche qui, come già a proposito dell’animismo, quando costringiamo il fanciullo a precisare il suo pensiero, egli inventa un mito. Nel caso dell’artificialismo, il mito consisterà nel raccontare come l’uomo ha fabbricato le cose. Il mito del fiammifero che dà origine al sole segna dunque un progresso nell’artificialismo, in quanto Roy precisa il come di una fabbricazione di cui prima si limitava a sentir l’esistenza. Ma, in origine, l’artificialismo si confonde con questo sentimento, cioè con le partecipazioni che il fanciullo stabilisce non tanto fra il suo io e le cose, quanto fra i suoi genitori, o gli adulti in genere, e il mondo.

In conclusione, l’artificialismo di Roy procede dai suoi sentimenti di partecipazione, allo stesso modo dell’animismo, e senza alcuna contraddizione con questo. Animismo e artificialismo sono, all’inizio, le due sistematizzazioni complementari degli stessi sentimenti di partecipazione.

  2.Il primo stadio: gli astri sono fabbricati

Il caso di Roy ci ha condotti ad alcune ipotesi che serviranno da filo conduttore nella nostra ricerca. Passiamo ora a casi piú evoluti, nei quali i miti artificialistici si liberano meglio delle partecipazioni primitive.

PURR (8;8): «Che cos’è un quarto [di luna]? – Essa [la luna] si è spezzata. – Come? E lei che si è spezzata o è stata qualche altra cosa a farlo? – È stata la luna. – L’ha fatto apposta? – No, quando è nata era piccina. – Perché? – Non poteva esser grossa. Come noi quando siamo appena nati. E lei fa la stessa cosa. – Ogni volta che ci sono i quarti, è sempre la stessa luna? – A volte è la stessa, a volte è un’altra. – Quante ce ne sono? – Molte, Non si possono contare tutti i giorni. Anche la luna è di fuoco. – Perché è tagliata? – Quando vuole illuminare un certo posto [si taglia per illuminare simultaneamente diversi luoghi]. – Da dove viene? – Dal cielo. – Com’è incominciata? – Dopo il cielo. È stato il buon Dio che l’ha nata [sic!]. – E il sole? – È stato il buon Dio che l’ha nato».

JACOT (6½) pensa che il sole sia di fuoco. «Com’è incominciato? – Piccolissimo. – Da dove veniva? – Dal cielo. – Com’è incominciato, in cielo? – Sempre piú grosso». Il sole, dice Jacot, è cosciente e vivo. È cresciuto come un essere vivente. L’hanno fatto gli uomini.

GAUD (6;8): «Com’è cominciata, la luna? – Rotonda. A volte non ce n’è che metà… – Perché non ce n’è che metà? – Perché comincia. – Come comincia? – Piccola piccola. – Perché? – Perché comincia. – Perché? – Perché fa giorno per molto [la luna resta piccola durante il giorno e non cresce che durante la notte]. – Dov’è l’altra metà? – Perché non è completamente fatta, perché non è ancora intera. – Come si fa? – Rotonda. – Come comincia? – Piccola piccola, poi diventa sempre piú grossa. – Da dove viene? – Dal cielo. – Come si è fatta? – Piccola piccola. – Si è fatta da sola? – No, l’ha fatta il buon Dio. – In che modo? – Con le mani». Gaud aggiunge che la luna è viva e cosciente, ci segue di proposito ecc. Il sole ugualmente è vivo e fabbricato.

MOC (10;2, tardivo) è un caso molto curioso per le sue reazioni affettive. Del sole dice: «Era piccolo piccolo, poi è venuto [divenuto] grosso». Gli presta coscienza e vita. Ma alla domanda «da dove viene», è preso da un improvviso imbarazzo, diventa rosso rosso, gira la testa, finisce col dire, molto impacciato, che il sole viene «da colui che l’ha fatto venire. – Chi? – Da colui che l’ha fatto. – Chi? Un signore o no? – Un signore. – Un signore o il buon Dio? – Il buon Dio o un signore, non ha importanza». Da dove viene quest’imbarazzo? Non certo dalle difficoltà del problema, poiché è chiaro che Moc aveva già pronta una soluzione, ma non voleva confessarla. Un pudore d’ordine religioso? Non sembra probabile. Durante tutto l’interrogatorio, Moc scambia senza ordine e senza ricerca buon Dio e uomini, quando si tratta di stabilire l’autore di questo o quel fenomeno. La sola interpretazione possibile dell’imbarazzo di Moc è dunque che l’allusione alla nascita di un essere vivente gli dà un senso di disagio. Evidentemente ha imparato che quanto si riferisce alla nascita è tabú, e la nostra domanda relativa al sole gli è sembrata scandalosa. Non abbiamo perciò potuto andare piú a fondo. È chiaro, in un caso simile, come possa essere stretto il legame fra animismo e artificialismo.

I fanciulli precedenti assimilano, come si vede, l’apparizione del sole e della luna alla nascita di un essere vivente, ammesso, naturalmente, che la nascita sia concepita dal fanciullo come una specie di fabbricazione di cui non si può precisare il «come», ma che consiste nel costruire qualcosa di vivo. Almeno, i fanciulli le cui risposte abbiamo ora letto parlano della crescita degli astri come se sole e luna cominciassero con l’esser «piccoli» al modo dei neonati.

I fanciulli che seguono, invece, cercano di precisare il «come» della fabbricazione del sole e della luna, continuando del resto questa fabbricazione ad essere, a volte, assimilata a una nascita. Perlomeno, come vedremo, i fanciulli continuano a considerare il sole e la luna come animati e coscienti: le tendenze animistiche e artificialistiche sono ancora complementari l’una dell’altra.

CAUD (9;4): «Com’è incominciato, il sole? – Col calore. – Che calore? – Del fuoco. – Dov’era, il fuoco? – In cielo. – Com’è incominciato, il fuoco? – È stato il buon Dio che l’ha acceso con legna e carbone. – Dove ha preso questa legna e questo carbone? – Li ha fatti Lui. – In che modo questo fuoco ha fatto il sole? – È il fuoco che è il sole». Dunque Caud non è piú animista. Ma non è cosí: «Il sole ci vede? – No. – Sente il caldo? – . – Di notte ci vede? – No. – Vede, quando è chiaro? – Si, certo! Vede poiché è lui che illumina!»

FRAN (9 anni): «Com’è incominciato il sole? – Era una grossa palla. – Com’è incominciata? – Diventando sempre piú grossa, sempre piú grossa; poi le hanno detto di andare in aria. Come un pallone. – Da dove veniva, questa palla? – Penso che sia una grossa pietra. Credevo anche che fosse ghiaia, una grossa palla [di ghiaia]. – Sei sicuro di tutto ciò? – Sicura – Com’è stato fatto? – L’hanno fatta come una grossa palla. – Chi? – Dei signori». Nondimeno, Fran pensa che il sole ci veda e ci segua intenzionamente. D’altra parte, l’identificazione del sole con un sasso non è in contrasto con l’affermazione che il sole è cresciuto, poiché in un gran numero di casi i fanciulli credono che le pietre siano nate nella terra. Anche qui, artificialismo e animismo si combinano intimamente.

Quanto alla luna, Fran, come accade a molti fanciulli, crede che sia il medesimo sole, ma che, a causa della notte, perda i raggi: la luna «è il sole. È perché quando è notte non ha raggi». È vero che la luna è piú grossa. Ma è «perché rischiara la notte. Dev’essere piú grossa, perché molte volte la gente ritorna [a casa sua]. Allora il sole [= la luna] rischiara».

DEB (9 anni): «Com’è incominciato, il sole? – Con dei fiammiferi. – E questo ha fatto il sole? – Sí, con dei raggi. – Da dove venivano, questi fiammiferi? – Da noi». Il sole, tuttavia, è vivo e cosciente.

GALL (3 anni) è nato nel 1918, fatto non privo d’importanza per quanto concerne la sua cosmogonia: «Da dove è venuto, il sole? – Durante la guerra. – Com’è incominciato? – Quando la guerra è finita. – È sempre stato a quel posto? – No. – Com’è incominciato? – È venuta una piccola palla. – E allora? – È diventato grosso. – Da dove veniva, questa piccola palla? – Dal fuoco».

Ecco ora un caso intermedio fra gli ultimi e quelli del secondo stadio, nel senso che il fanciullo intravede la possibilità che gli astri siano nati dalle nubi. Ma, nei particolari, quest’idea affonda in un contesto analogo ai precedenti.

HUB (6½): «Il sole c’è sempre stato? – No, è incominciato. – Come? – Dal fuoco… – Com’è Incominciato? – Con un fiammifero. – Come? – Si è acceso. – Come? – Accendendo un fiammifero. – Chi l’ha acceso? – Un signore. – Come si chiama questo signore? – Non lo so». Quanto alla luna, è fatta «di cielo», cioè «di nubi». – Come le nubi hanno potuto far la luna? – Perché è illuminata [= accesa]. – Chi? – La nube. – Come? – Con del fuoco. – Questo fuoco da dove viene? – Dal fiammifero. – Chi l’ha acceso? – Una punta di bastone, poi un arnese rosso in cima». Hub pensa dunque ai razzi che si vendono per le feste di notte: la luna è una nube infiammata dai razzi che gli uomini lanciano. Quanto alle nubi, la loro origine è pure artificiale: «Donde vengono le nubi? – Dal cielo. – Come sono cominciate? – In fumo. – Da dove veniva questo fumo? – Dai camini. – Il fumo può dar delle lune? – ».

Quanto all’origine delle stelle, le spiegazioni del primo stadio sono le stesse di quelle che abbiamo visto per quanto concerne il sole e la luna:

JAC (6½) pensa che le stelle siano di fuoco e che le ha fatte la gente.

GIAMB (8½): le stelle servono ad annunciare il tempo. «Se ce ne sono [di stelle], sarà bel tempo; quando non ce ne sono sta per piovere». Sono di «luce». «Da dove viene, questa luce? – Sono le luci di fuori [i riverberi] che le illuminano, che le fanno venire [che le producono]. – Come sono cominciate? – Un signore le ha fabbricate. – Sanno di brillare? – Si».

FRAN (9 anni): «Sono stati dei signori che hanno preso dei sassolini e ne hanno fatto piccole stelle».

GRANG (7;6): «Che cosa sono le stelle? – Dei cerchi. – Di che cosa? – Di fuoco». È stato Dio a farle.

La ragione di questo artificialismo va cercata nell’attitudine finalistica che fa credere al fanciullo che le stelle servano a indicare il tempo: «a indicare se domani farà bello (CAUD, 9; 4). «Che cosa sono le stelle? – Sono per annunciare che domani farà bello» (CERCS, 9 anni).

È inutile moltiplicare gli esempi. Esaminiamo brevemente il valore di questi fatti, prima di descrivere il secondo e il terzo stadio. È chiaro che il particolare, vale a dire ciò che varia da un fanciullo all’altro, può esser ritenuto fabulato. Ma l’idea centrale, la credenza cioè per cui gli astri sono concepiti come fabbricati, dev’essere considerata come corrispondente a un orientamento spontaneo dello spirito infantile. Tuttavia, si presentano due problemi relativi all’omogeneità del primo stadio.

Anzitutto, abbiamo constatato l’esistenza di due gruppi di fanciulli: quelli che parlano della «nascita» del sole senza precisare il come di questa nascita, e quelli che precisano piú o meno la fabbricazione del sole. Potrebbe sembrare che si tratti di due stadi diversi. Ma, da una parte, non abbiamo trovato alcuna differenza di età fra i due gruppi di fanciulli, e dall’altra, i fanciulli di questi due gruppi affermano che il sole e la luna sono vivi e coscienti. Allo stato attuale della documentazione, non vi si possono dunque vedere che due tipi di risposte contemporanee, aventi in fondo lo stesso significato, poiché la fabbricazione del sole con un fiammifero e un sasso o con del fumo non è in contraddizione con l’idea che i fanciulli di tale età si fanno della nascita degli esseri viventi. Disgraziatamente, possiamo solo fare quest’ipotesi, senza verificarla direttamente sui nostri soggetti. Infatti sarebbe del tutto fuori luogo, e pedagogicamente pericoloso, interrogarli senza motivo sul problema della nascita degli uomini o anche degli animali.

Ci si può anche porre un secondo problema. I nostri fanciulli invocano quale creatore degli astri ora il Dio del catechismo, ora semplici «signori». Si tratta di due tipi o di due stadi? Discutendo le idee di Bovet sulla genesi del sentimento religioso, vedremo che si può, a grandi linee, ammettere la seguente evoluzione. Il fanciullo comincia con l’accordare gli attributi caratteristici della divinità – in particolare l’onniscienza e l’onnipotenza – ai genitori, poi agli uomini in genere, infine, man mano che scopre i limiti della perfezione umana, a Dio, di cui l’insegnamento religioso gli ha dato la nozione, trasferendo a lui gli attributi che finisce per negare agli uomini. A grandi linee, vi sarebbero quindi due periodi, nell’artificialismo: un artificialismo umano e uno divino. Tuttavia, non riteniamo che questa distinzione sia per il momento di alcuna utilità, in particolare sul punto specifico dell’origine degli astri. Infatti, troppe influenze adulte vengono a sconvolgere le rappresentazioni spontanee del fanciullo perché si possa osservare una gradazione ben netta con l’età.

Ma quest’ultima circostanza solleva un problema pregiudiziale assai grave, poiché dalla sua soluzione dipende tutto l’interesse dell’artificialismo infantile: questo artificialismo è spontaneo, oppure si devono attribuire all’insegnamento religioso tutte le rappresentazioni infantili relative all’origine delle cose?

Per quanto concerne i fenomeni che studieremo piú oltre (origine delle nubi, dei fiumi, delle montagne, delle pietre ecc.), il problema non si porrà, o si porrà in modo del tutto diverso, poiché vedremo l’artificialismo umano presentarsi sotto forme cosí spontanee, che l’insegnamento religioso vi entra solo in minima parte. Ma, per quanto concerne il sole, la luna e le stelle, l’insegnamento religioso può aver notevolmente influenzato i fanciulli,99 poiché gli astri sono molto piú prossimi a un Dio abitante il cielo che non i corpi situati sulla terra. Tuttavia, noi riteniamo che l’insegnamento religioso abbia influito solo su una parte dei nostri fanciulli e, anche in quelli il cui artificialismo è stato in tal modo influenzato, l’insegnamento religioso non abbia fatto che alimentare una tendenza all’artificialismo preesistente nel fanciullo e non da esso creata.

Prima di tutto, in base alle nostre statistiche, i fanciulli del primo stadio che attribuiscono agli uomini la fabbricazione degli astri sono tanti quanto quelli che l’attribuiscono a Dio. Si risponderà forse che l’insegnamento religioso è stato mal capito, che il fanciullo ha riferito agli uomini ciò che gli si diceva di Dio, o che quell’insegnamento ha messo in moto un lavorio dell’immaginazione che ha finito col superarlo. Senonché, prima di ogni insegnamento religioso, si trovano delle domande artificialistiche in fanciulli di 2 3 anni: «Chi fa il sole?» chiede Fran a 2 anni e 9 mesi. D’altra parte, se l’insegnamento religioso è tenuto responsabile dell’artificialismo umano dei fanciulli di 4-6 anni, bisogna convenire che, perché questo insegnamento sia a tal punto sviato, deve esistere nel fanciullo una forte tendenza originale ad attribuire agli uomini la fabbricazione dei corpi naturali: l’idea della crescita e della «nascita» degli astri, l’idea che i quarti di luna siano fabbricati ad ogni luna nuova o che risultino da una sezione artificiale della luna, l’idea dei fiammiferi, delle pietre infiammate, dei razzi che raggiungono le nubi ecc., sono altrettante manifestazioni di questa tendenza che non si può non considerare spontanea. Infine, i fatti citati da W. James, come i ricordi d’infanzia del sordomuto d’Estrella, mostrano chiaramente che può esistere nel fanciullo un artificialismo spontaneo, indipendentemente da qualsiasi insegnamento religioso.

D’altra parte, anche là dove appare chiara l’influenza dell’insegnamento religioso, esso non è accolto passivamente dal fanciullo, ma assimilato in modo originale. Ora, se le cose stanno cosí, è evidente che a quell’insegnamento preesisteva una tendenza spontanea all’artificialismo, tendenza che basta a spiegare come l’insegnamento sia stato deformato. Ecco un esempio di credenza artificialistica provocata dall’insegnamento religioso, ma in cui il fanciullo ha messo tanto del suo da alterare sensibilmente ciò che gli era stato inculcato:

GAVA (8½): Il sole è vivo perché «ritorna. – Sa quando fa bel tempo? – Si, perché può vedere. – Ha degli occhi? – Oh, certamente! Certi giorni, quando si alza, vede che fa cattivo tempo: allora va dove c’è bel tempo. – Sa che si chiama sole? – Si, sa che gli vogliamo bene. È molto gentile da parte sua riscaldarci. – Conosce il suo nome? – Non so. Qualche volta ci sente parlare e dir dei nomi; poi sa [il suo nome]». Tutto ciò può sembrare pura fabulazione, ma, come vedremo, Gava confonde quasi il sole e il buon Dio: «Quando il tuo babbo era piccolo, esisteva già il sole? – Sicuro, perché il sole è nato prima della gente, perché la gente potesse vivere. – Come ha cominciato? – È il cielo che si è formato. È un Signore che è morto, poi è salito in cielo. È quello che alla scuola della domenica si chiama il buon Dio. – Da dove veniva questo Signore? – Da dentro la terra. – Da dove veniva? – Non so come ha potuto formarsi. – Come è venuto il sole? – Il Signore è stato tutto rosso, poi questo ha fatto luce. Perché di mattino, anche se non c’è ancora il sole, tuttavia c’è luce». In altre parole il Signore [ = Gesú Cristo] ha acceso il cielo, e questa luce ha fatto il sole. Gava pensa indubbiamente all’aureola del Cristo: in seguito, ci ha parlato di un’immagine sulla quale il buon Dio appariva come un sole, ma con braccia e gambe! «Come è fatto il sole? – Una grossa palla rossa. – Di che cosa è fatta? – Di nubi… non so. – Ha cominciato molto tempo fa? – Da quando c’è gente. – Prima no? – No, perché non ci sarebbe stato nulla da illuminare. – Ha incominciato nello stesso tempo della gente, o dopo? – Appena ci sono stati dei bimbi. – Perché? – Perché i bimbi avessero aria. – Se parliamo al sole, ci sente? – Sí, quando lo si prega. – Tu lo preghi? – . – Chi ti ha insegnato a pregare il sole? – Alla scuola della domenica; mi hanno detto che bisogna sempre pregare il sole».

Questo caso notevole chiarisce i tre fatti seguenti:

KUF (10;1) racconta che il sole cammina perché qualcosa lo spinge. «Questo qualcosa è in lui o al di fuori di lui? – È in lui. – Che cos’è? – È il buon Dio».

Una di noi ricorda perfettamente di aver associato per anni il sole e il buon Dio, sia che il buon Dio abitasse dentro o dietro il sole, sia che fossero concepiti come partecipanti l’uno dell’altro. Ogni qualvolta recitava la preghiera della sera pensava al sole e, in modo particolare, allo spazio compreso tra due cime delle Alpi Bernesi, cime che vedeva dalla sua camera e tra le quali, d’inverno, il sole si levava.

Uno di noi ricorda una passeggiata che faceva col suo papà, durante la quale il babbo e lui guardavano il sole tramontare. Il padre pronunciò qualche parola sulla circostanza che il sole ci fa vivere tutti. Il fanciullo ebbe come l’improvvisa rivelazione che il sole avesse qualcosa in comune con Dio. Ne concluse soprattutto che, se suo padre non andava in chiesa ecc., era evidentemente perché adorava il sole o era legato al sole da vincoli piú forti che a Dio.

Questi fatti sono molto istruttivi. Essi dimostrano, anzitutto, fino a che punto l’insegnamento adulto può esser deformato da un’assimilazione originale del fanciullo. Ma soprattutto dimostrano quali siano le leggi di quest’assimilazione. Ritroveremo tre tendenze alla base di queste deformazioni, e complementari le une alle altre. La prima è la tendenza a considerare gli astri come partecipi degli uomini o delle intenzioni degli uomini. Partecipazioni delle intenzioni o partecipazioni dinamiche, anzitutto: Gava considera l’origine del sole legata all’obbligo di illuminare la gente o di dar aria ai fanciulli, e uno di noi considera il sole legato a suo padre da vincoli molto stretti (sottomissione, comandamento, protezione?). Partecipazioni sostanziali, poi: i tre fanciulli citati considerano il sole come piú o meno identico al buon Dio, pur differendone, al modo del sordomuto di James che identificava la luna con la propria madre (cap. IV, § 2). Ora, queste partecipazioni si prolungano: 1) in miti artificialistici: Gava concepisce il sole come nato dall’aureola del Cristo; 2) in animismo: il sole è vivo, cosciente e intenzionato. In poche parole, l’insegnamento religioso non è accolto passivamente dal fanciullo, ma deformato e assimilato in conformità a tre tendenze preesistenti: la tendenza a creare delle partecipazioni, la tendenza artificialistica e la tendenza animistica, di cui le nostre indagini hanno mostrato l’importanza nella mentalità del fanciullo.

Concludendo la nostra analisi del primo stadio, diciamo che l’artificialismo integrale qui messo in luce è spontaneo nelle sue radici, pur potendo in certi casi essere influenzato nelle rappresentazioni particolari dal’insegnamento ricevuto. Ma, in entrambi i casi, questo artificialismo non si oppone affatto all’animismo.

  3.Il secondo e il terzo stadio: gli astri hanno una origine prima parzialmente poi interamente naturale

La prova migliore della natura spontanea delle rappresentazioni del fanciullo è data dalla loro continuità e dal carattere insensibile della loro scomparsa. I fanciulli di 10-11 anni sono giunti da soli all’idea che gli astri hanno un’origine naturale e, tra questo terzo stadio e il primo, esistono tutti i casi intermedi.

Di tali casi faremo il campo di indagine del secondo stadio: fanno parte di questo stadio i fanciulli che attribuiscono agli astri un’origine semi-artificiale, semi-naturale. Nella maggior parte dei casi (cioè nei casi spontanei) si ritiene che gli astri si siano formati per un processo naturale, ma partendo da sostanze di origine artificiale: cosí gli astri sono usciti da soli dalle nubi, ma le nubi sono sorte dal fumo dei camini e fornelli delle case. In altri casi, piú o meno influenzati dall’insegnamento adulto, gli astri sono concepiti come fuoco sorto dai vulcani o dalle miniere ecc., e l’uomo ha una certa parte in questa formazione.

Cominciamo da queste ultime spiegazioni, del resto le meno interessanti, poiché l’insegnamento adulto ha nella loro genesi una parte indiretta:

FONT (6;9). Il sole è cosciente. È di fuoco, viene «dalla montagna. – Da dove? – Dalle miniere. – Che cos’è? – I signori cercano il carbone nella terra». Quanto alla luna, «è il sole che l’ha fatta. – In che modo? – Col suo fuoco della montagna. – Da dove esce la luna? – Dalla montagna. – Ohe cosa c’era, nella montagna? – Del sole. – Da dove veniva, questo sole? – Dalla montagna. – Come era cominciato? – Con del fuoco. – E questo fuoco, com’è cominciato? – Con dei fiammiferi. – E la montagna? – Con della terra… è la gente che la fa». Font illustra la sua spiegazione con un disegno rappresentante mezza luna che esce da una montagna.

MARSAL (mentalmente debole): «Ho pensato che forse il sole uscisse dai vulcani». Questi si son messi in eruzione e ciò ha prodotto «una palla di fuoco». Ma l’originalità di Marsal consiste nel credere che, per proiettare in alto il sole, si sia reso necessario l’intervento degli uomini: sono «gli antenati» che hanno lanciato in aria il sole «come un pallone».

Il meccanismo di queste spiegazioni è ben chiaro. Il fanciullo parte da due fatti osservabili: gli astri escono da dietro le montagne, e gli astri sono di fuoco. Come far la sintesi e far uscir del fuoco dalle montagne? Per poco che il fanciullo sia istruito, penserà subito sia alle miniere di carbone, sia ai vulcani. Si aggiunga (e per questo motivo i nostri esempi appartengono al secondo stadio e non al terzo) l’idea che gli uomini hanno un ruolo necessario nella genesi degli astri: sono stati gli uomini a costruire le miniere o sono stati loro a lanciare in alto il sole.

Ecco alcuni esempi del tipo di risposta piú comune, e, del resto, piú interessante, poiché l’influenza delle cose imparate non vi si fa sentire:

GIAMB (8½) appartiene ancora al primo stadio per quanto concerne le stelle, ma è già al secondo per quanto concerne il sole e la luna. «Com’è incominciato il sole? – È una grande nube che l’ha fatto. – Da dove veniva questa nube? – Dal fumo. – E questo fumo? – Dalle case. – Questa nube, come ha fatto il sole? – Esse [le nubi] si sono incollate le une alle altre finché son divenute rotonde. – Le nubi fanno del sole ora? – No, perché ce n’è già uno. – In che modo le nubi hanno reso luminoso il sole? – È una luce che fa splendere. – Che luce? – Una grossa luce. È qualcuno in cielo che l’accende. [Si noti come Giamb invochi un mito artificialistico non appena è ridotto al perché. Il seguito dimostrerà che Giamb sta per sostituire questo mito con la spiegazione secondo cui il fumo può intiammarsi per far splendere il sole.] – Di che cos’è il sole? – Di pietra. – E le nubi? – Anche. – Perché questa pietra non cade? – No, è il fumo delle case. – Il sole è nello stesso tempo pietra e fumo? – No, solo fumo. [Si ha l’impressione che Giamb dia contemporaneamente due spiegazioni: una, che sta per abbandonare, secondo la quale il sole è una pietra che qualcuno ha acceso; l’altra, che sta per adottare definitivamente, secondo cui il sole è una nube di fumo infiammata.] – In che modo le nubi rendono luminoso il sole? – È il fumo che fa splendere, perché nel fumo c’è del fuoco». Il sole è cosciente e ci segue di proposito [vedi il caso di Giamb, cap. VII, § 2]. Un attimo dopo: «Com’è la luna? – Gialla. – Di che cosa è? – Di nuvola. – Da dove viene, questa nube? – Dal fumo, perché è giallo. – Da dove viene questo fumo? – Dalla stufa… A volte, quando fa freddo, il fumo diventa giallo [è esatto: d’inverno, il fumo delle case prende una tinta giallo-verdastra]. – In che modo il fumo fa la luna? – Il camino fa fumo, qualche volta giallo e qualche volta bianco».

GAVA (8½), che apparteneva al primo stadio per quanto concerne il sole, fa parte del secondo per la spiegazione che dà dei quarti di luna: «È l’aria che l’ha formata. – Com’è avvenuto? – Forse sono delle nubi che non hanno potuto sciogliersi e poi hanno fatto un grosso cerchio». L’aria e le nubi sono per Gava, come si può notare, press’a poco identiche. Un attimo dopo: «Di che cos’è, la luna? – Forse è di nubi. Le nubi erano piccole, poi si sono strette e han formato una palla. – È molto tempo che c’è la luna? – Da quando è cominciata la vita [cfr. Roy, §1]. – Come è cominciata la luna? – Dapprima è stata piccolina, poi si è ingrandita: altre nubi sono venute. – Da dove venivano? – Dal vapore che sale in cielo quando si fanno cuocere le cose [= i cibi]. – La luna è viva? – Bisogna pur crederlo poiché viene [ = torna] ogni sera!»

BRUL (8½): «Di che cos’è il sole? – Di nubi. – Come è cominciato? – È cominciato col far la palla. – Da dove veniva questa palla? – Dalle nubi. – Di che cosa sono le nubi? – Di fumo. – Da dove viene questo fumo? – Dalle case».

LUG (12;3): «Come è cominciato il sole? – Dal fuoco. – Quale fuoco? – Dal fuoco che è nel fornello. – Che cosa c’è, nel fornello? – Il fumo. – Come? – Il fumo è salito e cosí poi è cominciato. Ha preso fuoco. – Perché ha preso fuoco? – Faceva caldo». Un attimo dopo: «Sei ben sicuro di tutto questo? – Non troppo. – Com’è fatto il sole? – Una gran palla di fuoco. – Come è cominciato? – [Riflette a lungo] Col fumo. – Il fumo di dove? – Delle case». La stessa spiegazione è data per la luna.

Queste spiegazioni presentano un vivo interesse per il loro carattere spontaneo. Esse partono da un fatto di osservazione giustissimo: di giorno la luna, quando è bianca e disseminata di piccole macchie d’ombra, somiglia a una piccola nuvola. La somiglianza è particolarmente notevole quando si vede solo mezza luna, quando cioè, agli occhi del fanciullo, la luna sta «formandosi». Ora, poiché i fanciulli di questo stadio (in media di 8-9 anni) ammettono che le nubi provengono dal fumo, l’origine degli astri è per essi evidente.

Quanto alle stelle, i fanciulli di questo stadio le spiegano allo stesso modo, le concepiscono come derivanti dalla luna o dal sole, al modo dei fanciulli del terzo stadio.

Fra secondo e terzo stadio, la continuità è perfetta: basta isolare dalle precedenti spiegazioni l’idea che le nubi provengano dalle case per ottenere una spiegazione del tutto naturale sull’origine degli astri, una spiegazione cioè del terzo stadio. È quanto generalmente troviamo a partire dai 9-11 anni, e talvolta prima. Ecco alcuni esempi tipici: gli astri provengono dalle nubi, e le nubi sono aria compressa o vapore acqueo.

NOT (10 anni): «Di che cosa è fatto il sole? – Di fiamma. – Da dove vengono queste fiamme? – Dal sole. – Come sono cominciate? C’è qualcosa che le ha fatte? – Si sono fatte da sole. – Come? – Perché fa caldo. – Com’è cominciato? – Esso [= il sole] si è fatto di fiamme, di fuoco. – Come? – Perché faceva caldo. – Dove? – In cielo. – Perché faceva caldo? – Era l’aria». Il sole è quindi il prodotto di un’incandescenza dell’aria. Parimenti, la luna è «di aria».

RE (8½): «Com’è cominciato, il sole? – Veniva. – Come? – Perché sí muoveva. – Da dove veniva? – Dal Giura. – Di che cos’è fatto il sole? – Ci sono molte piccole nubi. – Di che cosa son fatte le nubi? – Sono compresse. – Da dove venivano, queste nubi, quando il sole è cominciato? – Dal cielo. – Come son fatte, le nubi? – Quando ci sono molte cose rosse [= le piccole nubi rosse al tramontar del sole]. – Dove? – Sul Giura». Re pretende di aver visto di sera queste nubi. Infatti, è appunto sul Giura che si osservano da Ginevra. Quanto alla luna: «Com’è incominciata? – Un cerchio. – Un cerchio, di che cosa? – Di piccole nubi rosse. – Le nubi, da dove venivano? – Dal Giura. – E prima? – Dalla montagna». Per Re, le nubi non hanno nulla a che vedere col fumo. Si formano da sole, In cielo, il quale cielo, del resto, è fatto «di nubi azzurre». Gli astri sono vivi e coscienti, nonostante questo processo di formazione del tutto naturale.

CHAL (9;5): «Com’è incominciato, il sole? – [Riflette] Prima era píccolo, poi è diventato grande. – Da dove veniva questo piccolo sole? – Devono esser state le nubi a formarlo. – Di che cosa è, il sole? – Di aria». Quanto alle nubi, anch’esse provengono dall’aria.

AUD (9;8): «Di che cosa è, il sole? – Di nubi». «Com’è incominciato, il sole? – Prima era una palla, poi la palla si è accesa». Quanto alle nubi, che hanno dato origine al sole, provengono dal cielo; il sole è quindi «di nuvola di cielo».

ANT (8½): «Com’è cominciata, la luna? – Sono delle stelle che si sono incontrate e hanno fatto la luna. – E le stelle, da dove venivano? – Dalle fiamme che già erano in principio».

GERV (11;0): «Il sole e la luna sono la stessa cosa. Quando si corica [il sole], va a formar la luna che appare di notte». A Gerv la luna sembra piú grande del sole: «Quando va a coricarsi, ho visto il sole diventar molto piú grande [per tramutarsi in luna]». Chiediamo a Gerv se non ha mai visto il sole e la luna insieme di giorno. Risponde di sí, ma che è un’illusione: quella che sembra la luna è una forma bianca che è solo «un riflesso» del sole in cielo. Quanto all’origine del sole, Gerv dice: «La luna [= il sole] è fatta di lampi che si sono accumulati, che hanno formato la luna. A seconda dei mesi, essa è piú grande, piú piccola, divisa. Dev’esser del fuoco».

Tutti questi casi testimoniano uno sforzo notevole di spiegare gli astri attraverso la condensazione dell’aria o delle nubi, e attraverso l’accensione spontanea di questi corpi condensati. Essendo tutte queste risposte costanti, è chiara l’analogia di queste rappresentazioni con le teorie dei pensatori presocratici.

I casi precedenti non sembrano richiamarsi che a conoscenze acquisite dal fanciullo. Per contro, i casi seguenti utilizzano conoscenze dovute al contatto cogli adulti: Mart e Schm hanno imparato che l’elettricità era una «corrente» e che nelle nubi c’era dell’elettricità; Jean, Ant ecc. hanno imparato che c’era del fuoco nella terra, e che questo fuoco sfugge dai vulcani ecc. Da queste conoscenze i fanciulli traggono spiegazioni sull’origine degli astri. Queste spiegazioni sono quindi parzialmente e indirettamente influenzate dagli adulti. Vale tuttavia la pena di citarle, perché contengono un elemento di riflessione originale che è sullo stesso piano delle spiegazioni mediante la condensazione dell’aria o delle nubi.

MART (9;5): «Com’è cominciato, il sole? – Non so. Non si può sapere. – È vero, hai ragione, ma si può indovinare. Il sole c’è sempre stato? – No, è l’elettricità che lo ha sempre piú ingrossato. – Da dove veniva quest’elettricità? – Da sotto terra. Dall’acqua. – Che cos’è l’elettricità? – È la corrente. – La corrente dell’acqua può fare dell’elettricità? – . – Dove si trova, la corrente? – Nel vapore [il vapore, l’elettricità e la corrente sembrano una cosa sola]. – Come l’elettricità ha fatto il sole? – È saltato fuori dalla corrente. – Com’è ingrossato? – È l’aria che lo ha gonfiato». «Essa [l’elettricità] è stata gonfiata dall’aria».

SCHM (8;8): «Com’è cominciato il sole? – Col fuoco. È una palla di fuoco, poi illumina. – Da dove viene, questo fuoco? – Dalle nubi. – Come? – C’è elettricità, nelle nubi. – Credi che qualcuno abbia fatto il sole? – No, è venuto da solo». Il sole è vivo e cosciente.

Si noti come questi casi, a parte i vocaboli, si avvicinino ai precedenti: per Mart, il sole è aria infiammata; per Schm, è una nuvola incandescente. Ecco ora due fanciulli che considerano il sole come uscito dai vulcani o dalla terra:

JEAN (8;6): «Com’è cominciato, il sole? – Con una palla di fuoco. – Da dove veniva? – Dalla terra. – In che modo? – È evaporata. – Da dove proveniva? – Dalla terra [= dal suolo]».

ANT (8½): «[Il sole] è uscito dalla terra. – Come? – È una fiamma che è uscita dalla terra e ha fatto il sole. – Ci sono fiamme, nella terra? – Si. – Dove? – Nei vulcani».

Abbiamo qui un richiamo a cognizioni ricevute, ma la loro utilizzazione è originale e dimostra, per lo meno, la tendenza dei fanciulli di questo stadio a spiegare l’origine degli astri mediante un processo del tutto naturale.

Passiamo ora alle spiegazioni relative all’origine delle stelle. I fanciulli di questo stadio cercano di spiegar l’origine delle stelle con lo stesso scrupolo di una spiegazione naturale. Le stelle diventano emanazioni della luna, dei lampi ecc.

TAC (9;7): «Che cosa sono le stelle? – Sono fuoco. – Come? – Sono piccole scintille che si son messe insieme e hanno fatto la stella». Ora queste scintille provengono da un fuoco in cielo, e questo fuoco «è venuto da solo».

DEB (9 anni): «Che cosa sono le stelle? – Un piccolo lampo. – E i lampi? – Quando c’è il tuono. – Che cosa produce i lampi? – Quando due nubi si scontrano».

STOECK (11 anni): «Come sono incominciate, le stelle? – Dal sole».

MARC (9;5): «Da dove sono venute le stelle? – Dal sole».

Va da sé che questi fanciulli non appartengono necessariamente al terzo stadio per quanto concerne le stelle e il sole o la luna. La spiegazione naturale delle stelle sembra anzi, in genere, la prima.

Del resto, piú i fanciulli sono evoluti, meno facilmente formulano un’ipotesi sull’origine degli astri. Solo per i piú piccoli tutto è semplice. Verso gli 11-12 anni, il fanciullo risponde molto spesso «non si può sapere» oppure «non ho idea», ecc. L’artificialismo, anche quando è diventato immanente come nel caso di questo terzo stadio, in cui l’attività fabbricatrice è sottratta all’uomo per essere attribuita alla natura, sfocia cosí in una crisi: un agnosticismo provvisorio subentra a cosmogonie troppo audaci.

Notiamo che la sorte dell’animismo rimane legata fino alla fine a quella dell’artificialismo. Sotto quest’aspetto, i fanciulli del terzo stadio sono molto interessanti. Circa la metà di loro non sono piú animisti, mentre oltre tre quarti dei fanciulli del secondo stadio lo erano ancora. La spiegazione naturale ha ucciso la convinzione di una coscienza degli astri. Quanto all’altra metà, essa rimane animista, ma di un animismo in certo senso immanente. Gli astri non si occupano piú di noi, non ci seguono piú ecc., ma rimangono coscienti del proprio cammino. Infine, in certi casi, si assiste alla sparizionè dell’animismo, esplicitamente legata a quella dell’artificialismo:

BOUCH (11;10), per esempio, è un fanciullo scettico, che si lamenta di essere stato ingannato dai piú grandi, «Mi hanno riempito la tesía», dice continuamente. Perciò avanza ipotesi solo con molta circospezione. Gli chiediamo se il sole sa di camminare. «Se c’è un buon Dio», risponde, «egli [ = il sole] lo sa [che cammina]; se non c’è, non lo sa».

Questa risposta è molto curiosa e mostra come la coscienza attribuita alle cose sia legata alla credenza in un ordine generale del mondo: se Dio comanda alle cose, le cose sono coscienti; altrimenti agiscono in modo automatico.

  4.I quarti di luna

È bene riprendere a parte il problema dei quarti di luna, che abbiamo sfiorato a proposito della nascita degli astri. Esso ci servirà di controprova, chiarendo se le spiegazioni dei fanciulli seguono con l’età lo stesso ordine di successione di prima. Non v’è motivo che accada necessariamente cosí; possiamo quindi considerare questo nuovo problema come parzialmente indipendente da quello che lo precede, e perciò come legittima controprova.

In realtà, troviamo 3 stadi analoghi agli stadi precedenti: artificialismo integrale, artificialismo mitigato, spiegazione naturale.

Durante il primo, i quarti di luna sono considerati sia come lune nascenti sia come lune che gli uomini hanno tagliato. Sono, queste, due forme di artificialismo integrale.

Ricordiamo anzitutto i casi di ROY (6 anni), di GAUD(6½) e di PURR (8;8) (vedi §§ 1 e 2) che considerano i quarti di luna come lune che «cominciano», cioè appena fabbricate e che crescono allo stesso modo dei bimbi. Inutile quindi ritornarvi sopra.

Quanto alla credenza secondo cui i quarti sono lune tagliate dagli uomini, eccone tre esempi:

FRAN (9 anni): «Com’è la luna? – Rotonda. – Sempre? – No, a volte è metà. – Perché è metà? – Perché a volte l’hanno tagliata. – Lo credi? – Lo credo. – Perché l’hanno tagliata? – Perché sia ancor piú bella. – Chi l’ha tagliata? – Dei signori. – Può ridiventare tonda, la luna? – No. Dopo vanno a cercare le altre lune che erano metà, e fanno la luna intera».

BUL (7½): «Sono dei signori che le hanno tagliate, per fare la metà della luna».

DOU (5 anni): «Sí deve tagliarla in due».

Quanto al secondo stadio, esso denota un misto di artificialismo e di spiegazione naturale:

HUB (6½): «La luna è sempre rotonda? – No. – Com’è? – A mezzaluna. È molto consumata. – Perché? – Perché ha illuminato. – Come ridiventa tonda? – Perché la rifanno. – Come? – Col cielo».

CAUD (9;4): «Ti vede la luna? – Sí, certi giorni è rotonda. Certi altri non ce n’è che la metà o un quarto. – Perché? – È il buon Dio che la fa diventare tonda o metà per segnare i giorni. [Vedi il modo come il fanciullo ha deformato una spiegazione evidentemente data in modo del tutto diverso.] – La tagliano? – No, è lei che si fa tonda e poi metà».

In entrambi i casi si vede l’unione, niente affatto contradittoria nel fanciullo, di un processo naturale di logoramento o sezionamento e di un ordine o di una costruzione di origine umana. Il terzo stadio elimina questo secondo fattore, per dare del fenomeno una spiegazione del tutto naturale. Questa spiegazione può presentarsi sotto due aspetti che caratterizzano due successivi sottostadi. In primo luogo, la luna può esser concepita come sezionantesi da sola o tagliata dal vento grazie a un dinamismo in cui si combinano un artificialismo e un animismo divenuti totalmente immanenti:

MART (9;5): «Perché la luna è in quarti? – Non c’è che la metà, è il vento che l’ha divisa. – Perché? – Non so. – Dov’è l’altra metà? – È caduta sulla terra. – Si può vederla? – No, produce la pioggia». [La luna essendo una nube, la sua trasformazione in pioggia è ovvia.] «È la stessa luna che ridiventa tonda, oppure un’altra? – Si [la stessa]. Ricresce. – Come? – È il vento che la fa ricrescere».

ACK (8;7): «A volte c’è luna piena, altre volte dei quarti. – Come mai? – Si divide da sola. – E il resto della luna? – È nascosto dalle nubi. – E quando non ci sono nubi? – In cielo, verso il buon Dio. – Perché si divide? – Perché vuol far brutto tempo, e la luna piena vuol far bel tempo».

RE (8 anni): «Come si formano, i quarti di luna? – Ce n’è solo un pezzettino. – Dove è il resto? – Sul Giura. – Come mai? – Si è rotta. – Come? – Si è disfatta. – Si è disfatta da sola o c’è qualcuno che l’ha disfatta? – Da sola. – E dopo, come ridiventa grande? – Si riunisce. – Come? – Va verso l’altro pezzo. – Lo sa che va verso l’altro pezzo? – Si. – Perché non è sempre rotonda? – Perché si fa piccola. – Perché? – Perché non è sempre grande. – Perché? – Perché fa freddo. – Perché? – Perché dopo piove».

NOT (10 anni): «C’è n’è una metà che va da una parte, una dall’altra. – Perché? – Per indicare il tempo che farà. – Come? – Perché fa piú caldo. Vuol dire che farà cattivo tempo o bel tempo». Ora, la luna agisce cosí da sola, e, d’altronde, coscientemente.

Questi casi sono interessanti sotto diversi aspetti. È evidente che sono influenzati da discorsi adulti, in modo particolare quando il fanciullo sa che le fasi della luna sono indizio del tempo che farà: ma i discorsi degli adulti sono stati assimilati in modo originale. Sotto questo aspetto, si devono segnalare due reazioni interessanti. Anzitutto, la confusione del segno e della causa: la luna produce il tempo pur annunciandolo, e proprio perché lo annuncia. In secondo luogo il dinamismo finalistico che il fanciullo attribuisce alla luna: la luna, il vento, il cielo, le nubi sono spinti da una forza interna tendente a un fine. E, quando agiscono gli uni sugli altri, è una forma di collaborazione intelligente, non un sistema meccanico.

Piú positivo è il secondo tipo di spiegazione dei quarti, che troviamo durante il terzo stadio. Il fenomeno dei quarti deriva sia da un moto rotatorio della luna, che dà l’illusione del sezionamento, sia dall’ostruzione provocata da una nube. La luna cessa quindi di dividersi.

LUG (12;3): «Com’è la luna? – Rotonda. – Sempre? – No. – Com’è, anche? – È tagliata in mezzo. Verso sera è rotonda e di giorno è tagliata in mezzo. – Perché? – Perché è giorno. – Dove è l’altra metà? – È partita. – Per dove? – Per un altro paese, dove è notte. – Come mai? – Bisogna che vada in un altro paese. – Ma come? – Una metà è partita per un altro paese. – Come? – Se ne va quando qui è giorno. – Si taglia? – No. – Che cosa accade? – Illumina dei paesi quando è notte [laggiú] e qui è giorno. – È sempre intera? – Si. – Mai a metà? – Si, di giorno, perché è voltata [!]. – Perché non la vediamo rotonda, di giorno? – Perché la vediamo di faccia [Lug vuol dire “di profilo “]. – Che cosa vuol dire? – Di notte splende; di giorno si volta e illumina un altro paese. – La luna è rotonda come una palla? – No, come un dolce». Si noti come Lug, dopo aver esitato ad ammettere l’ipotesi secondo la quale la luna si divide, pervenga a questa spiegazione notevole e che sembra spontanea: essere la luna una torta che cambia forma secondo il modo come è orientata.

SCHM (8;8): «Che cosa c’è di strano, a volte, nella luna? – È rotonda, poi viene [diventa] a mezzaluna. – Come? – Quando cresce fa freddo. – Dov’è l’altra parte? – Non si vede, è nascosta da una nube, ma esiste sempre. – E quando non ci sono nubi? – Ma ce ne sono lo stesso. – Come ridiventa grande, la luna? – Le nubi se ne vanno. – E sanno quando debbono andarsene? – L’altra parte [della luna] illumina, poi fora le nubi».

CARP (8;7): «Sono le nubi che la nascondono. – E l’altra metà? – Dietro le nubi. – È tagliata? – No, dietro le nubi».

Non sappiamo se questi ultimi casi (di cui abbiamo trovato parecchi esempi) sono spontanei o no. Una parte di spontaneità sembra comunque esservi. Quanto al caso di Lug, lo si paragoni agli esempi che abbiamo visto al capitolo VII, § 2: la luna ci segue pur non muovendosi; si gira, e i suoi raggi ci seguono ecc. (caso di Sart, Lug e Brul).

Per concludere, possiamo ammettere che le spiegazioni dei quarti di luna confermino lo schema da noi costruito a proposito delle spiegazioni dell’origine degli astri. L’artificialismo integrale, nato dalle partecipazioni primitive, cede il passo a un artificialismo mitigato, e quest’ultimo è infine sostituito da spiegazioni naturali, prima dinamiche e finalistiche (artificialismo immanente), poi sempre piú meccaniche.