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Tutte le poesie
Parte prima
Autoritratto 1977
TUTTE LE POESIE
I. Poesie (1951-2004)
GESTA ROMANORUM (1951-1954)
Il rimorso di san Giovanni Battista
Timori della Maddalena
Meditazione nell’orto
Orazione di Giuda
Tradimento di Pietro
Aria per tenore
Il Centurione
Alba
Partita
Epigramma
Personaggio di sfondo di una crocifissione
Coro
Altre interviste
A Tarbes
Testimoni
Dal crepuscolo all’alba
Requiem per compleanno
Congedo
LE CASE DELLA VETRA (1955-1965)
1955-1959
Notizia
Tovaglia
Ponzio P.
La riunione ristretta
Annata cattiva
Una volta
Risanamento
Rammarico del viceré
19**
Il giocatore
Cinema di pomeriggio
Dalla mia finestra
La discussione sul ponte
Portale
L’errore coloniale
I morti e i veri
1960-1961
Romanzo
Una città come questa
Canzone
La carriera del bruto
Proprio il vuoto
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Politica estera
Il catalogo è questo
Compleanno
Contestazione
A mio figlio in campagna
Abbastanza posto
E tu cosa
Commediola
1962-1965
Città dall’alto
L’album dei ricordi di guerra
Il cotto, il vivo
Lezioni di economia politica
Dal vecchio al nuovo
Simulato e dissimulato
Suicidio in infermeria
Elementi del paesaggio urbano
Le consegne
Perizia
Una specie di tic
Au bord du lac
Dilazione prima
Dilazione seconda
Figure nel parco
Bambino morto di fatica ecc.
La commemorazione dei defunti
CADENZA D’INGANNO (1957-1974)
Parti di requiem
Economia della paura
L’intoppo
Luna di miele
Racconto d’inverno
La moría
Soppressione
Inchiesta
Le storie
Il compleanno di mia figlia
Partendo da boulevard Berthier
Una poesia di Natale
Jubilate Agno
L’alibi del morto
Notizie false e tendenziose
Il gioco del mondo
Per C., morta di parto all’età di un anno e undici mesi
NEL GRAVE SOGNO (1965-1981)
Celeste
Sogno di via dei Serpenti
L’appartamento
Serenata
Personcina
Cassazione
Una fiaba
Interni clinica
Berceuse
Pas de chat
Dall’altare nell’ombra
Luna
Le custodi
Frasi
Il piú freddo anno di grazia
Le nozze
CANZONETTE MORTALI (1981-1983)
Canzonette mortali
Lista di Spagna (1981)
A TANTO CARO SANGUE (1956-1987)
I. Ultime (1983-1987)
Dolore
Imbarcadero
La guerra
Anagramma
Scongiuri vespertini
Codicilli
II. Disperse (1956-1960)
I fatti del diavolo
Segreti d’ufficio
Conversazione su niente
Qualcuno
L’estate nella villa in Brianza
Mattina di Natale
Interno esterno
Gli addii
VERSI GUERRIERI E AMOROSI (1984-1989)
I.
Per una ragione improvvisa la luce si è fatta bianca
II.
Il sole o noi due soli, non ricordo
Le stradine assediate dal granturco
Devoti artificieri
Nel giardino mutato in lunapark
Non stava a noi risolvere
Dà dolore e insieme vergogna
Non facevano fumo né rumore
Troppi anni e mesi e giorni e notti e sogni
Lo chiamavano, credo, fronte interno
Devozioni del gelo
Amavo nel fuoco di legna
Ora che ai non soldati
Dal fuoco stinto dei nespoli sale
Quando coi festini orbati
Nel pollaio di stracci
Si chiude come un pugno la città
Fra cane e lupo a poco
Con tutta quella morte in giro
Una stanza in un’altra
Sí, ricordo: chi viene dalla notte
Adorammo le scorte
Successe o no che dal fondo
La preghiera ansimante per connubi
Non era che attività
Che gioia nominarle ignote e già
III. Reliquie arnaldine
Voglia che in cuore m’entra
Con gli altri faccio finta di giocare
Di quello che ho nel cuore
Quando il freddo che indura
Niente non gela ma non soffro il gelo
E vuole che non sia come la viola
Cosí non fui nello scegliere corto
Se in garitta o verziere
Né senza lei vorrei Gerusalemme
Tremo come un bambino
Non so al vederla, tanto n’ho, che dire
Dio sí pietoso che Longino il cieco
Bocca che dici? Ormai non ha piú corso
Amore mi comanda
Morto per loro, e presto: ma con lei
Vacilla il cuore e sbanda
OGNI TERZO PENSIERO (1989-1993)
Ombra ferita, anima che vieni
Sonetti di infermità e convalescenza
Il vuoto non manca
L’ordine di non avere
Sul fievole tormento
Nel decomporsi chissà
Ah no, non a un filo soltanto
Il faut être très précis
Avvinta la vita a pochi
Pullulava di sergenti
Niente comporta le delizie
Piccola passeggiata trionfale
Che lunga, lentissima rincorsa
Che nella casa di fronte
Mattoni e cemento durano infinitamente meno
Gli alberi agonizzanti nel girello slabbrato
L’origine di ogni stupore è nelle parole
Niente di personale, ci mancherebbe altro!
Il traffico pedonale scorre da anni senza intralci
Profonda come la caverna di Polifemo
Nei protocolli dello spostamento
Altri sonetti
Sogno infaticabilmente da un po’
Vedo che oscuramente militare
Preghiere per i morti – tutta qui
Morendo, morti ricapitola uno
Niente può rovinarmela la festa
Borghesi come tanti allora, amanti
Non di questo presente ora bisogna
Senza desideri, senza speranze
Gioia mite e ultima, mite febbre
Essere... essere, sí, intimi, nel cuore
O cari infinitamente, spariti
Cominciava la seconda metà
Come e quando la freccia del Natale
Fatti pure in quattro, allàrgati, notte
Freddissima resurrezione, da
So la strada e la neve, so in che casa
Sono quello che eravate, sarò
Che male t’abbiamo fatto, che pena
Invecchiando il corpo vorrebbe un’anima
Non sospendi un terremoto, non fermi
Costruisce ostinato appartamenti
Non sono bandiere queste bandiere
Adesso non è piú dai rigattieri
Che in tutto fra tutte suprema sia
Sí, certo, sarebbe bello abitare
Si preferirebbe, qui, che morissi
Cerco qualche volta di immaginare
Parte seconda
Autoritratto 2003
TUTTE LE POESIE
QUARE TRISTIS
1.
Tanto difficile da immaginare
Eroi dispersi, non piú o non ancora
Piú la gente che c’era se ne va
Smessa la sontuosa porpora i vetri
Niente sarà mai vero come è
Nella piazza? sul corso? Chi lo sa
«Ricevitoria del lutto» leggeva
Come uno che sta sognando e sa
«Caduto in A. O.», certo, perché no?
Stare coi morti, preferire i morti
Grazie, sento a volte che dico quando
Filare tra le lenzuola tremando
Fra l’Anschluss e la notte dei cristalli
«Digli qualcosa, pensa che è venuto
L’oro – be’, quello si sapeva: oro
Poi lo vorrò per me quello che voglio
La casa di campagna dove leggere
Mai visto, da queste parti, un uguale
Andarsene, tornare, due pensieri
2.
Stanze per la musica di Adriano Guarnieri
Cosí a volte succede che nel buio
All’altro che siamo e non siamo
Sí – ma memento anche dei semivivi
Ora sia piú leggera la ferita
3.
Con raccapriccio, come ogni anno, spio
Mio male, mio bene, cosí vicini
«Orribile a dirsi, in un certo modo
Quanti fossero i pioppi che importanza
Ci sono stato, non so quando (o è stato
Camminerai sull’acqua per tornare
L’autunno ha a volte luci cosí terse
Qui è Valvins, qui è Voronež, dunque provaci
Piú morti che vivi – no, non è questa
Farsi radice, stipite, reliquia
Da qualche parte, Bosnia o Medioriente
Stanco della vita, io? Non scherziamo
Ci sono sere che vorrei guardare
La vita, una sola... semplicemente
Si migliora a tutt’andare. Conviene
Non sono poi cosí incerti i confini
Acqua, fuochino, fuocherello, no
Ospite, io, loro, o loro miei
Mi sono distratto – oh, per poco, appena
Si va nell’ombra o è l’ombra che ci viene
Ma paura di cosa, abbi pazienza!
Non so, non so ancora, direi un quartiere
Numeri sbiaditi o divelti, rete
Da qualche anno cerco di invecchiare
Dopo la vita cosa? ma altra vita
Ho amato vivendo degli animali
Svegliami, ti prego, succede ancora
4.
Nell’ora, ormai, della cenere
BARLUMI DI STORIA
1.
Smettila, hai capito? di immaginarci
2.
In questa gli assomiglia
Mai davvero felice e mai del tutto
O forse la felicità
E per tutto il resto, per quello
Ogni giorno in una casa succede
I film porno mi annoiano
Mai avuto, io, il doppio dei tuoi anni
Chi può piú riconoscerli
Per nessuna ragione
Della memoria di qualcuno
Infinitamente mi piacerebbe
4 marzo 2002, all’alba
3.
Uno dei due va da una parte
Già, questo è il punto: che di solito
Molto semplicemente
Quando in un punto del suo giro
4.
Vivi, io e te, per quanto? Non facciamola
Anche durante questo viaggio
Cantano di paura nel giardino
Il rimorchiatore che passa
Questa smania, anzi manía della luce
Non so, non capisco se avrei piú gioia
5.
È, in un profluvio di rovine
La mattina di Ferragosto mio padre usciva
Ci sono stati, nel ’43
L’hanno picchiato a sangue, non a morte
Le luci di Milano – poca cosa
Dentro il tardo crepuscolo
Sembra impossibile, ma c’è stato un momento
Ricordo troppe cose dell’Italia
Ogni tanto succede
L’amico apparsomi un giorno
Ogni sera che viene sulla terra
Si farà una gran fatica, qualcuno
ULTIMI VERSI
Un brindisi elettorale
Canzone della nuova era
Canzone dell’unico vantaggio
Canzone del danno e della beffa
Trionfi
Canzone dei rischi che si corrono
Mi sembra di vivere sottovuoto
Allo stadio andavamo presto
La piazza
Li rivedrò, mi rivedranno, loro
II. Poesie disperse, abbandonate e d’occasione
UN GATTO PIÚ UN GATTO
Dal quaderno di aritmetica del gatto Pastrocchio
Cos’è un soffione
Canzoncina del pane fresco
Canzoncina per febbre
Canzoncina bretone
Canzoncina della mezzala sinistra
Promemoria dell’astronauta
Modo di dire
SULL’ACQUA
Sull’acqua
Ballata delle dame con quei nomi
Canzone delle custodi del distretto idraulico
Piccola suite fluviale
POESIE ABBANDONATE (1949-1961)
Per il Sabato Santo
Per il debito
Pilato
Vestizione di Don Giovanni
Epistola prima
Susanna
Pioggia
La mia spada non recide...
Inno temporale
Requiem
I compagni d’Ulisse
Sopraluogo
Nella folla un servo
Stabat Mater
Visione dell’inverno
Leda
Caino
Arianna
Diana e Endimione
Giovanna e i giudici
Primitivo
L’insalubrità dell’aria
I lavori per la ferrovia sotterranea nel mese di novembre
L’indovino
Chiave per una poesia non scritta
POESIE DISPERSE E D’OCCASIONE (1949-2003)
Poesia per Bianca
I giorni della Terra Santa
Autunno in campagna Inverno in città
Preghiera particolare
Esplanade
I custodi
Sera del 27 gennaio 1897
Bisogna saperlo, Cristo non amava
La navetta spaziale esplosa in volo il 28 gennaio 1986
In lode a Baggio
Cosí vi vedo, capovolti: il sole
Prosa per Vincenzo B.
La notte del quartiere (frammenti)
Ma quante volte glielo devo dire
Vedo che oscuramente militare
Fra l’età in cui si muore
Dico al portiere che m’insegue
Versi di Natale
Il fruttivendolo pugliese
Rilettura del «Magnificat» (Luca 1, 46-55)
Antifona
Ah, telefonassero ancora
Un uomo, dunque, può essere felice
Luce desunta
DUE PROSE
Tempus tacendi
Inebrianti incognite di un’incarnazione
Nota al testo di Rodolfo Zucco
Il libro
L’autore
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