Note

1 La prognosi è sottolineata a matita nella cartella clinica, con tutta probabilità da Ludwig Binswanger. Vedi sotto, p. 50, la lettera di Berger a Binswanger del 12 marzo 1921, da cui è tratta anche la citazione che segue.

2 Hans Berger (1873-1941), il pioniere dell’elettroencefalogramma, era succeduto a Otto Binswanger, zio di Ludwig, nella posizione di direttore della clinica psichiatrica universitaria di Jena.

3 Ludwig Binswanger (1881-1966) assunse la direzione della clinica il 1° gennaio 1911, dopo la morte del padre Robert. Sulla storia della clinica, fondata nel 1857, cfr. il resoconto redatto dallo stesso Ludwig in occasione del centenario della fondazione e pubblicato postumo in MAX HERZOG (a cura di), Ludwig Binswanger und die Chronik der Klinik «Bellevue» in Kreuzlingen. Eine Psychiatrie in Lebensbildern, Berlin, Quintessenz, 1995. La clinica venne chiusa nel 1980, venduta nel 1986 e demolita nel 1990, cfr. la documentazione degli ultimi giorni dell’istituto, da cui sono tratte alcune delle foto qui incluse, in CHRISTINA EGLI, RAINER HOCHER, Belle-vue. Blüte und Verfall einer Anstalt, Konstanz, Wisslit-Verlag, 1990.

4 Lettera dell’8 novembre 1921, in SIGMUND FREUD, LUDWIG BINSWANGER, Briefwechsel 1908-1938, Frankfurt am Main, Fischer, 1992, p. 176. Era stato Freud a sollecitare informazioni su un caso che lo interessava per il legame familiare di Warburg con una sua intima amica e benefattrice, probabilmente da identificare con Helene Schiff (vedi RON CHERNOW, The Warburgs, New York, Random House, 1993, p. 260), e vedi sotto, p. 23.

5 L’opinione che Binswanger esprime in una lettera del 18 agosto 1921 a Heinrich Embden, medico di fiducia della famiglia Warburg, rimane valida per tutto il periodo in considerazione: «La prognosi mi sembra ancor oggi non diversa da quella che abbiamo stabilito in occasione del nostro incontro. Credo ancora in un miglioramento [Besserung], ma che si verifichi lentamente e solo in maniera graduale. Ritengo molto improbabile una ripresa del lavoro scientifico. Anche il ritorno all’ambiente familiare mi sembra ancora una prospettiva molto distante» (Universitätsarchiv Tübingen [d’ora in poi: UAT] 441/3782, II.6, Corrispondenza di Ludwig Binswanger).

6 Binswanger riferisce che Warburg aveva messo mano «di nuovo in maniera sistematica al suo lavoro dall’Italia» (vedi sotto, p. 178) e aveva studiato anche le bozze di un suo libro (probabilmente la Einführung in die Probleme der allgemeinen Psychologie, Berlin, Springer, 1922).

7 UAT 441/3782, II.6, lettera a Embden, 7 novembre 1921. Forse la denuncia di Warburg della «Katastrophenpolitik» dei suoi medici (vedi sotto, pp. 52-53 e 127) non è dunque da considerare semplicemente come un altro sintomo di paranoia.

8 UAT 441/3782, II.6, lettera a Mary Warburg, 6 dicembre 1922: «Se il miglioramento [Besserung] dovesse reggere anche solo in certa misura, saremmo d’accordo che Suo figlio venga ancora prima di Natale per portare il materiale necessario. Vorremmo fare di tutto perché il Professore tenga appena possibile la sua conferenza sugli indiani».

9 UAT 441/3782, II.6, lettera a Mary Warburg, 22 gennaio 1923: nella corrente situazione negativa Binswanger pensa che Warburg possa difficilmente lavorare per anche solo una o due ore; ritiene quindi preferibile che Saxl venga alla fine di gennaio.

10 Almeno agli occhi di Aby (vedi sotto, pp. 75-76, ma anche il giudizio poco lusinghiero di Saxl, p. 177). Kurt era figlio di Otto Binswanger, anche lui, come Ludwig, figlio d’arte, se così si può dire. Che Kurt venga troppo sbrigativamente tolto di mezzo come un mero lapsus calami di Warburg nel libro di PHILIP ALAIN MICHAUD, Aby Warburg et l’image en mouvement, Paris, Macula, 1998, p. 250, mostra quanto sia necessaria la pubblicazione di questi materiali già solamente per evitare questo tipo di emendazione troppo solerte.

11 UAT 441/3782, II.6, lettera di Kurt Binswanger a Heinrich Embden, 29 gennaio 1923. Vedi sotto, pp. 119-120.

12 UAT 441/3782, II.6, lettera a Max Warburg, 1° febbraio 1923. Cfr. KARL KöNIGSEDER, Aby Warburg im «Bellevue», in ROBERT GALITZ, BRITTA REIMERS (a cura di), Aby M. Warburg: «Ekstatische Nymphe… trauernder Flußgott»; Portrait eines Gelehrten, Hamburg, Dölling und Galitz, 1995, p. 89.

13 Si veda in proposito l’illuminante testimonianza di Saxl, pp. 177-178.

14 FREUD, BINSWANGER, Briefwechsel, cit., pp. 180-181.

15 Per lui forse ancor più che per Freud: alle scuse di Binswanger, che questo onore gli venga fatto troppo tardi per provocargli piacere, Freud replica, nell’accettarne il conferimento il 4 dicembre 1926, che «venti, e men che meno trent’anni fa, un riconoscimento del genere per l’analisi, ancora ai suoi primi passi, sarebbe stato impensabile. Non lo aspettavo, e neppure ne ho sentito la mancanza all’epoca» (ibid., p. 210).

16 Lettera del 29 novembre 1926 (ibid., pp. 209-210).

17 Cfr. la frase di apertura del resoconto annuale della Biblioteca per il 1920, il primo la cui stesura si deve a Saxl: «L’assenza del professor Warburg dalla sua Biblioteca, la cui durata non si può ancora prevedere, costringe a riflettere sui principi fondamentali, in base ai quali, da un lato, i fondi librari esistenti possono venir messi a disposizione del pubblico e, dall’altro, si dovrebbe condurre l’espansione della Biblioteca» (pubblicato in TILMANN VON STOCKHAUSEN, Die Kulturwissenschaftliche Bibliothek Warburg: Architektur, Einrichtung und Organisation, Hamburg, Dölling und Galitz, 1992, p. 116).

18 Cfr. CHERNOW, The Warburgs, cit., p. 80. La storia clinica di Loeb ha interessanti paralleli con quella di Warburg: anch’egli fu prima paziente di Otto Binswanger a Jena, nel 1905, per esserlo poi di Kraepelin a Monaco l’anno successivo, e quindi stringere un rapporto di assoluta fiducia con il medico, tanto da divenire il mecenate della fondazione Deutsche Forschunganstalt für Psychiatrie: cfr. WOLFGANG BURGMAIR, MATTHIAS M. WEBER, Ein «… Lichtstrahl in das trübe Dunkel…» James Loeb als Wissenschaftsmäzen der psychiatrischen Forschung, in James Loeb 1867-1933 Kunstsammler und Mäzen, Murnau, Schloßmuseum Murnau, 2000, pp. 107-126. Nello stesso volume, che fornisce preziose informazioni sulla vita e l’attività filantropica di Loeb, fondatore, tra l’altro, della celebre Loeb Classical Library, cfr. DOROTHEA MCEWAN, Façetten einer Freundschaft: Aby Warburg und James Loeb, pp. 75-98, per il rapporto di parentela e amicizia tra i due.

19 Cfr. CHERNOW, The Warburgs, cit., p. 80. Bisognerà prendere con le dovute cautele la testimonianza di Chernow, che parla del più famoso psichiatra dell’epoca come di «un certo dottor Kroepelin».

20 Ibid., p. 80. Kraepelin si era pensionato nel 1922 dalla sua posizione di direttore della clinica universitaria di Monaco e aveva assunto quella di direttore della nuova fondazione creata da James Loeb. È quindi lecito supporre che lo stesso Loeb abbia avuto un ruolo importante nel favorire l’intervento di Kraepelin.

21 Sul registro dei ricoveri (UAT 442/5, Aufnahmebuch, 1° gennaio 1912-31 dicembre 1929, fol. 190), che conferma le date del 16 aprile 1921 per il ricovero, e del 12 agosto 1924 per la dimissione, sembra invece che Warburg sia stato registrato in un primo tempo come un caso di Dem.[entia] Pr.[aecox], poi corretto in Schizophrenie.

22 Vedi sotto, pp. 121-122.

23 EUGEN BLEULER, Dementia praecox oder Gruppe der Schizophrenien, Leipzig, Deuticke, 1911 (trad. it.: Dementia praecox o il gruppo delle schizofrenie, Roma, La Nuova Italia Scientifica, 1985, p. 31).

24 UAT 441/3782, II.6, lettera a Heinrich Embden, 5 febbraio 1923.

25 UAT 441/3782, II.7, Corrispondenza con Binswanger, lettera di Hans Berger, 19 agosto 1924.

26 Corsivo mio. Gli obotriti erano una popolazione slava che aveva anticamente colonizzato le rive del Baltico fino all’Elba, cfr. CARLO CATTANEO, Sul principio istòrico delle lingue europee, 1842: «Lungo la riva meridionale del Bàltico oggidì regna quasi sola la lingua tedesca; ma non sono molte generazioni che vi si udiva l’idioma slavo degli Obotriti». Forse con un’allusione anche al tirocinio di Kraepelin a Dorpat, l’odierna Tartu, in Estonia. Vedi sotto, p. 225.

27 Secondo GIOVANNI MASTROIANNI, Il buon Dio di Aby Warburg, in «Belfagor», 2000, n. 55, pp. 413-442, la prima citazione, ancora in vita di Warburg, fu da parte di Karl Vossler, ma solo nel 1928 (pp. 416-417); di Mastroianni vedi ora anche Croce e Warburg, in «Giornale critico della filosofia italiana», 2003, n. 82, pp. 355-382.

28 LUDWIG BINSWANGER, Eröffnungsrede des Präsidenten (discorso tenuto il 27 novembre 1926 a Zurigo), in «Schweizer Archiv für Neurologie und Psychiatrie», 1927, n. 20, p. 174.

29 Il riferimento è alla diagnosi di Berger: vedi sotto p. 50. Binswanger aveva scritto a Berger il 15 agosto 1924: «Kraepelin è dell’opinione che il delirio presenile di nocumento debba risolversi in una sindrome maniaco-depressiva» (UAT 441/3782, II.6).

30 LUDWIG BINSWANGER, Der Fall Ellen West, eine anthropologisch-klinische Studie, in «Schweizer Archiv für Neurologie und Psychiatrie», 1944-1945, nn. 53-55, poi in ID., Schizophrenie, Pfullingen, Neske, 1957 (trad. it.: Il caso Ellen West, Milano, SE, 2001, p. 12, lievemente modificata).

31 LUDWIG BINWANGER, Manie und Melancholie. Phänomenologische Studien, Pfullingen, Neske, 1960, p. 10 (trad. it.: Melanconia e mania. Studi fenomenologici, Torino, Boringhieri, 1971).

32 Cfr. BURGMAIR, WEBER, Ein «… Lichtstrahl in das trübe Dunkel…», cit., pp. 120-123.

33 Dal 18 gennaio 1889 al 24 marzo 1890, cfr. la trascrizione della cartella clinica in Friedrich Nietzsche: Chronik in Bildern und Texten, München, Hanser, 2000, p. 739. Julius Langbehn accuserà Binswanger di «aver rovinato» Nietzsche, sia pure soltanto «per non aver fatto nulla per lui» (in una lettera alla madre di Nietzsche il 27 novembre 1889, ibid., p. 753), e Heinrich Köselitz di «non avere idea» di quale paziente fosse affidato alle sue cure in Nietzsche (lettera a Paul Heinrich Widemann, 8 gennaio 1890, ibid., p. 754).

34 HANS BERGER, Otto Binswanger, in «Archiv für Psychiatrie und Nervenkrankheiten», 1930, n. 89, pp. 1-12. Otto Binswanger, nato nel 1852, morì solo pochi mesi prima di Warburg, il 15 luglio 1929.

35 Ibid., p. 8.

36 Cfr. UAT 441/3782, II.7, lettera di Max Warburg del 13 settembre 1921, che richiede la sospensione delle visite del Geheimrat, senza fornire un motivo specifico, ma per mantenere la promessa fatta al fratello; e UAT 441/3782, II.6, replica di Binswanger del 27 settembre 1921 a Max Warburg, che conferma la cessazione delle visite.

37 Così Warburg apostrofa il sanatorio di Binswanger nella dedica di un libro a Carl Georg Heise in gratitudine per la sua visita del 25 aprile 1922 (riprodotta in MICHAEL DIERS, Kreuzlinger Passion, in «Kritische Berichte», 1979, n. 7, p. 5).

38 Cfr. l’esercitazione su Burckhardt e Nietzsche, in conclusione del seminario su Burckhardt tenuto durante il semestre invernale 1926-1927 (trad. it. in «aut aut», 1984, n. 199-200, pp 46-49).

39 Vedi sotto, pp. 150-151. È possibile che l’inquietudine di Warburg fosse dovuta al ricordo di un episodio narrato nelle memorie di Paul Deussen: Nietzsche, ritornato a Naumburg, la città della sua infanzia, accompagna la madre e la sorella alla stazione per accogliere l’amico, ma senza riconoscerlo, e la sua attenzione viene invece completamente assorbita dal movimento di una locomotiva in transito (PAUL DEUSSEN, Erinnerungen an Friedrich Nietzsche, Leipzig, F.A. Brockhaus, 1901, pp. 96-97, citato in Friedrich Nietzsche:Chronik, cit., p. 764).

40 Vedi sotto, p. 112, e cfr. Friedrich Nietzsche: Chronik, cit., p. 739, per la diagnosi di Nietzsche.

41 Cfr. CLAUDIA NABER, «Heuernte bei Gewitter»: Aby Warburg 1924-1929, in GALITZ, REIMERS, «Ekstatische Nymphe… trauernder Flußgott», cit., pp. 104-129.

42 CARL GEORG HEISE, Persönliche Erinnerungen an Aby Warburg, New York, 1947, p. 54. Si tratta, con tutta probabilità, dell’unico, tra i numerosi ritratti di Nietzsche eseguiti da Olde nel 1899, che sia assurto a una certa notorietà, accanto alla celebre incisione pubblicata sulla rivista «Pan» (cfr. JüRGEN KRAUSE, «Märtyrer» und «Prophet». Studien zum Nietzsche-Kult in der bildenden Kunst der Jahrhundertwende, Berlin, De Gruyter, 1984, p. 127). Il ritratto non è al momento reperibile nell’Archivio dell’Istituto Warburg. In una foto del 1917 è visibile un ritratto di Nietzsche, che non è però di Olde e il cui autore non ho potuto ancora identificare. Ringrazio Claudia Wedepohl per l’informazione.

43 HENRY VAN DE VELDE, Geschichte meines Lebens, München, Pieper, 1962, p. 189, citato nel catalogo della mostra Malerei nach Fotografie, München, Münchner Stadtmuseum, 1970, p. 122.

44 Cfr. STOCKHAUSEN, Die Kulturwissenschaftliche Bibliothek Warburg, cit., pp. 52-57, 159-160.

45 FRITZ SCHUMACHER, Stufen des Lebens. Erinnerungen eines Baumeisters, Stuttgart, Deutsche Verlags-Anstalt, 1935, p. 411, citato in Friedrich Nietzsche: Chronik, cit., p. 805.

46 Titolo tradizionale del ritratto è Friedrich Nietzsche «immerso nella contemplazione del tramonto», cfr. Friedrich Nietzsche: Chronik, cit., p. 808, e KRAUSE, «Märtyrer» und «Prophet», cit., p. 251.

47 FRIEDRICH NIETZSCHE, La gaia scienza e Idilli di Messina, Milano, Adelphi, 1977, pp. 28-29.

48 NIETZSCHE, La gaia scienza, cit., p. 35.

49 Secondo BETTINA BRAND-CLAUSSEN, The Collection of Works of Art in the Psychiatric Clinic, Heidelberg – from the Beginnings until 1945, in ID. ET AL., Beyond Reason. Art and Psychosis: Works from the Prinzhorn Collection, London, Hayward Gallery, 1997, p. 7, Kraepelin fu direttore della clinica universitaria di Heidelberg dal 1890 al 1903. Si veda questo articolo, in generale, sulla collezione e le sue sorti dopo le dimissioni di Prinzhorn nel 1921, pp. 7-23.

50 Citato in FREUD, BINSWANGER, Briefwechsel, cit., p. 174.

51 Ibid.

52 Ibid., p. 175.

53 Vedi sotto, p. 81.

54 HANS PRINZHORN, Nietzsche und das XX. Jahrhundert, Heidelberg, Kampmann, 1928. Il giudizio è espresso nel diario della Biblioteca, in data 20 settembre 1928: cfr. ABY WARBURG, Tagebuch der Kulturwissenschaftlichen Bibliothek Warburg, Berlin, Akademie Verlag, 2001, p. 343 (è il vol. VII della Studienausgabe); e anche più tardi, nel 1929, Prinzhorn verrà menzionato da Gertrud Bing, nello stesso diario, tra i rappresentanti dei «più moderni metodi di ricerca» in psicologia (ibid., p. 494).

55 HANS PRINZHORN, Bildnerei der Geisteskranken. Ein Beitrag zur Psychologie und Psychopathologie der Gestaltung, Berlin, Springer, 1922, uscito nel maggio di quell’anno (trad. it.: L’arte dei folli. L’attività plastica dei malati mentali, Milano, Mimesis, 1991).

56 Vedi sotto, p. 103.

57 PRINZHORN, Bildnerei der Geisteskranken, cit., p. 4.

58 WILHELM PINDER, Zur Physiognomik des Manierismus, in HANS PRINZHORN (a cura di), Die Wissenschaft am Scheidewege von Leben und Geist. Festschrift Ludwig Klages zum 60. Geburtstag 10. Dezember 1932, Leipzig, Barth, 1932, pp. 148-156.

59 LUDWIG BINSWANGER, Drei Formen missglückten Daseins. Verstiegenheit Verschrobenheit Manieriertheit, Tübingen, Niemeyer, 1956 (trad. it.: Tre forme di esistenza mancata: esaltazione fissata-stramberia-manierismo, Milano, Bompiani, 2001, p. 170, lievemente modificata). In questa sezione Binswanger menziona lo «studio, che è sempre ancora agli inizi, della “pittura” degli schizofrenici» (p. 168), un chiaro riferimento, sia pure in negativo, agli studi di Prinzhorn.

60 PINDER, Zur Physiognomik des Manierismus, cit., p. 156; BINSWANGER, Tre forme di esistenza mancata, cit., p. 157.

61 FRIEDRICH NIETZSCHE, Aurora, aforisma 114, «Della conoscenza di colui che soffre», Milano, Adelphi, 1978, p. 84.

62 Vedi sotto, pp. 35 e 174.

63 Vedi sotto, p. 141.

64 Titorelli discute tre possibilità: l’assoluzione reale, l’assoluzione apparente e la dilazione. I due ultimi metodi impediscono una condanna dell’accusato, ma anche una sua reale assoluzione, come Josef K. deve ammettere «a voce bassa, come se si vergognasse di averlo riconosciuto» (FRANZ KAFKA, Il processo, sez. «Pittore»).

65 Cfr. per comodità la lista in BLEULER, Dementia praecox, cit., p. 208. La «guarigione con difetto, cioè miglioramento» vi è dichiarata «l’esito più frequente».

66 EMIL KRAEPELIN, Psychiatrie. Ein Lehrbuch für Studierende und Ärzte, Leipzig, Barth, 1909, vol. I, p. 453.

67 Ibid.

68 BLEULER, Dementia praecox, cit., p. 204.

69 UMBERTO SABA, Trieste, in Trieste e una donna.

70 LUíZ VAZ DE CAMõES, Sonetti, XXVIII.

71 Vedi sotto, pp. 241-242.

72 SIGMUND FREUD, Analisi terminabile e interminabile, cap. III.

73 ABY WARBURG, Lettera a Ullrich von Wilamowitz-Moellendorff, in «aut aut» 2004, nn. 321-322, p. 24.

74 Cfr. ad esempio il monito, a solo pochi mesi dalla sua dimissione: «Non dimentichi che sono un revenant dal sanatorio» (Warburg Institute Archive [d’ora in avanti: WIA], General Correspondence [d’ora in avanti: GC], Warburg a Gustav Herbig, 15 novembre 1924).

75 UAT 443/31, lettera di Aby Warburg del 6 dicembre 1926 e di Ludwig Binswanger del 14 agosto 1925.

76 UAT 443/31, lettera di Max Warburg del 3 novembre 1929.

77 GEORGES DIDI-HUBERMAN, L’image survivante, Paris, Gallimard, 2002, p. 365.

78 NIETZSCHE, La gaia scienza, cit., pp. 11-12.

79 HEISE, Erinnerungen, cit., p. 47.

80 In una lettera a Eric Warburg, figlio di Max, del 4 settembre 1948, conservata nella corrispondenza che fa parte dei Krankenakte, con la segnatura UAT 441/3782, II.6. La lettera di Eric, del 6 agosto 1948, che accompagna l’invio delle memorie di Heise è invece conservata nella corrispondenza UAT 443/31.

81 HEISE, Erinnerungen, cit., p. 48.

82 UAT, 443/31, Ludwig Binswanger a Max Warburg, 6 settembre 1934.

83 FREUD, Analisi terminabile e interminabile, cap. I.

84 L’espressione è usata dallo stesso Benjamin nell’ultimo testo del volume Strada a senso unico, Al planetario, vedi WALTER BENJAMIN, Opere complete, vol. II: Scritti 1923-1927, Torino, Einaudi, 2001, pp. 461-463.

85 WALTER BENJAMIN, Frammento Teologico-politico, in ID., Il concetto di critica nel romanticismo tedesco. Scritti 1919-1922, Torino, Einaudi, 1982, p. 171.

86 HEISE, Erinnerungen, cit., p. 46.

87 Ibid., p. 51.

88 Vedi sotto, p. 126.

89 Vedi sotto, p. 89.

90 HEISE, Erinnerungen, cit., p. 56.

91 CARL GEORG HEISE, Persönliche Erinnerungen an Aby Warburg, Hamburg, Gesellschaft der Bücherfreunde, 1959, p. 10: «La presente ristampa è immutata, con l’eccezione di pochi miglioramenti fattuali, per i quali il mio ringraziamento sentito va alla professoressa Gertrud Bing, Londra».

92 Ibid., p. 59.

93 Cfr. la «confessione» fatta allo stesso HEISE, Erinnerungen, I ed., cit., p. 47, e la voce di una conversione al cattolicesimo menzionata nell’introduzione a WARBURG, Tagebuch der Kulturwissenschaftlichen Bibliothek Warburg, cit., p. XXX.

94 JOSEPH CONRAD, Cuore di tenebra, cap. III.

95 L’espressione è di Freud, in una lettera a Binswanger del 14 marzo 1920 (FREUD, BINSWANGER, Briefwechsel, cit., p. 169).

96 HEISE, Erinnerungen, cit., p. 13.

97 Il richiamo all’espressione goetheana, in riferimento agli anni di malattia di Warburg, è di HEISE, Erinnerungen, cit., p. 45.

98 ITALO SVEVO, La coscienza di Zeno, cap. III.

99 Vedi sotto, p. 174. A questa identificazione con il barone si deve, con tutta probabilità, anche il dono del Münchhausen a una compagna di degenza, vedi sotto, p. 198.

100 WIA, GC, Heinrich Embden a Aby Warburg, 18 maggio 1906.

101 MAX ADOLF WARBURG, Per il centenario della nascita di Aby Warburg, in «aut aut» 2004, n. 321-322, p. 180.

102 La scoperta è descritta nell’opuscolo pubblicato da Carl Warburg a Vienna nell’agosto del 1846: Pharmakologische Notizen über die Wirkung und den Gebrauch der Dr. Warburg’schen vegetabilischen Fiebertinctur.

103 R.F. BURTON, The Lake Regions of Central Africa, London, 1860, vol. II, p. 169.

104 FRANCIS GALTON, The Art of Travel, London, 1872, p. 14.

105 WILLIAM SHAKESPEARE, Romeo e Giulietta, atto V, scena III, v. 119.

1 HEISE, Erinnerungen, cit., p. 45.

2 Una prima richiesta venne fatta dalla Bing il 10 luglio 1951, con l’approvazione di Eric Warburg, in data 2 ottobre 1951; dieci anni dopo la Bing, ora in pensione, chiede di poter di nuovo esaminare il materiale «con sguardo vergine», la richiesta è accettata da Binswanger il 24 maggio 1961, e la pubblicazione di «stralci dalla corrispondenza», nella biografia annunciata della Bing, è approvata da Eric Warburg l’11 settembre 1961, senza che venga fatta menzione specifica della storia clinica (UAT 443/31).

3 «Non rientra nell’ambito e negli scopi di questo lavoro descrivere l’agonia mentale di Warburg durante gli anni della sua psicosi» (ERNST H. GOMBRICH, Aby Warburg. Una biografia intellettuale, Milano, Feltrinelli, 1983, p. 189). Gombrich rimanda invece al resoconto «pieno di simpatia» di Heise (ibid.).

4 EDGAR WIND, On a recent Biography of Warburg, recensione pubblicata sul «Time Literary Supplement», 25 giugno 1971, pp. 735-736, ristampata in ID., The Eloquence of Symbols, II ed., Clarendon, Oxford, 1993, pp. 106-113 (trad. it.: Una recente biografia di Warburg, in ID., L’eloquenza dei simboli, Milano, Adelphi, 1992, pp. 161-173).

5 KARL KöNIGSEDER, Aby Warburg im «Bellevue», in GALITZ, REIMERS, «Ekstatische Nymphe… trauernder Flußgott», cit., pp. 74-98.

6 In «aut aut», 2004, n. 321-322, pp. 11-12.

7 JOSEPH ROTH, La Marcia di Radetzky, Milano, Adelphi, 1987, p. 241.

8 UAT 441/3782, II.6.

9 Erroneamente datato Settembre 1922, mentre, come è possibile stabilire con certezza sulla base dei riferimenti ad avvenimenti esterni (cfr. pp. 177-181), solo il primo testo risale a quella data.

10 ULRICH RAULFF, Zur Korrespondenz Ludwig Binswanger-Aby Warburg im Universitätsarchiv Tübingen, in HORST BREDEKAMP, MICHAEL DIERS, CHARLOTTE SCHOELL-GLASS (a cura di), Aby Warburg. Akten des internationalen Symposions Hamburg 1990, Hamburg, VCH, 1990, pp. 55-70.

11 Già apparsa in LUDWIG BINSWANGER, Per un’antropologia fenomenologica. Saggi e conferenze psichiatriche, Milano, Feltrinelli, 1970, pp. 5-41.

1 Hans Berger (1873-1941), neurologo e psichiatra tedesco. Nel 1897 entra come assistente di Otto Binswanger nella clinica psichiatrica dell’Università di Jena. Dal 1919 al 1928 gli succede in qualità di direttore della clinica e di ordinario di psichiatria. Nel corso delle sue ricerche sulla fisiologia del cervello, è il primo a registrare l’elettroencefalogramma umano. La sua prima pubblicazione al riguardo risale al 1929.

2 Infermiera privata di Warburg. Non risulta infatti nell’elenco degli infermieri e del personale della Bellevue. Solitamente, Binswanger non tollerava volentieri la presenza di tali figure, poiché, nella loro lealtà verso i pazienti, avevano la tendenza a boicottare il trattamento.

3 Composto ad azione ipnotica e sedativa, creato sulla base del più comune Sulfonal.

4 Barbiturico ad azione lunga. Medinal è il nome depositato dalla ditta Schering per il Barbital, primo sedativo a base di un derivato dell’acido barbiturico. Lo stesso farmaco, prodotto dalla ditta Bayer, entra in commercio con il nome di Veronal. L’indicazione è simile a quella del Trional, ma con applicazione terapeutica più estesa. Fra gli effetti collaterali più significativi si possono riportare il rischio di accumulazione e l’anuria. L’astinenza provoca insonnia e incubi.

5 Ioscina o scopolamina, alcaloide ricavato dalle radici di Scopola japonica, sostanza con proprietà ipnotiche e sedative dagli effetti depressivi sul sistema nervoso centrale.

6 Ludwig Binswanger. Il traduttore ha scelto la locuzione «autore del rapporto» per rendere il termine «Referent», al fine di sottolineare il carattere anonimo dei differenti redattori della cartella clinica. Nei casi in cui risulti identificabile, verrà esplicitato in nota il nome del compilatore. In alcuni casi è stato preferito il termine «sottoscritto».

7 Questo e i successivi omissis nelle lettere sono già nell’originale.

8 La clinica privata del dottor Lienau (Elmsbüttel) esiste tuttora.

9 Heinrich Embden (1871-1941), dal 1922 al 1933 primario della divisione di neurologia dell’ospeadale Barmbek di Amburgo, emigrato nel 1938 in Brasile e morto a San Paolo nel 1941 (cfr. PETER VOSWINCKEL, Der schwarze Urin, Berlin, Blackwell Wissenschaft, 1992, pp. 138-140).

10 Dal tedesco Beeinträchtigungsideen. Forma di delirio in cui il soggetto si sente osteggiato e danneggiato da tutti, con modalità che non è in grado di precisare.

11 Emil Kraepelin (1856-1926), psichiatra tedesco di fama mondiale. Ordinario di psichiatria in diverse università della Germania. Sulla base delle sue osservazioni cliniche, rivoluziona la nosografia e la nosologia psichiatrica, stabilendo i due grandi quadri della malattia mentale: la psicosi maniaco-depressiva e la demenza precoce.

12 Il cloruro di mercurio o sublimato corrosivo, usato come disinfettante in soluzioni acquose all’1‰, è altamente tossico.

13 Pratica terapeutica utilizzata per calmare i malati particolarmente agitati. Il bagno, mantenuto a una temperatura costante di 35-36º, doveva provocare un senso di stanchezza, senza però causare una vera e propria diminuzione del rendimento fisico. In alcune istituzioni veniva praticato anche di notte.

14 La catatonia è un insieme di disturbi psicomotori caratterizzati da riduzione dell’attività motoria. La forma acinetica di tali disturbi può interessare diversi gruppi muscolari; perciò il soggetto può assumere atteggiamenti posturali, talora bizzarri, che talvolta sono mantenuti anche per diverse ore. Tipica di una forma di schizofrenia, si può riscontrare anche in altre psicosi e in stati tossinfettivi.

15 Termine coniato alla fine dell’Ottocento da J.A. Koch per raggruppare le sindromi precedentemente concepite come disturbi dalla forte connotazione morale. Tendenzialmente considerata come ereditaria, poteva anche emergere in seguito ad alcune affezioni cerebrali.

16 Lacuna nel dattiloscritto.

17 Galimathias o galimatias, dal francese, discorso o scritto tortuoso, confuso, insensato.

18 Segue un rimando alle annotazioni dell’infermiera F. Hecht e all’estratto dall’anamnesi del dottor Lienau (vedi Nota del Curatore, pp. 41-42).

19 Sono considerati normali i valori fra 0,1 e 0,2 g al giorno presenti nelle urine.

20 Nome commerciale della Bayer per il Barbital. Cfr. nota n. 4.

21 La sonda, inserita attraverso il naso o la bocca nell’esofago, veniva utilizzata prevalentemente per l’alimentazione artificiale. Il ricorso alla sonda per la somministrazione dei sedativi a pazienti agitati deve essere considerato come ultima ratio, poiché, applicata con l’uso della forza, la sonda può essere erroneamente inserita nella trachea, causando complicazioni a livello respiratorio.

22 Il Pantopon (prodotto da La Roche) è un sedativo a base di alcaloidi dell’oppio, contenente il 50% di morfina.

23 La ioscina, in combinazione con la morfina, ha un’effetto sedativo quasi immediato. Le dosi consigliate all’epoca erano per la ioscina 0,8-1 mg e per la morfina 8-10 mg per ogni dose individuale.

24 Wilhelm Weygandt (1870-1939) dal 1897 al 1899 lavora come assistente di Kraepelin a Heidelberg. Dal 1909 al 1934 ricopre la cattedra di psichiatria all’Università di Amburgo. Fermo oppositore della psicoanalisi.

25 Procedura diagnostica dell’epoca, finalizzata a stabilire le dimensioni del cuore.

26 All’epoca, con lo sfigmomanometro, strumento inventato nel 1896 da Scipione Riva Rocci (1863-1937) per misurare la pressione sanguigna, era possibile rilevare soltanto il valore sistolico.

27 Autore del rapporto Ludwig Binswanger.

28 Probabilmente si tratta di Carl Butz, capoguardiano al Parkhaus dal 1908 al 1956.

29 Hermann Haymann, nato nel 1879, psichiatra. Dal 1907 assistente di Alfred Hoche a Freiburg im Breisgau, e dal 1911 medico alla Bellevue. Nel 1925 apre uno studio privato a Badenweiler.

30 Hertha Buchenberger (1880-1971), moglie di Ludwig Binswanger (qui autore del rapporto), era coinvolta nelle strategie terapeutiche adottate alla Bellevue, nella misura in cui invitava un piccolo gruppo di pazienti a prendere il tè oppure facendo con loro delle piccole gite. Lo scopo era quello di reintegrare i pazienti in un ambiente sociale che risultasse loro familiare.

31 «Consigliere segreto», onorificenza non accademica.

32 Otto Binswanger I (1852-1929), zio di Ludwig Binswanger. Dal 1882 al 1919 professore di psichiatria alla clinica psichiatrica dell’Università di Jena. Nel 1919 si trasferisce a Landschlacht, nei pressi di Kreuzlingen. Fino a pochi mesi prima della sua morte si occupa di alcuni pazienti della Bellevue.

33 Nel 1907 Hertha Binswanger aveva effettivamente lavorato come infermiera a Jena, dove incontrò Ludwig Binswanger che si stava specializzando con lo zio Otto.

34 I valori fra 1001 e 1035 sono considerati normali.

35 Castello situato sul lago di Costanza, nota meta turistica.

36 È probabile che questo dettaglio fosse considerato rilevante, in quanto possibile base organica della sintomatica psicopatologica. Erano infatti noti alcuni casi di complicazioni dell’infezione primaria dopo l’insorgenza del tifo, o della scarlattina con focolai cerebrali circoscritti. Per questo e altri avvenimenti della vita di Warburg, vedi sotto i due frammenti autobiografici alle pp. 153-159.

37 Il riferimento è alla casa di Wagner a Bayreuth, da lui così denominata.

38 Parola illeggibile nel manoscritto.

39 Vedi sopra, p. 51.

40 Lacuna nel manoscritto.

41 Presenza di glucosio nelle urine. Ha significato patologico perché compare soltanto allorché la quantità di glucosio presente nel sangue supera i valori compatibili con una condizione fisiologica.

42 Pane svizzero dalla forma ovale.

43 Probabilmente, in questo caso, si tratta del fratello di Ludwig Binswanger, Otto Binswanger II (1882-1968), che dal 1908 sino alla fine della Seconda guerra mondiale si è occupato delle questioni economico-amministrative della clinica.

44 Kurt Binswanger (1887-1981), cugino di Ludwig Binswanger, psichiatra e psicoterapeuta. Formatosi sotto la guida di Max Nonne ad Amburgo, dal 1915 al 1918 è assistente, come il cugino, al Burghölzli di Zurigo, quindi dal 1918 al 1927 lavora come primo assistente e sostituto di Ludwig alla Bellevue. Dal 1927 lavorerà nuovamente a Zurigo.

45 Max Nonne (1861-1959), professore di neurologia presso l’Università di Amburgo. Direttore della Eppendorfer Nervenklinik di Amburgo dal 1896 al 1933. Acquisisce fama internazionale con le sue pionieristiche ricerche sulla diagnosi della sifilide basata sull’analisi del liquor cerebrospinale.

46 Reparto chiuso, costruito nel 1907, situato ai bordi dell’area della clinica Bellevue e destinato ai pazienti di sesso maschile particolarmente agitati.

47 Trattamento obsoleto dell’ernia inguinale latente.

48 Nel 1919 Hans Prinzhorn (1886-1933) arriva in qualità di assistente alla clinica psichiatrica dell’Università di Heidelberg, con l’incarico di occuparsi di una collezione di opere realizzate da pazienti psichiatrici. Quando nel 1921 Prinzhorn lascia Heidelberg, la collezione conta ormai più di cinquemila opere. Fra gli artisti figura anche una paziente di Ludwig Binswanger.

49 La cura del riposo, ideata da Weir Mitchell nella seconda metà dell’Ottocento, è stata a lungo la panacea di molte malattie nervose. Ogni istituzione moderna possedeva una o più sale in cui, sotto stretta sorveglianza, i malati restavano a letto per giorni. Alla Bellevue i malati venivano sottoposti a questo trattamento direttamente nelle loro stanze.

50 L’ultima parola in yiddish nel testo.

51 Quotidiano svizzero.

1 Conrad Brunner (1859-1927), medico generico e storico della medicina. Dal 1896 al 1922 è alla direzione dell’ospedale cantonale di Münsterlingen.

2 Autore del rapporto Ludwig Binswanger.

3 Uno degli edifici principali dell’area della clinica, costruito durante l’amministrazione Robert Binswanger, padre di Ludwig, nel 1893. Oltre all’edificio principale, che dava il nome alla clinica, l’area del sanatorio comprendeva numerosi edifici: le ville Waldegg (1881), Tannegg (1885), Felicitas (1887), Emilia (1889), Harmonie (1891) e Maria (1899).

4 Derivato dell’acido barbiturico, narcotico, somministrazione in compresse da 0,1 g. Effetti collaterali simili al Veronal.

5 Derivato del bromuro, sedativo leggero che può essere somministrato anche durante il giorno. Posologia; 1,5-3 g al giorno.

6 Qui non riportato.

7 Le annotazioni da qui fino al 10 agosto sono a penna e spesso di difficile lettura.

8 Walter Rathenau (1867-1922), all’epoca ministro degli Esteri della Repubblica di Weimar, era stato assassinato il 24 giugno da due nazionalisti antisemiti.

9Un complotto per uccidere Max Warburg il 27 giugno 1922, da parte dello stesso gruppo di fanatici che avevano assassinato Walter Rathenau, venne sventato dalla polizia di Amburgo (cfr. CHERNOW, The Warburgs, cit., pp. 228-229).

10 Segue una parola illeggibile.

11 Nome illeggibile.

12 Qui e nelle voci seguenti, parole illeggibili.

13 PRINZHORN, Bildnerei der Geisteskranken, cit.

14 Edificio, situato all’interno dell’area del sanatorio, dimora della famiglia Binswanger dal 1917.

15 Dieter Binswanger, nato il 29 agosto 1922.

16 Vedine la traduzione in appendice. È possibile che Binswanger abbia proposto questa conferenza, che terrà poi il 25 novembre 1922 a Zurigo in occasione della 63a riunione della Società Svizzera di Psichiatria, anche all’Associazione Scientifica degli Psichiatri del lago di Costanza, che si riuniva a turno a Reichenau, Münsterlingen e Kreuzlingen. Il testo (Über Phänomenologie) fu poi pubblicato nella «Zeitschrift für die gesamte Neurologie und Psychiatrie», 1923, n. 82, pp. 10-45.

17 Con molta probabilità si tratta di Ewald Schön, nato nel 1884. Dal 1910 al 1914 ha lavorato come medico alla Bellevue, per poi aprire uno studio privato a Costanza.

18 Qui non riportato.

19 Polvere contenente iodio, antiparassitario utilizzato per il trattamento di ferite purulente e umide.

1 Qui non riportata.

2 Tintura di oppio crocata, «brevettata» nel 1680 da Thomas Sydenham, che propose il nome di «laudano» (tintura di oppio in alcol). Il contenuto ufficiale di morfina nell’oppio è circa il 10%; tintura di oppio all’1% 0,6 ml contiene 6 mg di morfina.

3 Secondo gli estratti dalla cartella clinica di Lienau, Warburg avrebbe richiesto quel giorno una pistola per sfidare a duello lo stesso Lienau.

4 Qui non riportata.

1 UAT 441/3782, II.5: Lettere e annotazioni di Aby Warburg, 49 fogli, maggio 1921-luglio 1924. È il primo testo battuto a macchina, evidentemente su richiesta di Warburg (vedi sotto), anche se numerato come fol. 37. Senza intestazione o interventi di sorta.

2 Si tratta probabilmente di Kurt Hahn (1886-1974), più volte menzionato nella cartella clinica, che aveva appena fondato (nel 1920) la celebre scuola privata di Salem.

3 Si tratta probabilmente della cuoca.

4 UAT 441/3782: Aby Warburg, II.5, foll. 23-24. Ristabilisco qui la corretta sequenza, con il postscriptum al suo luogo proprio, che in una precedente pubblicazione (in «aut aut», 2004, nn. 321-322, pp. 11-12, la cui traduzione è qui modificata sulla base di una revisione del testo) faceva invece erroneamente seguito al frammento qui pubblicato alle pp. 161-162.

1 UAT 441/3782, II.5, foll. 12-15, di cui il primo datato a penna 29 settembre 1922, a macchina 5 ottobre 1922. Del testo esiste una copia nella corrispondenza Warburg-Saxl nel WIA, con correzioni a penna.

2 Si tratta delle Petites misères de la vie coniugale (cfr. GOMBRICH, Aby Warburg, cit., p. 25).

3 Questa frase è probabilmente corrotta, anche se il senso sembra sufficientemente chiaro.

4 Franziska Jahns, la governante cui venne affidata l’educazione di Aby e dei suoi fratelli.

5 Probabilmente Karl Wilhelm Nitzsch (1818-1880), professore di storia a Königsberg e a Berlino, autore fra l’altro di una Geschichte der römischen Republik (Leipzig, 1884-1885) e di una Geschichte des deutschen Volkes bis zum Augsburger Religionsfrieden (Leipzig, 1892).

1 UAT 441/3782, II.5, foll. 21-22, numerati I e II in alto al centro, copia carbone il cui originale si trova nel WIA, GC, Warburg a Saxl, 24 novembre 1922, con l’annotazione a penna, di pugno di Warburg: «Trascrizione ricevuta il 3 dicembre 1922», e correzioni e aggiunte a matita che segnalo in nota o inserisco nel testo tra parentesi uncinate.

2 Il riferimento è al cosiddetto «colloquio di Marburgo» (1-3 ottobre 1529) tra Lutero e Zwingli, che si concluse con una rottura completa tra i due. Ancora a Kreuzlingen, Warburg ricevette l’opera monumentale di WALTHER KöHLER, Zwingli und Luther (Leipzig, Verein für Reformationsgeschichte, 1924), di cui l’Archivio del WI possiede una copia da lui autografata: «Handexemplar, noch in Kreuzlingen 1924 erhalten» (registrata nel catalogo delle accessioni della Biblioteca il 16 giugno 1924).

3 Corretto invece di «Hebbel» nel dattiloscritto. La correzione a matita è nella versione di Londra, che non avevo ancora rintracciato all’epoca della pubblicazione di questo testo in «aut aut», 2004, n. 321-322, pp. 10-11.

4 Si tratta di Paul Ruben, il cui nome è qui inserito a matita. Cfr. un altro frammento, probabilmente anch’esso risalente a questo periodo, ma solo nell’Archivio di Londra: «Colloquio su Hegel con Paul Ruben» (WIA, III.133.3.4., fol. [1]), e la lettera a Mary Warburg da Perugia, in cui Aby rivendica l’importanza di Hegel per comprendere la sua Biblioteca: «Io stesso sono un hegeliano derivato, da quando a quattordici-quindici anni discutevo di Hegel passeggiando sulla Mittelweg il Sabato Santo con Paul Ruben, che è un vero conoscitore di Hegel» (WIA, FC, Aby a Mary Warburg, 2 novembre 1928). Su questa importante figura, che fu anche in contatto con Binswanger, ma indipendentemente da Warburg e probabilmente a insaputa di entrambi, vedi ora Björn Biester, Der innere Beruf zur Wissenschaft: Paul Ruben (1866-1943), Berlin, Reimer, 2001.

5 Corretto invece di «interiorizzazione» nel dattiloscritto.

6 Corretto invece di «Bing» nel dattiloscritto, un errore forse rivelatore dell’identità della dattilografa.

7 Su questa giuntura chiaramente cruciale della vita di Warburg si veda il volume di HANS KURIG, UWE PETERSEN, Aby Warburg und das Johanneum, Hamburg, Gesellschaft der Bücherfreunde, 1991, in particolare su Julius Bintz le pp. 44-45. Warburg sostenne il primo esame di maturità nella primavera del 1885, quello supplementare in greco e storia antica il 16-17 agosto 1886.

8 Corretto invece di «filosofica» nel dattiloscritto.

9 Avevo congetturato «fede» nella traduzione apparsa in «aut aut».

1 Fol. 23. Senza data, ma numerato III in alto al centro, e quindi probabilmente dettato di seguito ai due precedenti.

2 Lacuna nel testo pubblicato in «aut aut».

3 Corretto invece di «della mia» nel dattiloscritto.

4 Corregge il testo pubblicato su «aut aut», grazie all’inserimento a matita di schau.

5 Sprechsaal. Seguo la traduzione di Filippini (vedi sotto, p. 287), anche se il problema è precisamente se si possa tradurre l’espressione come di consueto, e non si debba invece farlo in modo volutamente straniante, un effetto che avevo tentato di conseguire nella mia precedente traduzione di questo frammento in «aut aut» (p. 12), riducendo la parola ai suoi elementi costituenti: «sala parlante».

6 Segue a matita: «Voglio discutere solo gli ultimi due esempi». Si veda sopra il resoconto di Binswanger, pp. 108-109.

1 WIA, FC, Aby a Mary e Max Warburg e Heinrich Embden, 5 aprile 1924, dattiloscritto, foll. [1-6].

2 Parola cancellata e sostituita a matita da due parole illeggibili.

3 La sintassi della frase è problematica, anche se il senso è chiaro.

4 La parola tedesca leise va qui intesa tanto in senso acustico quanto fisico in senso lato: a voce bassa e con passo leggero, come uno spettro, appunto. Come il Virgilio dantesco, in altre parole, Warburg dovrà per forza di cose diventare «fioco» per il «lungo silenzio» nella solitudine di Villa Maria.

5 Irrungen, qui da intendere tanto in senso letterale quanto traslato.

6 Seguono alcune parole a matita, illeggibili, e la firma.

1 Foll. 45-48.

2 Cfr. il resoconto di prima mano di Saxl: «Ed ecco la sorpresa. Suo marito mise il manoscritto sul tavolo – e quasi non lo usò affatto», WIA, GC, Fritz Saxl a Mary Warburg, 23 aprile 1923.

3 «Consigliere» in latino.

4 Warburg usa qui il termine tecnico Renaissance, e non si può non vedere la parentesi come una critica implicita di qualsiasi idea naïve di Rinascimento come tale.

1 WIA, GC, Aby a Max Warburg, 16 aprile 1924.

2 Vedi p. 188.

1 Si riferisce probabilmente all’appena pubblicata Einführung in die Probleme der allgemeinen Psychologie, cit.

2 Gescheit. Come sappiamo da Gombrich (recensione a MARTIN JESINGHAUSEN-LAUSTER, Die Suche nach der symbolischen Form [1985], in «Kunstchronik», 1986, n. 39, p. 286) la parola gescheit era un’arma a doppio taglio nelle mani di Saxl, e segnalava la sua diffidenza nei confronti di studiosi inclini alla speculazione teorica.

3 In yiddish, «persona rispettabile, onesta […] “non è un mensh” è quanto di più offensivo (o quasi) si possa concepire» (LEO ROSTEN, The Joys of Yiddish, New York, Pocket Books, 1968, trad. it.: Oy oy oy!, Milano, Mondadori, 1999, p. 186).

4 Cfr. WIA, GC, Saxl a Max Warburg, 21 settembre 1922: «Abbiamo parlato del prossimo lavoro che il Professore potrebbe intraprendere, e ci siamo accordati che sarà l’edizione di uno scritto che è stato pubblicato solo in italiano. La questione lo ha così eccitato che ha subito iniziato a dettarmi nuove intuizioni. Ha espresso il desiderio di dettare i suoi pensieri sulla sua malattia e su questioni di connessioni nella natura, per cui il dottor Binswanger ha acconsentito a mettergli a disposizione una dattilografa».

1 JANE HARRISON, Prolegomena to the Study of Greek Religion, Cambridge, Cambridge University Press, 1922 (III ediz.; la prima è del 1903, la seconda del 1908).

2 WIA, GC, Lettera di Cassirer a Saxl, 24 marzo 1923: «Non vi è alcun dubbio per me che Warburg, più di tutti coloro che lavorano dal punto di vista storico, ha visto nella maniera più nitida i problemi ai quali io sono giunto dal punto di vista puramente sistematico».

3 «Aiutante» in latino.

1 Probabilmente il 4 aprile 1923, vedi sopra, pp. 124-125.

1 Cfr. sotto, pp. 217-218. Si tratta probabilmente della seconda edizione: FRANZ BOLL, CARL BEZOLD, Sternglaube und Sterndeutung. Die Geschichte und das Wesen der Astrologie, Leipzig, Teubner, 1919 (trad. it.: Interpretazione e fede negli astri. Storia e carattere dell’astrologia, Livorno, Sillabe, 1999), che Warburg aveva con sé a Kreuzlingen.

2 ABY WARBURG, Italienische Kunst und internazionale Astrologie im Palazzo Schifanoja zu Ferrara, in AA.VV., L’Italia e l’arte straniera. Atti del X Congresso internazionale di Storia dell’Arte in Roma, Roma, Maglione & Strini, 1922, pp. 179-193 (trad. it.: Arte italiana e astrologia internazionale a Palazzo Schifanoia a Ferrara, in ID., La rinascita del paganesimo antico e altri scritti (1889-1914), Torino, Nino Aragno, 2004, pp. 515-555).

3 Incaricato della direzione ad interim, Fritz Saxl aveva trasformato la Biblioteca in un foro pubblico, specialmente con l’iniziativa delle conferenze (poi raccolte nella serie, da lui curata, dei Vorträge der Bibliothek Warburg), a nessuna delle quali, tuttavia, Warburg poté assistere fino al suo ritorno ad Amburgo nell’agosto del 1924.

4 ABY WARBURG, Francesco Sassettis letztwillige Verfügung, in Kunstwissenschaftliche Beiträge August Schmarsow gewidmet, Hiersemann, Leipzig 1907, pp. 129-152 (trad. it. Le ultime volontà di Francesco Sassetti, in ID., La rinascita del paganesimo antico, cit., pp. 425-484).

5 Che questo saggio venisse letto con particolare interesse da Binswanger è provato anche da un’annotazione nel suo diario del 16 settembre 1924 (citata in FREUD, BINSWANGER, Briefwechsel, cit., p. 200).

6 FRITZ SAXL, Die Bibliothek Warburg und ihr Ziel, in Vorträge der Bibliothek Warburg 1921-1922, Leipzig, Teubner, 1923, pp. 1-10.

7 EDUARD WECHßLER, Eros und Minne, ibid., pp. 69-93.

8 WARBURG, La rinascita del paganesimo antico, cit., p. 483.

9 Ibid., p. 475.

10 Vedi sopra, p. 155, nota 4, e sotto, p. 244.

11 Robert (1909-1929), Wolfgang (1914-1993) e Dieter (vedi nota 15, p. 104), tre dei figli di Ludwig Binswanger.

1 In occasione della serata in memoria di Franz Boll, tenutasi il 25 aprile 1925, che avrebbe incluso la conferenza di Warburg: L’effetto della Sphaera barbarica sui tentativi di orientamento cosmici dell’Occidente (Die Einwirkung der Sphaera barbarica auf die kosmischen Orientierungsversuche des Abendlandes), di prossima pubblicazione, a cura dello scrivente, in Germania per Dölling und Galitz, in Italia per Nino Aragno.

2 Il Sartor Resartus di Thomas Carlyle, del 1833-1834, uno dei libri preferiti di Warburg, menzionato fra l’altro nelle note in preparazione della conferenza sul Rituale del serpente (cfr. GOMBRICH, Aby Warburg, cit., p. 194).

3 ERNST CASSIRER, Eidos und Eidolon. Das Problem des Schönen und der Kunst in Platons Dialogen, in Vorträge der Bibliothek Warburg 1922-1923, I. Teil, Leipzig, Teubner, 1924, pp. 1-27.

4 RICHARD REITZENSTEIN, Augustinus als antiker und mittelalterlicher Mensch, ibid., pp. 28-65.

1 Si veda la lettera precedente, p. 191, nota 1.

1 ERNST CASSIRER, Sprache und Mythos. Ein Beitrag zum Problem der Götternamen, «Studien der Bibliothek Warburg 6», Leipzig, Teubner, 1925.

2 Il titolo del secondo volume della Philosophie der symbolischen Formen, Berlin, Bruno Cassirer, 1925, è in realtà Das mythische Denken; il primo volume, Die Sprache, era stato pubblicato dallo stesso editore nel 1923.

3 Hilde Binswanger, nata nel 1911, unica figlia di Ludwig.

4 Saluto colloquiale in tedesco svizzero.

1 Warburg allude alla pronuncia svizzera del comparativo einlässiger.

2 Evidentemente un vezzeggiativo onomatopeico usato in riferimento a Warburg dal figlio di Binswanger, Dieter, nato a Kreuzlingen ancora durante la sua degenza (vedi sopra, p. 104).

3 Warburg aveva richiesto e ottenuto da Binswanger che il vicecapocustode Franz Alber lo accompagnasse ad Amburgo.

1 L’abbreviazione scherzosa è di Binswanger.

2 Si tratta dell’Istituto germanico di storia dell’arte, di cui Warburg era stato uno dei fondatori e più attivi sostenitori.

1 Il riferimento è a una lettera di Max Warburg del 25 aprile 1925, dalla quale si apprende che il fratello parlò per «due ore, molto spesso improvvisando», e che il programma della serata pretese troppo dal pubblico, visto che l’altro conferenziere, Wilhelm Gundel, aveva già parlato per un’ora. Max conclude che «sarà molto meglio leggere la conferenza, perché le connessioni verranno alla luce con molta più chiarezza» (Max M. Warburg a Ludwig Binswanger, 25 aprile 1925, UAT, 443/31).

2 Lettera di Mary Warburg del 28 aprile 1925.

1 Besonnenheit, «termine etico usato in tedesco per rendere il valore della sophrosyne greca, che significa misura, distacco, equilibrio» (GOMBRICH, Aby Warburg, cit., p. 99).

2 ERNST CASSIRER, Libertà e necessità nella filosofia del Rinascimento (Freiheit und Notwendigkeit in der Philosophie der Renaissance), tenutasi il 1° maggio 1926.

3 Tenuta con il titolo Italienische Antike im Zeitalter Rembrandts il 29 maggio 1926.

4 Si tratta del seminario sul Significato dell’antichità per il mutamento stilistico nell’arte italiana del primo Rinascimento (Die Bedeutungswandel der Antike für den stilistischen Wandel in der italienischen Kunst der Frührenaissance), iniziato il 25 novembre 1925: vedi ABY M. WARBURG, Ausgewählte Schriften und Würdigungen, Baden-Baden, Koerner, 1992, p. 618.

5 Nella collezione Jarves, Yale University Art Gallery, New Haven.

6 Max Adolf Warburg (1902-1974) conseguì il dottorato in filologia classica presso l’Università di Berlino nel 1927 con una dissertazione completata sotto la direzione di Werner Jaeger e da questi pubblicata nelle sue «Neue Philologische Untersuchungen», 1929, n. 5, con il titolo Zwei Fragen zum «Kratylos».

7 Fröbelei è probabilmente, come Binswangerei («banda Binswanger»), un conio di Warburg, dal nome del pedagogista inventore del Kindergarten, Friedrich Fröbel (1782-1852).

8 Warburg cancella la parola «violenti» e la sostituisce a penna con la parola «in qualche misura» e una parola illeggibile. Questo passo mostra che le preoccupazioni causate dalle ricorrenti visite ad Aschaffenburg della figlia maggiore, Marietta, che tanto lo avevano turbato a Kreuzlingen (vedi sopra, pp. 119 e 131), non erano ancora superate.

9 Famoso istituto nel quale aveva già studiato la zia Anna Beata Warburg (1881-1967), moglie di Fritz Warburg, e attiva propugnatrice del movimento fröbeliano.

10 O Bobi, entrambe abbreviazioni di Robert, figlio primogenito di Binswanger, nato nel 1909 e morto a soli venti anni, nel 1929.

11 Vezzeggiativo per Ludwig Adolf, terzogenito di Binswanger, nato il 14 febbraio 1913.

12 Il quinto figlio di Binswanger, nato il 29 agosto 1922, durante la degenza di Warburg a Kreuzlingen, e a lui particolarmente caro.

13 Soprannome, d’ispirazione goetheana, coniato da Warburg per l’infermiera Lydia Kräuter, da Schwester (sorella, suora, infermiera) e Hexe (strega).

14 Da qui in poi a penna. Il nervo laringeo inferiore (detto appunto recurrens, «ricorrente»), collaterale del nervo vago, innerva le corde vocali e permette di articolare la parola. La sua paralisi (paralisi ricorrenziale) ha come sintomo più rilevante la disfonia, di qui probabilmente l’interesse di Warburg.

1 Vedi sopra, nota 1, p. 201.

2 Si tratta dell’unico libro fino allora pubblicato da Binswanger, la Einführung in die Probleme der allgemeinen Psychologie, cit.

3 LUDWIG BINSWANGER, Erfahren, Verstehen, Deuten in der Psychoanalyse, in «Imago», 1926, 12, pp. 223-237.

4 LUDWIG BINSWANGER, Verstehen und Erklären in der Psychologie. Thesen für das dem Internationalen Psychiatriekongress in Groningen zu erstattende Referat, in VIIIth International Congress of Psychology, held at Groningen from 6 to 11 September 1926, Proceedings and Papers, Groningen, Noordhoff, 1927, pp. 117-123.

5 La conferenza, tenuta a Berna il 28 febbraio 1926, venne poi pubblicata col titolo Zum Problem von Sprache und Denken, in «Schweizer Archiv für Neurologie und Psychiatrie», 1926, n. 18, pp. 247-283.

6 La famosa descrizione dello scudo di Achille, nel libro XVIII del poema omerico.

7 Vedi sopra, nota 11, p. 208.

8 Vedi sopra, Storia clinica, pp. 82, 87, 102. Si tratta evidentemente di una designazione coniata da Warburg.

9 Vedi sopra, nota 13, p. 208.

1 Non conservata.

2 Sul viaggio a Stoccolma, intrapreso al fine di studiare La cospirazione di Claudio Civile di Rembrandt, vedi GOMBRICH, Aby Warburg, cit., pp. 200 sgg.

3 Il riferimento è a una lettera di Mary Warburg del 3 maggio 1926.

1 Su carta intestata della Biblioteca, piuttosto che su quella privata di Warburg, come le altre qui tradotte, a sottolineare il tono ufficiale e meno personale della lettera.

2 A penna nell’angolo a destra in alto.

3 Direttore editoriale della casa editrice Teubner.

4 Nella quale erano apparse prima (1918) e seconda (1919) edizione.

5 Questa clausola è aggiunta a penna.

6 Si tratta del Ms. Reg. 1283, cfr. ABY WARBURG, Heidnisch-antike Weissagung im Wort und Bild zu Luthers Zeiten, in «Sitzungsberichte der Heidelberger Akademie der Wissenschaften», 1920, n. 26, p. 41 (trad. it.: Divinazione antica pagana in testi ed immagini dell’età di Lutero, in ID., La rinascita del paganesimo antico, Firenze, La Nuova Italia, 1966, p. 343).

7 Carl Heinrich Becker (1876-1933), professore di lingua e cultura orientali ad Amburgo dal 1908 al 1912, dal 1925 al 1930 ministro dell’Istruzione a Berlino.

8 Su questo motto, cfr. il mio saggio L’impresa di Warburg, in «aut aut», 2004, n. 321-322, pp. 99-100.

9 Probabilmente Kihachiro Okura (1837-1928), fondatore, nel 1917, del primo museo privato giapponese, l’Okura Shukokan Museum di Tokyo.

10 Lettera non firmata.

1 Si tratta del resoconto di Warburg, pubblicato (senza titolo) nel Wissenschaftlicher Bericht über den Deutschen Orientalistentag in Hamburg vom 28. September bis 2. Oktober 1926, «Zeitschrift der Deutschen Morgenländischen Gesellschaft», 1927, n. 6, pp. 5-8, poi ristampato nelle Gesammelte Schriften, Berlin, Teubner, 1932, vol. 2, pp. 559-565, con il titolo Orientalisierende Astrologie.

2 Cfr. sopra, nota 5, p. 212.

1 Lettera non conservata.

2 Svoltasi a Zurigo il 27 novembre 1926. LUDWIG BINSWANGER, Eröffnungsrede des Präsidenten, in «Schweizer Archiv für Neurologie und Psychiatrie», 1927, n. 20, pp. 173-175.

3 Cfr. sopra, p. 17.

4 LUDWIG BINSWANGER, Alkoholismus (Alkoholsucht und Alkoholvergiftung), in AA.VV., Neue Deutsche Klinik, Berlin, Urban & Schwarzenberg Verlag, vol. I, 1928, pp. 157-271.

5 Vedi sopra, p. 212 e nota 2. La seconda edizione di quest’opera non è mai stata realizzata.

6 Paul Häberlin (1878-1960), pedagogista e filosofo.

7 Johannes Binswanger (1918-1926), figlio di Ludwig, morto di meningite.

1 Vale a dire barbarica: cfr. l’introduzione, pp. 16-17, nota 26.

2 Cfr. in proposito GOMBRICH, Aby Warburg, cit., pp. 226-227.

3 ALEXANDER BUNGERZ, Großes Lexikon der Philatelie, München, Kürzl, 1923.

4 Da qui in poi a penna.

5 Parola illeggibile.

6 Parola illeggibile.

7 Parola illeggibile.

8 A dispetto delle due parole illeggibili, è chiaro il riferimento alla morte, avvenuta il 31 maggio 1926, del quinto figlio di Binswanger, Johannes, nato nel 1918. Vedi lettera precedente, p. 224 e nota 7.

1 Non conservato.

1 Si tratta probabilmente di una scherzosa iperbole per la «figura in legno» menzionata nella lettera precedente.

1 ERNST HOFFMANN, Platonismus und Mittelalter, in Vorträge der Bibliothek Warburg 1923-1924, Leipzig, Teubner, 1926, pp. 17-82.

2 ERNST CASSIRER, Individuum und Kosmos in der Philosophie der Renaissance, «Studien der Bibliothek Warburg 10», Leipzig, Teubner, 1927 (trad. it.: Individuo e cosmo nella filosofia del Rinascimento, Firenze, Nuova Italia, 1935).

1 Avvenuta il 16 e 17 settembre 1927, vedine il rendiconto in FREUD, BINSWANGER, Briefwechsel, cit., pp. 266-268.

1 Binswanger era stato consultato dalla famiglia in merito al progetto di un nuovo viaggio in America, sul cui significato per Warburg vedi la lettera a Edwin Seligman del 17 agosto 1927 (trad. it. in «aut aut», 2004, n. 321-322, pp. 30-31).

2 La consultazione era avvenuta a Francoforte, dove Warburg e Binswanger avevano colto l’occasione per visitare insieme lo Städelsches Museum. Binswanger ricorderà ancora con commozione la visita nella lettera del 6 settembre 1934 a Max Warburg (sulla quale cfr. l’introduzione, p. 30 e nota 82).

3 Nel rapporto, inviato a Embden il 23 maggio 1928 (UAT 441/3782, II.6), Binswanger scrive di aver potuto rilevare in Warburg «soltanto leggeri tratti depressivi, che possono peraltro venir considerati in lui come normali oscillazioni temperamentali e compresi alla luce della sua situazione spirituale complessiva. La parola “sentimentalità” [Rührseligkeit] è quasi già troppo forte, mi sembra però avere, come discusso al telefono, una componente probabilmente organica. Il corso dei pensieri procedeva più a salti che nei nostri ultimi incontri; nonostante alcuni chiari salti, tuttavia, sicuramente non si può parlare di fuga di idee» (cfr. in proposito lo scritto del 1931-1933 Über Ideenflucht; trad. it.: Sulla fuga delle idee, Torino, Einaudi, 2003).

1 Il 12 luglio Warburg aveva scritto per annunciare la decisione di Cassirer di restare ad Amburgo e declinare l’offerta ricevuta dall’Università di Francoforte (episodio su cui cfr. ABY WARBURG, ERNST CASSIRER, Il mondo di ieri. Lettere, a cura di Maurizio Ghelardi, Torino, Nino Aragno, 2003), così come la propria decisione di proseguire il lavoro sull’atlante Mnemosyne in Italia o a Kreuzlingen: «Il mio lavoro si avvicina al compimento: circa novecento riproduzioni sono già distribuite sulle tavole. Anche la questione della presentazione è fondamentalmente chiara: avrei portato indietro dall’America il libro finito. Sarebbe stato mille volte meglio che mi si fosse lasciato andare».

2 ABY WARBURG, Ernst Cassirer. Warum Hamburg den Philosophen Cassirer nicht verlieren darf, articolo pubblicato sull’«Hamburger Fremdenblatt» del 23 giugno 1928 (trad. it.: Ernst Cassirer. Perché Amburgo non si può permettere di perdere il filosofo Cassirer, in WARBURG, CASSIRER, Il mondo di ieri, cit., pp. 105-109).

3 Cfr. sopra, p. 224, nota 5.

1 Farmaco utilizzato nella cura del diabete. Warburg aveva scritto da Roma il 19 dicembre 1928 per chiedere consiglio in proposito.

1 Si tratta della silloge Worte zur Beisetzung von Professor Dottor Aby Warburg, che include i necrologi di Erich Warburg, Ernst Cassirer, Gustav Pauli, Walter Solmitz, Carl Georg Heise, a cui fanno seguito quelli di Erwin Panofsky e Fritz Saxl, raccolti invece con il titolo Nachrufe. Warburg era morto il 26 ottobre 1929.

2 È la fotografia del 1927 a Firenze riprodotta a p. 186.

3 Saxl aveva detto, fra l’altro: «In pochi pensatori la memoria dell’infanzia può aver avuto una parte simile a quella avuta nella sua esistenza, in non molti l’impressionabilità del bambino di fronte a uomini e creature può esser rimasta altrettanto immutata» (Nachrufe, fol. [10]).

4 Cfr. sopra p. 155, nota 4, e p. 189.

1 Fra gli esempi più lampanti dell’assenza di una vera e propria strategia terapeutica è da ricordare la gestione da parte di Binswanger del caso Ellen West, la cui guarigione era sostanzialmente affidata «al tempo e al riposo». UAT 702/13, p. 510.

2 UAT 443/3, lettera del 9 ottobre 1947. Il corsivo è mio.

3 Lettera dell’8 ottobre 1957, UAT 443/4.

4 LUDWIG BINSWANGER, Tre forme di esistenza mancata, cit., p. 170. Riguardo alla questione della presa di coscienza della malattia nel caso di Warburg rimando all’introduzione di Davide Stimilli a questo volume.

5 Cfr. DAVID BAKAN, Freud and the Jewish Mystical Tradition, Princeton, Van Nostrand, 1958 (trad. it.: Freud e la tradizione mistica ebraica, Milano, Edizioni di Comunità, 1977).

6 HANS-GEORG GADAMER, Apologia dell’arte medica, in ID., Dove si nasconde la salute, Milano, Raffaello Cortina, 1994, p. 45.

7 Una delle poche studiose sensibili all’ambivalenza intrinseca all’assetto teorico della psichiatria di Binswanger è senza dubbio CLAUDIA FRANK, Entwurf eines ganzheitlichen Menschenverständnisses einschließlich einer diesem entsprechenden Methode am Beispiel von Ludwig Binswanger – Analyse und Kritik, Diss. Med., Würzburg, 1983.

8 LUDWIG BINSWANGER, Il caso Ellen West, cit., p. 98.

9 BETTINA GOCKEL, Der Künstler als Objekt psychiatrischer Theorie und Praxis. Zu Ernst Ludwig Kirchner und Ludwig Binswanger d.J., in AA.VV., Georges-Bloch-Jahrbuch 2002/2003, Zürich, Kunsthistorischen Instituts der Universität Zürich, 2003.

10 BINSWANGER, Sulla fenomenologia, qui a p. 259.

11 Lettera al dottor Mann, del 2 novembre 1945, UAT 443/48. Solo alcuni mesi più tardi, nel luglio del 1946, si insinuerà anche alla Bellevue la terapia elettroconvulsionante (cfr. UAT 442/394).

12 LUDWIG BINSWANGER, Das manisch depressive Irresein, in S. ZURUCKZOGLU (a cura di), Verhütung erbkranken Nachwuchses. Eine kritische Betrachtung und Würdigung, Basel, Benno Schwabe & Co. Verlag, 1938. Va tenuto presente che questo saggio è una presa di posizione rispetto alla profilassi delle malattie genetiche. La scelta di sottolineare l’utilità sociale dell’individuo malato è probabilmente dettata dal dibattito allora in corso.

13 Ludwig Binswanger, lettera a Sigmund Freud dell’8 novembre 1921, in FREUD, BINSWANGER, Briefwechsel, cit., p. 176. Questa sentenza senza possibilità di appello, che esclude esplicitamente un ritorno di Warburg all’attività scientifica, ricorda – per i suoi contenuti e per il suo destino – il giudizio espresso da Lacan di fronte alla follia di Artaud: «È fissato, vivrà fino a ottant’anni, non scriverà più una riga, è fissato».

14 Sembra che agli occhi di Binswanger Warburg si sia conquistato lo status di guarito solo alcuni mesi dopo aver lasciato la Bellevue. Nonostante Warburg sia stato dimesso perché considerato guarito, in una lettera del 14 agosto 1925 Binswanger sente il bisogno di sottolineare che, in realtà, lo aveva soltanto «congedato alla normalità» e non «definitivamente dimesso» (UAT 443/31).

15 I riferimenti a Warburg sono soltanto due, e non alludono a nessun rapporto di carattere privato. Ringrazio Trudi Binswanger per avermi permesso la consultazione di questi documenti.

16 Lettera a Heinrich Embden del 16 gennaio 1924, UAT 443/35.

17 Quali compiti per la psichiatria emergono dai progressi della nuova psicologia? Cfr. LUDWIG BINSWANGER, Welche Aufgaben ergeben sich für die Psychiatrie aus den Fortschritten der neueren Psychologie?, in «Zeitschrift für die gesamte Neurologie und Psychiatrie», 1924, n. 91, pp. 402-436.

18 KARL JASPERS, Essenza e critica della psicoterapia, in ID., Il medico nell’età della tecnica, Milano, Raffaello Cortina, 1991, p. 143.

19 Questa ritirata evoca l’epilogo della vicenda clinica di Ellen West, episodio immediatamente precedente all’ingresso di Warburg alla Bellevue.

20 Vedi sopra, p. 99.

1 ARTHUR KRONFELD, Über neuere pathopsychische-phänomenologische Arbeiten, in «Zentralblatt für die gesamte Neurologie und Psychiatrie», 1922, vol. XXVIII, fasc. 9, pp. 441-459.

2 HUGO LIEPMANN, Über Wernickes Einfluß auf die klinische Psychiatrie, in «Monatschrift für Psychiatrie und Neurologie», 1911, n. 30, pp. 1-32.

3 GUSTAV FLAUBERT, Lettera a Louise Colet del 26-27 maggio 1853.

4 VINCENT VAN GOGH, Lettera n. 242 al fratello Theo del 5 novembre 1882.

5 KARL BIRNBAUM, Von der Geistlichkeit der Geisteskranken und ihrer psychiatrischen Erfassung, in «Zeitschrift für die gesamte Neurologie und Psychiatrie», 1922, n. 77, p. 509.

6 EDMUND HUSSERL, Logische Untersuchungen, vol. I: Prolegomena zur reinen Logik, vol. II: Untersuchungen zur Phänomenologie und Theorie der Erkenntnis, I. Teil. Elemente einer phänomenologischen Aufklärung der Erkenntnis, II. Teil, Halle an der Saale, Niemeyer, 19223 (trad. it.: Ricerche logiche, Milano, Il saggiatore, 1968).

7 Com’è noto Kant distingue le «forme a priori» sia nel campo della sensorialità sia in quello dell’intelletto che costruisce su di essa. Le prime sono le forme pure dell’intuizione, lo spazio e il tempo; le seconde le categorie pure del pensiero e dell’intelletto. Tra queste rientrano le categorie di causalità, di realtà, di necessità, ecc. Kant non conosce però forme pure dell’intuizione in ordine agli oggetti dell’intelletto. Proprio questo costituisce la novità della teoria di Husserl. Secondo questa teoria anche gli oggetti dell’intelletto e del pensiero possono essere intuiti, anche quegli oggetti «che si costruiscono sopra i dati sensoriali»; da ciò l’espressione di intuizione categoriale. Quindi gli atti dell’intuizione categoriale si dirigono su oggetti dell’intelletto ma non sono a loro volta atti dell’intelletto: sono semplicemente atti di un’intuizione più vasta e che non si ritrova nel sistema di Kant. Per coloro che non conoscono Husserl ricorderò soltanto le proposizioni che seguono: «Ma se le forme categoriali dell’espressione, che esistono accanto ai momenti materiali, non terminano nella percezione, in quanto essa sia intesa come una mera percezione sensibile, alla base del discorso sull’espressione della percezione deve stare un senso completamente diverso; deve darsi comunque un atto che presta per gli elementi categoriali del significato gli stessi servizi che, per i momenti materiali, sono prestati dalla mera percezione sensibile. Il genere essenzialmente uguale della funzione riempitiva e di tutte le relazioni ideali che le sono connesse conformemente a una legge rende inevitabile il denominare percezione quell’atto che fornisce un riempimento nel modo di una costante auto-rappresentazione, intuizione quell’atto riempiente in generale e oggetto il suo correlativo intenzionale».

8 EUGEN BLEULER, Zur Theorie der Sekundärempfindungen, in «Zeitschrift für Psychologie», 1913, n. 65, pp. 1-39.

9 EDMUND HUSSERL, Ideen zu einer reinen Phänomenologie und phänomenologische Philosophie, in ID. (a cura di), Jahrbuch für Philosophie und phänomenologische Forschung, vol. I, Halle an der Saale, Niemeyer, 1913, pp. 1-323 (trad. it.: Idee per una fenomenologia pura e per una filosofia fenomenologica, Torino, Einaudi, 1965).

10 Questa parola, la quale, oltre che configurazione significa anche immagine, viene usata in un senso completamente diverso da una scienza che è vicina alla nostra. Da qualche anno la psicologia sperimentale parla volentieri di immagini eidetiche; ma con questo termine si intendono le immagini ottiche intuitive soggettive scoperte da Purkinjé, da Johannes Müller, da Urbantschitsch, da Goethe, da Tieck, da Otto Ludwig e da molti altri, immagini che vengono a disporsi tra le raffigurazioni fisiologiche e le mere rappresentazioni. Gli uomini che hanno la facoltà di avere simili immagini eidetiche si dicono «eidetici» (E.R. Jaensch, W. Jaensch e i loro allievi. Cfr. le ultime annate della «Zeitschrift für Psychologie und Physiologie der Sinnesorgane», sez. I: Zeitschrift für Psychologie).

11 EUGEN BLEULER, Lehrbuch der Psychiatrie, Berlin, Springer, 1916 (trad. it.: Trattato di psichiatria, Milano, Feltrinelli, 1967).

12 HERMANN RORSCHACH, Psychodiagnostik. Methodik und Ergebnisse eines Wahrnehmungsdiagnostischen Experiment (Deutenlassen von Zufallformen), Bern, Bircher, 1921.

13 FRANZ BRENTANO, Psychologie vom empirischen Standpunkt, Leipzig, Duncker & Humboldt, 1874 (trad. it.: La psicologia dal punto di vista empirico, Roma, Laterza, 1997).

14 HEDWIG CONRAD-MARTIUS, Zur Ontologie und Erscheinungslehre der realen Aussenwelt, in HUSSERL (a cura di), Jahrbuch für Philosophie, cit., vol. III, 1916.

15 THEODOR LIPPS, Ästhetik. Psychologie der Schönen und der Kunst, Hamburg-Leipzig, Leopold Voss, 2 voll., 1903-1906.

16 HUSSERL, Ideen, cit., p. 158.

17 «Sicché noi compiamo in via esemplare alcuni singoli Erlebnisse di coscienza, presi così come si danno nell’atteggiamento naturale, come fatti umani e reali, oppure ce li presentifichiamo nella fantasia liberamente immaginante. Su questa base esemplare, che presupponiamo perfettamente chiara, cogliamo e fissiamo in un’adeguata ideazione le essenze pure che ci interessano. I fatti singoli, la fatticità del mondo naturale in generale, scompaiono allora al nostro sguardo teoretico, come ogni volta che noi compiamo un’indagine puramente eidetica» (ibid.). (Cfr. anche Logische Untersuchungen, cit., II, 1, p. 440.)

18 FRANZ MARC, Briefe, Aufzeichnungen und Aphorismen, Berlin, Paul Cassirer, 1920. Cfr. anche: «Ogni cosa nel mondo ha le sue forme, una sua formula, che non è inventata da noi, che noi non possiamo palpare con le nostre rozze mani, ma che possiamo intuire nella misura in cui siamo provvisti di doti artistiche». Inoltre: «Quando io voglio rappresentare un cubo, posso rappresentarlo nel modo che mi è stato insegnato, come una cassettina di sigari e simili. Così io ne rendo la forma esteriore, quella che mi appare otticamente, un oggetto e nient’altro, e posso far questo bene o male. Ma io posso anche rappresentare il cubo, non come lo vedo bensì come è, il predicato del cubo».

19 Bisogna tener presente che l’astrazione idealizzante o ideante non equivale all’induzione. Cfr. anche PAUL NATORP, Die logische Grundlagen der exakten Wissenschaften, Leibniz-Berlin, Teubner, 1910, p. 317. D’altra parte anche la teoria pura della coscienza, come qualsiasi scienza, per verificarsi ha bisogno dell’induzione. A questo proposito cfr. la critica di Natorp alle Ideen di Husserl, Husserls «Ideen zu einer reinen Phänomenologie», in «Logos», 1918, n. 7, pp. 224-246.

20 HUSSERL, Logische Untersuchungen, cit., II, I, pp. 18 sgg.

21 NATORP, Husserls «Ideen», cit.

22 Ibid., pp. 236 sgg. e 241 sgg.

23 BLEULER, Dementia praecox, cit.

24 MAX SCHELER, Zur Phänomenologie und Theorie der Sympathiegefühle und von Liebe und Haß. Mit einem Anhang über den Grund zur Anahme der Existenz des fremden Ich, Halle an der Saale, Niemeyer, 1913.

25 Ma vedi la nota 5 a p. 162 (N.d.R.).

26 La crisi acuta con cui era cominciata la malattia si era manifestata con una «lotta spirituale» che si era conclusa con una «scelta per lo spirito», con la «lotta contro gli istinti».

27 ADOL PFäNDER, Zur Psychologie der Gesinnungen, in HUSSERL (a cura di), Jahrbuch für Philosophie, cit., vol. I, 1913 e vol III, 1916.

28 Prendiamo come esempio la distinzione di Jaspers tra «processo» ed «evoluzione di una personalità»; è una distinzione che si ritrova già nel suo lavoro sul delirio di gelosia (KARL JASPERS, Eifersuchtwahn. Ein Beitrag zur Frage: «Entwicklung einer Persönlichkeit»; oder «Prozeß»?, in «Zeitschrift für die gesamte Neurologie und Psychiatrie», 1910, n. 1, pp. 567-637), che si può considerare la prima ricerca psicopatologica che utilizzi metodicamente i punti di vista fenomenologici. Anche se Kraepelin, Bleuler, Wilmanns e altri erano giunti già prima a formularla, bisogna riconoscere che in Jaspers c’è qualcosa di essenzialmente nuovo, poiché al posto del rilievo dei distintivi dati clinici esterni viene ora affacciata una discriminazione psicologica immanente al fenomeno stesso. Se prima erano le caratteristiche cliniche come la dissociazione, la stereotipia, il rimbecillimento, ecc. a indicare che nella psiche dell’ammalato si stava svolgendo un «processo estraneo alla sua persona», di «nuovo genere», contrapposto all’evoluzione patologica della personalità prepsicotica, ora è l’intuizione immediata, «l’unità della persona colta intuitivamente» (Jaspers), a decidere se nella persona si sia insinuato o meno qualcosa di eterogeneo: «Quando non ci riesce di cogliere unitariamente l’evoluzione di una personalità, noi ne deduciamo che è accaduto qualcosa di nuovo, qualcosa di eterogeneo rispetto alla sua disposizione originaria, qualcosa che cade al difuori della sua evoluzione, che cioè non è più “evoluzione” bensì “processo”». Questa concezione si è dimostrata feconda, e anche negli ultimi e maggiori lavori a carattere fenomenologico che la letteratura psichiatrica può vantare essa è stata ulteriormente e metodicamente sviluppata. (Cfr. ARTHUR KRONFELD, Über schizophrene Veranderungen des Bewußtseins der Aktivität, in «Zeitschrift für das gesamte Neurologie und Psychiatrie», 1922, n. 74, pp. 15-68.) In base all’acuta e puramente descrittiva distinzione tra il vero e proprio Erlebnis della spersonalizzazione e «l’Erlebnis primariamente schizofrenico della mancanza della coscienza dell’attività», Kronfeld rinviene qui un sintomo psicotico primario psicologico-immanente, «descrittivo-essenziale», il quale, come il sintomo clinico, «esterno», «sta entro il continuo psichico come un corpo estraneo, come l’inizio della distruzione» (p. 30). La mancanza della coscienza dell’attività nel caso di ben precise azioni psicomotorie (quando per esempio un malato dichiara che non è stato lui a gridare, che è il nervo vocale a urlare in lui) costituisce il segno di un processo estraneo alla persona, estraneo rispetto all’evoluzione della personalità, «separato da essa come da un abisso», un segno di genere psicopatologico-fenomenologico che permette di attingere nozioni essenziali circa la connessione tra il singolo Erlebnis patologico e la distruzione patologica della personalità.

29 BLEULER, Lehrbuch, cit.

30 Si pensi inoltre alla teoria dell’introversione nel senso di Jung, del narcisismo nel senso di Freud e agli ampi contesti in cui queste teorie rientrano. Per quanto preziose siano, anche queste teorie, appunto in quanto teorie, non giungono a una conoscenza immediata dell’autismo.

31 EUGEN BLEULER, Das autistische Denken, in SIGMUND FREUD, EUGEN BLEULER (a cura di), Jahrbuch für psychoanalytische und psychopathologische Forschungen, Leipzig-Wien, Deuticke, vol. IV, 1912, p. 13.

32 CONRAD-MARTIUS, Zur Ontologie, cit.

33 In «Zeitschrift für die gesamte Neurologie und Psychiatrie. Originalien», 1922, n. 77.

34 Das Gemeinschafterlebnis der Schizophrenen, ibid.

35 Naturalmente lo stesso Bleuler ha da tempo rilevato questo fenomeno; egli osserva infatti come negli schizofrenici scompaiano ben presto quei sentimenti che regolano il commercio con gli altri (Dementia praecox, cit., p. 39).

36 Gli atti dell’intuizione categoriale di Husserl hanno dunque nella psicopatologia un duplice ruolo; il primo investe il ricercatore: egli coglie in essi i concetti psicopatologici essenziali, fenomenologicamente depurati; l’altro investe l’oggetto dell’indagine: vengono studiati gli atti dell’intuizione categoriale modificati in senso patologico.

37 In «Zeitschrift für die gesamte Neurologie und Psychiatrie. Originalien», 1922, n. 77.

38 KARL JASPERS, Allgemeine Psychopathologie. Ein Leitfaden für Studierende, Ärzte und Psychologe, Heidelberg-Berlin, Springer, 1913 (trad. it. della VII ediz. del 1959: Psicopatologia generale, Roma, Il pensiero scientifico, 1964).

39 Com’è noto, egli riduce il campo della fenomenologia a ciò che è staticamente comprensibile; d’altra parte però, nel campo della psicologia comprensiva, lascia sussistere una conoscenza a priori, «tipico-ideale», che non può essere fondata attraverso l’esperienza, ma evita tuttavia di parlare di conoscenza essenziale.

40 Cfr. la mia Einführung in die Probleme der allgemeinen Psychologie, cit.

41 ARTHUR KRONFELD, Wesen der psychiatrischen Erkenntnis. Beiträge zur allgemeinen Psychiatrie I, Berlin, Springer, 1920.