[1] ‘la filologia, che comprende in sé una conoscenza critica dei libri e delle lingue’.
[2] Sempre sotto 1. si aggiunge: «Il complesso degli studi letterari ed eruditi; le discipline umanistiche, le lettere»; «Per estens. il complesso di discipline che si propone la conoscenza e la ricostruzione in tutti i suoi aspetti di una o più civiltà antiche»; sotto 2. abbiamo: «Il complesso di studi e ricerche che, fondandosi sull’esame di testi, documenti e testimonianze, tende a fornire un’esatta e precisa interpretazione di un problema critico e storico», aggiungendo il riferimento alle opere d’arte; sotto 3. si legge: «Gli studi storici ...» in quanto opposti alla filosofia; sotto 5. «Il complesso degli studi filologici ...». Volta a volta ‘filologia’ è detto sinonimo di ‘linguistica’, ‘le lettere’, ‘gli studi storici’ e così via.
[3] Curiosamente, nei lessici che ho consultato, solo il GDLI, loc. cit., registra al punto 4. «Minuta e arida erudizione, pedanteria», che a dire il vero è il senso che sembra prevalere in altre lingue.
[4] Parecchi lettori ricorderanno i due successivi adattamenti televisivi, trasmessi dalla Rai nel 1975 e nel 2008; in realtà i problemi sono relativi al testo orale: gli adattamenti vanno considerati per conto proprio ed esaminati appunto come sceneggiati televisivi, e non è di questo che qui mi occupo.
[5] Forse è necessario chiarire che qui il significato di variante non è quello consueto per i testi scritti, nei quali la variante è una lezione alternativa all’interno di uno stesso testo. Qui la variante è invece un testo che certamente (o almeno presumibilmente) appartiene alla stessa storia ma non la ripete per intero e si differenzia dalle altre varianti per il contenuto e la forma. Sarebbe meglio usare il termine «versione». Molto raramente ci sono due versioni identiche o perfino parzialmente tali. Può accadere che lo schema rimico sia stabile, ma il testo appaia diverso. Nella trasmissione orale, e quindi memoriale, la fedeltà al testo ricevuto è molto minore di quanto accada anche nella copia più trascurata.
[6] Rico si riferisce a Richard Bentley (1662-1742), grande filologo inglese.
[7] Aggiungo che la procedura normale era che prima si scrivesse il testo, di norma con inchiostro nero; poi si aggiungessero le rubriche (in rosso, come dice la parola) e le iniziali decorate, in genere con inchiostro rosso e blu; successivamente si procedeva alla decorazione del codice (margini miniati, ecc.), infine a dipingere le miniature per le quali era stato lasciato lo spazio fin dall’impostazione della pagina. Solo a questo punto il fascicolo era pronto per la cucitura del codice. Le diverse operazioni erano in genere affidate a specialisti diversi, sicché il fascicolo passava per più mani. Spesso il copista vero e proprio (il primo) inseriva a margine, in caratteri minuscoli, le istruzioni per chi doveva realizzare le operazioni successive, cercando di fare in modo che queste parole fossero tagliate dal rilegatore o coperte dal colore.
[8] La glossa è un testo poetico derivato, in cui ogni verso del testo di base diventa il verso finale di una strofe.
[9] Si chiama copla (‘strofa’) de arte mayor una strofa di 4 versi settenari doppi monorimi, con cesura in mezzo. A volte questi versi presentano variazione nel numero delle sillabe (sono dunque anoisosillabici). Tale copla si usa per opere specialmente narrative o didattiche; per lei si usa anche il termine cuaderna vía.
[10] L’antigrafo sarebbe, a dire il vero, la copia di un altro manoscritto, ma la parola è venuta usandosi per il manoscritto da cui ne è stato copiato un altro.
[11] Con questo termine si intende il passaggio di lezioni da un ramo all’altro della tradizione manoscritta. Avalle la definisce: «il fenomeno per cui un amanuense corregge il testo del suo esemplare con altri manoscritti appartenenti a diversa tradizione» (p. 52).
[12] Sugli errori congiuntivi cfr. p. 83, nota 3.
[13] ‘Tre contadini vengono, tutti per la stessa strada: quello che va davanti aspetta il secondo; il secondo aspetta il terzo al limite, quello che viene non raggiunge l’altro che lo attende’.
[14] ‘e se la tua amica è donna cui questo non basta, la tua ... cerchi per lei modo di farla cambiare’.
[15] Scrive la Ageno: «La connessione tra due (o più) testimoni, per es. B e C, contro un terzo (A), viene dimostrata per mezzo di un errore comune ai testimoni B e C, che sia di tal natura che B e C non possano essere caduti in questo errore indipendentemente l’uno dall’altro» (p. 58).
[16] L’esempio di omeoteleuto della Ageno (p. 129) è un passo di Convivio IV, xiv, 8: «Se la gentilezza o ver nobilitate ... si generasse per oblivione, [quanto più tosto venisse l’oblivione,] più tosto sarebbe generata la nobilitade; e quanto li uomini fossero più smemorati, tanto più tosto ogni oblivione verrebbe».
[17] Il valore delle lezioni adiafore muta a seconda della collocazione nello stemma del codice che le trasmette. A livelli bassi dello stemma una lezione adiafora isolata è sicuramente una innovazione, e quindi un errore; a livelli alti, invece, è indecidibile se sia innovazione o no.
[18] Non mi pare il caso di entrare qui nella complessa discussione se la frequenza degli stemmi binari sia verosimile o no.
[19] ‘E ne parlai ai miei cari signori, che allora governavano, monsignore il duca Alberto di Baviera, conte di Hainaut, di Olanda e di Zelanda e signore di Frisia, ed a monsignor Guglielmo suo figlio, allora conte di Ostrevan, ad alla mia carissima e onorata signora, la signora Giovanna, duchessa di Brabante e di Lussemburgo, e al mio carissimo e grande signore, monsignore Enguerrando, signore di Coucy, ed anche a quel gentile cavaliere, monsignore di Gomegnies’.
[20] ‘questo duca di Berry fu il più avido uomo del mondo e non si preoccupava da dove fosse preso, purché egli lo avesse. E quando il denaro arrivava a lui, lo impiegava in modo meschino, come molti signori fanno ed hanno fatto in passato’.
[21] ‘La tragedia è un genere di poesia in cui i poeti descrivono in modo alto i casi dolorosissimi e le sventure inaudite dei re o i fatti degli dèi. Invece la commedia è quella che tratta i fatti delle persone private e umili non in uno stile alto come quello della tragedia, ma mediocre e dolce’.