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Dramatis personae
Nota al lettore
Prologo
Che notizie da Rialto?
ATTO PRIMO, Stratford-upon-Avon, Warwickshire, marzo 1585
La mia sfrenata giovinezza
Il sobborgo del suo piacere
Una botte d’uomo
Il guardarobiere
Focacce e birra
Nell’usare il vostro ingegno a esaltare il mio
Un giuramento con il vino in corpo
I miei pensieri sono ormai maturi a ogni maleficio
Il critico, il guardiano notturno
La recita è la trappola
Con falsa voce poesie di finto amore
A cavallo, grullo mio, a cavallo!
Immaginare grandi imprese
Segugi decisi e tenaci danno loro la caccia
Molti Giasoni vi approdano alla conquista di lei
Un ragazzo privo di maniere
I ricchi doni si fanno povera cosa
«Povero cervo», dice, «tu fai testamento»
INTERLUDIO, Roma, marzo 1585, villa Montalto
Ti riterrei un ipocrita davvero principesco
ATTO SECONDO, Londra, aprile 1585
Cose tanto gradite e no, assieme
Questa pettegola dalla lingua lunga? No di certo, signori
Secondo gli statuti cittadini
Sciogli di colpo, coi tuoi denti aguzzi, l’aggrovigliato nodo della mia vita
Son brutti segni; ma io spero, spero
Viviamo sulla gran bocca del mondo coperti d’ignominia
La loro coscienza non consiste nel non fare una cosa, ma solo nel tenerla nascosta
…il più capriccioso dei poeti, l’onesto Ovidio
Che c’è adesso? Un ratto?
E sono ora votati dal destino a recitare un altro atto
Prova quel che può darti a Venezia il mio credito
Sii Mercurio, metti le ali ai piedi
Conosciuto da me solo per lettera
È un uomo onesto e leale
Pericolose congetture nelle menti dei malintenzionati
Penso che abbia ricevuto un buon avvertimento
Compiere fatti mirabili senza l’aiuto del demonio
Porto tuttavia in me qualcosa di pericoloso
Avrò incontrato almeno venti volte l’orso Sackerson, libero, e l’ho preso per la catena
Un uomo che è stato scelto in mezzo a diecimila
Ferito, ma dagli occhi di una donna
INTERLUDIO, Venezia, aprile 1585
I servi dell’Oscuro dicono la verità
ATTO TERZO, Sulla strada per Venezia, giugno 1585
Exeunt omnes
Una pestilenza di affanni e di dolori
Quella bolla d’aria che è la gloria
Dicono che sia stato istruttore di scherma dello Scià
…ha scommesso per dodici contro nove
…assai poco posso parlare di questo grande mondo
L’infuriare di una battaglia
La corte sovrana della possente Europa
Cinque miserrime spade di latta ammaccata
Buona notte, dolce principe
Dinanzi alle picche dei loro cacciatori
Come pregarvi di questo favore…
Le nostre sorti sono appese a un filo
Nella coppa può nascondersi un ragno
Quali nefandezze può celare in sé l’uomo
Detto in parole povere
INTERLUDIO, Venezia, giugno 1585
Gli fecero affrontare la leonessa
ATTO QUARTO, Venezia, luglio 1585
Potrei dire di te come il viaggiatore dice di Venezia
Che cos’è la città, se non il popolo?
Non perdiamo tempo: l’indugio ha sempre un esito funesto
…tre cose che le donne hanno a dispregio
Con più forte sicurezza di quanta possa offrir d’Achille il braccio
Una trama tutta d’oro per irretire i cuori degli uomini
L’onore, clessidra di se stessi
Non ha mai visto una bellezza simile dall’inizio del mondo
Anche la beffa, vile diavolessa, immonda cortigiana!
Troppo bollente, troppo bollente!
Confidano al cielo i loro capricci
Voi ridete a sentirvi raccontare da ragazzi o da donne i loro sogni
Ama tutti, fidati di pochi
Ah, per il cielo, sono innamorato e l’amore m’ha insegnato a scrivere versi
Come se, al pari di Circe, volesse mutare la mia forma!
E ogni nostro indugio non fa che rimpinguare il loro vantaggio
Se Cupido non ha sperperato tutte le sue frecce a Venezia
Il pazzo, l’amante e il poeta
Con quale dignitosa maestà
Un contratto eterno con la Morte ingorda!
Quali nuove, messaggero? Sii conciso e parla chiaro
Signori, vi saluto. Io corro al mio dovere!
Perché son gli occhi tuoi che t’han tradita
Sono d’avanzo io, che sempre ti molesto
Può suscitare più ilarità che proponimenti di vendetta
Foss’anche il diavolo a guidar la danza
Di pari dignità
Tanto smanioso e avido di perseguire la rovina d’un uomo
Voglio vivere nel tuo cuore, morire sul tuo seno e venir sepolto nei tuoi occhi
Fino a stanotte m’hai voluto bene, e tuttavia stanotte m’hai lasciata
Astuti come la volpe per cacciare la preda
Posso sorridere, e mentre sorrido uccidere
Oh, mai ci fu regina più tradita!
L’esteriorità delle cose può sminuire le cose stesse
Vero! Sentite qua
Ogni tacca la tomba d’un nemico
Cappi buoni ad acchiappar beccacce!
Dall’ornamento esterno sempre si lasciò ingannare il mondo
Vedete amici, questa caccia con quale accanimento viene condotta
Ciò non lo si potrebbe creder vero a Venezia
Voi siete nato sotto una buona stella
Non più un rozzo attore
Così disfatto, così svigorito?
Stai sprecando la tua furia per un abbaglio
L’uomo che ha lingua, dico, non è uomo se si dimostra incapace di usarla per conquistare una donna
INTERLUDIO, Venezia, agosto 1585
Non affidarti a legni marci
ATTO QUINTO, Venezia, agosto 1585
Questa severa corte di Venezia
Chi sceglie me sarà obbligato a dare e rischiare tutto ciò che possiede
Dovessi perdere così scioccamente a una partita a tris
Il tuo scherzo è serio
Abbiamo avuto ben più lauti banchetti
Le speranze e le promettenti attese della tua giovinezza
Con a fianco Ate
Questa tua bellezza, essa sola, è stata causa di quell’effetto
Non c’è un uomo qui?
Seguimi allora, se hai coraggio, andiamo a vedere chi vanta più diritti, se tu o io, su Elena
La trottola implacabile del tempo
Ebbene, ecco qui. Benvenuti giorni belli!
Esse furon fatte per baciare
EPILOGO, Venezia, agosto 1585
La conclusione di una zuffa e l’inizio di un banchetto
Nota storica
Ringraziamenti
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